Schelotto, Kuzmanovic, Kovacic, Carrizo. È tempo di bilanci e chi era rimasto impantanato al solo Rocchi, alla fine può ritenersi moderatamente soddisfatto. L'Inter ha sfruttato le ultime ore di calciomercato per 'aggiustare' la rosa, così come aveva predetto Moratti. Una reazione veemente frutto probabilmente dei due schiaffi precedenti: prima il no di Paulinho, poi l'arrivo nella Milano sbagliata di Balotelli. In entrambi i casi, molto cristianamente, abbiamo porto la guancia. Ma non siamo rimasti inermi, non avremmo potuto. Evitare la gogna mediatica, pubblica (dei tifosi) e poi calcistica (nelle restanti 15 giornate di campionato + EL + Tim Cup) non era necessario, ma vitale. Per troppi giorni l'Inter è rimasta passivamente incatenata alle due cessioni eccellenti, i due creativi, i numeri dieci reale e virtuale: Sneijder e Coutinho. Addii sofferti, prevedibile il primo, inaspettato e opinabile il secondo. Ma necessari per acquistare.

Quattro i colpi per l'immediato, uno per il futuro (Laxalt). Quanto basta a placare la fame dei tifosi, anche se rispetto alla goduria dei rossoneri quella di sponda opposta è di profilo più basso e meno plateale. Non stuzzicano particolarmente la fantasia i nuovi arrivati, almeno al cospetto di un SuperMario a Milanello. Ma chi già li conosceva è pronto a scommettere che faranno bene da subito. Forse l'arrivo di Paulinho sarebbe stato più consono alle aspettative create dalla dirigenza, ma con il trascorrere dei giorni è stato fin troppo chiaro che il brasiliano non sarebbe arrivato nonostante un ultimo tentativo disperato. Il trasferimento di Balotelli al Milan ha fatto il resto, creando intorno all'Inter un alone di perplessità mista a rabbia e delusione. Poi, il poker d'assi per alleggerire il peso della contestazione, anche se il languorino nello stomaco di molti tifosi è rimasto.

Non ho una sfera di cristallo, non so se Kuzmanovic, Schelotto, Kovacic e Carrizo consentiranno a Stramaccioni di ricompattare la sua squadra e proiettarla verso un terzo posto vitale per il benessere societario e per la salute psichica dei sostenitori interisti. Però mi consola il fatto che la passività di gennaio sia stata spazzata via da un rush finale degno dei migliori velocisti su due ruote. Il resto lo dirà il campo, di certo questi innesti rendono l'Inter più competitiva di quanto non lo fosse al 29 gennaio. Ma basteranno per salire sul podio di questo campionato così povero, nonostante il ritorno del messia Balotelli, accolto come se fosse dio in terra anziché l'ex punta panchinara del City? Adesso la palla passa a Stramaccioni, che dovrà cancellare con i risultati sul campo le voci sempre più percettibili che lo vorrebbero destinato a salutare a fine stagione. Io, personalmente, sono con lui e mi conforta il fatto che il baby croato sia un regalo di Moratti per il suo allenatore, alla faccia della graticola mediatica.

Dopo il colpo gobbo del Milan avevo ben chiaro cosa scrivere in questo editoriale. Sarebbero state parole di fuoco contro l'immobilismo della dirigenza, più preoccupata a liberarsi di ingaggi pesanti e cedere bene gli unici calciatori che avevano richieste serie, non offese via fax (quante ne sono arrivate per Alvarez...!). In questo momento, a gong suonato, la mia filippica virtuale ha perso forza, diventando un commento votato all'ottimismo. Ci siamo mossi seriamente, rispettando il bilancio e pensando anche al futuro. I quattro acquisti degli ultimi giorni, Laxalt a parte, insieme registrano una media di neanche 24 anni. Segnale che il progetto giovani non è stato accantonato con l'avvicendamento Rocchi-Coutinho, ma prosegue oggi così come andrà avanti domani.

Già, domani. La speranza del tifoso interista è innanzitutto laa qualificazione alla prossima Champions. Ci spetta di diritto, siamo l'Inter e dobbiamo navigare nelle acque più nobili del calcio internazionale. Non solo per una questione di prestigio, bensì soprattutto finanziaria. Non scopro di certo io che un'eventuale secondo flop costerebbe all'azienda Inter altri 30 milioni di euro, con i quali verrebbe supportato il prossimo mercato. Un mercato su cui si sta lavorando già oggi, sperando che le rose fioriscano al momento giusto: Laxalt, Andreolli, Quintero, Icardi, Paulinho, Dzeko, Peruzzi, Jung, Van der Wiel, Campagnaro, Huerta eccetera eccetera. Non è detto che i sopra citati vestiranno di nerazzurro, forse nessuno, forse solo alcuni, forse tutti (improbabile...). Chissà. Ma quello che più mi piace pensare è che esiste una prospettiva, non ci si è persi per strada tra conteggi e plusvalenze.

Non è però tutto oro quello che luccica. Al di là della rinuncia dolorosa a Coutinho e del mancato arrivo del tanto decantato Paulinho, nella rosa di Stramaccioni restano due enormi punti interrogativi: mancano un attaccante e un difensore. Questione di infermeria, il punto d'incontro più popolare per Milito e Samuel negli ultimi giorni. Il difensore ne avrà ancora per un po', l'attaccante forse tornerà disponibile domenica al 'Franchi'. Ma non possiamo scommettere sulla loro tenuta. L'età è quella che è, i muscoli e i tendini non reggono più come in passato certe pressioni. E dal mercato non è arrivato nessuno che possa sopperire a ulteriori defaillance dei due veterani, senza offesa per Rocchi. Spero vivamente che questa mia preoccupazione rimanga una paturnia mentale, perché più della qualità dei giocatori finora è stata la marea di infortuni a metterci il bloccasterzo. Puntualizzato ciò, mi sento di dare una sufficienza più che abbondante al mercato di riparazione nerazzurro: sostanza e futuribilità. Ma adesso voglio vedere i risultati sul campo. Mi raccomando, Strama.

 

P.S. - "Carneade, chi era costui?" disse don Abbondio ne 'I Promessi Sposi'. In molti si sono chiesti la stessa cosa di Mateo Kovacic. Perché l'Inter, che conta persino i centesimi, ha investito 11 milioni + 5 di bonus per questo classe 1994 poco sponsorizzato a livello internazionale? Provo a rispondere: perché lo segue da anni e sa quello che può diventare. Ma soprattutto sa quanto può essere utile nell'immediato. Giovanotto, hai la tua grande occasione, Moratti dice che sei speciale come quel portoghese. Rendici orgogliosi.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 01 febbraio 2013 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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