Il telefono squilla in continuazione. Andrea Stramaccioni e Massimo Moratti hanno un rapporto limpido, sereno e costante. Si sentono spesso e volentieri, discutono di tattica e di gestione di squadra. Ma in queste ore, più che mai, hanno parlato qualcosa che non va. Perché l'Inter a Siena è crollata male, ha preso schiaffi senza sembrare mai una grande squadra. Risultato, un successo nelle ultime sette partite, peraltro interno contro un rispettabile ma modesto Pescara. Scricchiolii su quella barca che a Torino, il 3 novembre, pareva aver imboccato la rotta dello scudetto (sia chiaro, mai stato l'obiettivo vero dell'Inter). E che invece tre mesi esatti dopo si infrange contro gli scogli dell'ultima in classifica con un verdetto da spavento: non c'è ancora una vera e propria scelta tattica né un'idea precisa di gioco, troppa improvvisazione per tanti motivi, le certezze di inizio stagione si sono trasformate nelle paure di oggi. E il vero pericolo è che tutto questo sembra normale, quasi scontato, quando si è giocato contro le varie Siena, Torino e Pescara. Presto verranno Milan, Juventus, trasferte come Napoli o Firenze. E qui sarà decisivo il fattore risultati, perché dalla crisi bisogna uscire.

Insomma, Stramaccioni sta sbagliando qualcosa come hanno sbagliato anche altri. Questo è sotto gli occhi di tutti. Ma per la panchina dell'Inter, l'intenzione del presidente Moratti (arrabbiato nel post-partita e anche nella giornata di ieri) è chiara: puntare ancora su questo allenatore che lui, in prima persona, ha voluto come scommessa a tutti gli effetti. E a cui ha dimostrato ancora fiducia assoluta, al punto da provare a prendere Paulinho fino al suo rifiuto e poi da regalargli un '94 seppur bravissimo - Kovacic - a ben 15 milioni di euro tra base fissa e bonus. Strama accontentato, dunque, innegabile però che ci siano vautazioni da fare su quelli che sono stati gli errori compiuti, perché nel contesto di una grande squadra i risultati vengono e devono venire prima di qualsiasi altra cosa. La soluzione di un esonero a stagione in corso sarebbe considerabile sono in caso di crollo della situazione; per il momento, il presidente ha avuto garanzie dal tecnico e dal gruppo di una compattezza assoluta e della volontà di uscire insieme dal tunnel. Ma sa perfettamente che bisogna farlo in fretta. Perché il terzo posto è solo a tre punti, verissimo, ma il Milan ne ha rimontati quattordici, la Fiorentina è a distanza di uno con lo scontro diretto del 17 febbraio al Franchi e il Napoli ormai lo si guarda col binocolo.

Andrea Stramaccioni quindi saldo in panchina, finora, ma i risultati devono cambiare. E a giugno deve essere piazzamento in Champions League, altrimenti tornerebbero di moda le solite altre soluzioni qualora il progetto dovesse cambiare guida tecnica: in prima fila Diego Pablo Simeone e Marcelo Bielsa, meno considerabili altre soluzioni come Petkovic o Blanc (più traghettatore eventuale). Ma nessun contatto finora, perché questi sono nomi appuntati, idee circolanti, semplici nuvole addensate sul percorso della barca di Strama che non va lasciata in balia delle onde. E Moratti non lo farà, questa la sua idea. Per il bene di tutti e soprattutto dell'Inter, che non può fare a meno del piazzamento nell'Europa che conta. Il bilancio ha già sputato sangue quest'anno per il mancato approdo in Champions, la perdita di introiti è pari a circa 30 milioni di base fissa che quindi per due stagioni consecutive farebbe bruciare all'Inter circa 60 milioni di euro. A ciò vanno aggiunti i premi Uefa, gli incassi del botteghino e i bonus provenienti dagli sponsor che sono conseguenza delle prestazioni sportive. Nel 2009/2010 dalla Champions arrivarono 68 milioni, nel 2010/2011 con i soli quarti di finale furono ben 46 i milioni ricavati. Soldi indispensabili nella nuova ottica di Fair Play Finanziario che adesso vanno allontanandosi, ovviamente, col terzo posto sempre meno facile da raggiungere.

