Ero lo scorso 30 maggio quando Marotta, incarnando lo spirito di tutti i tifosi interisti, ammetteva che "la speranza è quella che magari possa giocare con noi". Si parlava ovviamente di Paulo Dybala, atteso a braccia aperte anche da Simone Inzaghi, meno da quelle di Alexis Sanchez o degli altri compagni di reparto che avrebbero dovuto liberare una casella per far posto alla Joya. Prima di atterrare a Roma e godersi il suo nuovo inno cantato da 10mila tifosi giallorossi nella presentazione al Colosseo quadrato, l'argentino avrebbe potuto prendere la strada per Milano e iniziare il ritiro già con l'Inter, come aveva lasciato intendere a chiare lettere l'ad nerazzurro, legato a Dybala da un rapporto di stima e simpatia reciproche cucito alla Juve e dall'intesa per il trasferimento a Milano, strappata senza troppi rimorsi del calciatore nei confronti dei dirigenti bianconeri. A scompigliare le carte, l'irruzione di Lukaku e le condizioni a dir poco surreali del suo Chelsea: l'accordo va chiuso entro il 30 giugno per ottenere lo sgravio fiscale del Decreto Crescita, la palla passa a Inzaghi. Che fa alzare la lavagnetta e manda in campo Big Rom.

L'ultimo spiraglio per Dybala in nerazzurro si chiude anche a causa dell'ostracismo di Sanchez, ma a volte i campioni fanno anche così, mentre Inzaghi abbandona del tutto l'esperimento del tridente provato con Correa in versione Joya nei primi test del ritiro. Dybala risponde di sì alla chiamata di Mourinho, Marotta parla di un'opportunità che era e non sarà, l'Inter riparte dalla LuLa e dalla DzeCo di scorta, ma non è più la vecchia squadra di Conte e il belga ancora oggi dimostra che "c'è da lavorare" sia sotto il profilo atletico che sotto quello tattico per adattarsi ai meccanismi di una formazione che ha cambiato totalmente gli schemi di manovra. Allo stesso modo Inzaghi deve ancora riuscire a tirare fuori il meglio da Big Rom, mentre Lautaro, meno partner rispetto alla LuLa contiana e più rifinitore o collante con il resto della squadra, si è assunto il ruolo da Diez e trascinatore del gruppo anche con lo spirito con cui incita i compagni in campo. A Roma contro la Lazio non è bastato, visto che l'attacco è rimasto impantanato proprio sulla giocata di qualità in fase di finalizzazione. All'Olimpico Lukaku sbaglia lo stop, all'Allianz Stadium contro la Juve Dybala serve l'assist in sforbiciata per il pareggio giallorosso di Abraham. Ogni palla toccata ha il suo peso, in un verso o nell'altro.

Il cambio di rotta, da Dybala a Lukaku, potrebbe pagare certamente nel lungo periodo, ma già da adesso l'undici di Inzaghi non può permettersi altri passi falsi. Nell'Inter osannata lo scorso anno per la bellezza e la qualità tecnica del palleggio, a Big Rom va assegnato esclusivamente il compito di finalizzatore, come a Lecce per intenderci, a meno che non si adotti un modo di giocare più simile a quello con cui Conte otteneva il meglio dalla prima LuLa, fondato sulla ricerca immediata della profondità e il dialogo stretto fra il belga e Lauti. Una partnership d'altri tempi e dal rendimento esplosivo che però può essere una maledizione contro le attuali aspettative legate a un idea di gioco differente (e nulla c'entra l'infortunio muscolare che terrà fuori il belga per almeno una decina di giorni). Inzaghi e i suoi uomini ad Appiano avranno certamente analizzato anche gli errori commessi in difesa, ma per fortuna si è solo all'inizio e la fermata forzata può essere un bene per capire dove non si dovrà più sbagliare, cambi inclusi. Dzeko e Correa scaldano i motori per un posto in coppia con Lautaro. La Cremonese domani sera e il Milan nel derby di sabato sono le occasioni ideali per rimettersi sulla giusta traiettoria.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 29 agosto 2022 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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