Piaccia o meno l’Inter è l’unica squadra italiana rimasta in Europa. Un dato di fatto inequivocabile. Su cui i detrattori nerazzurri non possono appellarsi. E allora proseguo sulla falsa riga dell’ultimo editoriale. Tra la convinzione che la squadra meneghina possa e debba fare benissimo in Europa League e qualche domanda invece rivolta alle rivali, a come vengono trattate e a chi le giudica.

Per correttezza si deve fin da subito sottolineare e ricordare (anche se non c’è n’è bisogno) che i nerazzurri sono stati eliminati dalla Champions League. E ovviamente disputare tale competizione per vincere la Coppa dalle Grandi Orecchie, è più prestigioso rispetto all’attuale torneo in cui è inserita la Beneamata.

Ma sempre per onestà intellettuale si deve anche evidenziare che la compagine di Conte sta facendo al 100% il suo dovere. Certo tra l’alzare il trofeo e venire eliminati c’è un abisso. Ma sicuramente le prestazioni di Lukaku (quello che prima di arrivare in Italia era un paracarro costosissimo per un bel po’ di intenditori di ippica) e compagni sono state degne di nota. Non sarà facile alzare il trofeo, anche perché sono rimasti team di tutto rispetto. Ma il modo con cui i nerazzurri sono scesi in campo e la personalità con cui si sono imposti su Getafe e Leverkusen merita più di un plauso.

Perciò tutti quelli che: “Eh ma Conte rischia di fare come Spalletti” – senza tener conto che l’Inter avesse conquistato la qualificazione alla prossima edizione della Champions prima del lockdown – o quei: “I nerazzurri però devono andare avanti in Europa League, altrimenti sarebbe un disastro”, possono concentrarsi su altri temi.
Magari sullo sfogo del mister. Sulla difesa della Beneamata, che per alcuni era una barca pronta a colare a picco e che poi con i fatti si è dimostrata la meno battuta della Serie A (e ora in Germania sta facendo molto bene). O ricredersi, perché no, dato che cambiare idea può anche essere sinonimo di intelligenza.

Speriamo sia così. Per la crescita di tutto un movimento. Le critiche quando giuste e oculate fanno maturare. Se pretestuose e campate in aria, fanno solo incazzare. E anzi assomigliano molto a pregiudizi stanziati con superficialità.

Il motivo è semplice: nei mesi precedenti Conte e i giocatori dell’Inter potevano certamente essere ripresi per qualche motivo. Anzi dovevano esserlo. Da tifosi e addetti ai lavori. Ma non come se fossero a metà classifica e fuori da ogni competizione in cui avessero partecipato. Tipo il Milan, tanto per dire (ah, dai voti di qualche esperto ho scoperto che la stagione del Diavolo è stata superiore a quelle dei Cugini, pensa te).

E invece mentre ai nerazzurri si facevano continuamente le pulci veniva esaltata la Juventus di Sarri e Ronaldo. Descritta dai più come un’isola felice ove presto sarebbero stati esposti Scudetto e Coppe Varie. La realtà dei fatti ha smontato questa descrizione più che ottimistica. Ma oggi, anziché interrogarsi sul futuro dei bianconeri (che per me rimangono, almeno per il momento, la squadra da battere) si esalta un mister che non ha mai messo piede in panchina, attribuendo a quello precedente le colpe dell’annata incolore della Vecchia Signora. Attenzione: Pirlo potrà anche fare benissimo. Ma dovrà dimostrarlo con i risultati. Mica è immune da questi, il che significa che potrebbe pure avere qualche problema.

Ma come? All’Inter prima che qualcosa accada si punta la pistola e si dice: “Se non succede questo è un fallimento. Se non capita quest’altro è una tragedia”. Dalle altre parti invece si loda e si esalta una possibile (quindi potenziale e non certa) situazione. Se questa non si verifica si volta subito pagina. E si ricomincia con celebrazioni di idee di un qualcosa tutto da verificare. Mentre l’Inter ha fatto solo il suo dovere, nulla di più, ad arrivare in semifinale. Ci mancherebbe altro….

Facile lavorare in un contesto simile, non trovate?

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 14 agosto 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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