A ciò va aggiunto il problema degli investitori cinesi, per cui febbraio è fissato come mese bivio: o si concretizza, o si passa al pagamento delle penali. Ma il rallentamento dovuto alla burocrazia interna cinese non colma comunque l'investimento che sarebbe fruttato a FC Internazionale, al di là del discorso stadio portato avanti già con altre aziende: circa 50-55 milioni che rischiano concretamente di non arrivare. E altre perdite importanti nell'ottica di bilancio futuro, oltre a quella Champions dalla quale star fuori per due anni vorrebbe dire essere condannati anche a un mercato fatto di soli acquisti low cost e di cessioni necessarie per comprare, in stile Coutinho. Ovviamente per un discorso di disponibilità economica, ma anche di disponibilità tecnica dei giocatori: addio a sogni come Edin Dzeko o simili, progetto da rivedere e altri provvedimenti su quest'onda. Per fortuna, non riguardanti chi l'Inter la vuole più di ogni altra cosa come Mauro Icardi.

Da novembre vi parlo di Maurito, che il nerazzurro ce l'ha nel cuore e nella testa: era praticamente del Napoli al 31 di gennaio, accordo tra società raggiunto, poi è saltato tutto. Da tempo c'è anche la Juventus alla finestra, attenta e vigile, ma l'Inter non ha mollato assolutamente il giocatore come si sente dire in giro. Con 10-12 milioni si prende il cartellino subito per giugno, i discorsi restano vivi e bisogna fare in fretta. Perché Icardi è un'occasione assoluta, un gioiello del futuro da non lasciarsi sfuggire: ogni gol fa impennare il prezzo, mentre Milito ha sempre più problemi e l'anno prossimo potrebbe defilarsi come perfetta alternativa o partner di Maurito, oltre che potenziale erede in futuro. L'Inter non si è dimenticata di lui, non datela per morta: mantiene i contatti in questi giorni, sebbene Napoli e Juventus spingano. Perché Icardi servirà e vuole l'Inter, finché sarà possibile. Ma non va perduta un'occasione del genere.

Come ormai va defilandosi un'occasione cronica, ovvero quella di Paulinho: chi è vicino al giocatore giura che il ragazzo non sia per niente convinto dall'arrivare in Europa in una società che non giochi la Champions, per cui tituba anche per questo motivo sull'Inter. E dalla Premier League iniziano a farsi avanti. Per luglio, quindi, esiste il rischio di un altro rifiuto. Ma con Mateo Kovacic il futuro è coperto, un investimento su cui l'Inter ha voluto puntare tantissimo. Anche se per Paulinho nuove valutazioni partiranno da aprile, a differenza di Nicola Bellomo: con lui è tutto congelato probabilmente in via definitiva, prezzo alto della metà e norme Covisoc che frenano i trasferimenti in Italia hanno bloccato l'operazione a gennaio. Risultato? Più facile chiamare Beppe Bozzo, mandarlo in missione dall'amico Mamic a Zagabria e chiudere in un pomeriggio - circa un'ora e mezza - con la Dinamo per portarsi a casa uno dei migliori talenti europei in circolazione. Chi boccia Kovacic dopo Siena ci capisce poco: personalità, richiesta del pallone continua, tocchi rapidi, testa alta, nessuna paura in una condizione di gara difficilissima. I talenti veri crescono così. A testa alta, guardando al futuro. Con quello Stramaccioni che lo ha voluto fortemente che dovrà meritarsi la conferma e condurre l'Inter fuori dalla crisi. Destinazione Champions, con Kovacic che la conosce già bene. Altrimenti, quelle nuvole addensate si trasformeranno in tempesta.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 05 febbraio 2013 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
vedi letture
Print