Ci risiamo. Basta un pari a Udine e tutti i giudizi tornano negativi. Un pari, non una sconfitta, badate bene. Un pari arrivato su un campo difficile per chiunque, dove pochi giorni prima anche la fantasmagorica Atalanta – che poi ne ha rifilati 3 al Milan primo in classifica – non era andata oltre l'1-1. Basti guardare la Gazzetta dello Sport della scorsa domenica: mezza prima pagina dedicata al match della Dacia Arena e poi in basso uno scorcio di Milan-Atalanta 0-3. Fa più rumore un pareggio dei nerazzurri che una sverniciata della battistrada.

Che poi a Udine non è che l'Inter abbia fatto malissimo, intendiamoci. Non una grande prestazione, ma nemmeno da buttare. E sarebbe il caso di finirla con il falso storico dei tiri in porta. Ormai le partite si analizzano troppo al monitor e poco sul campo, col rischio del paradosso: i numeri devono essere letti, non basta elencarli. Nerazzurri poco "creativi" alla Dacia Arena? Si può parlare di ritmo blando, di scarsa fantasia, ma non di poche occasioni create. Un gol annullato a Lautaro per questione di centimetri (mezzo busto avanti); un miracolo di Musso sempre sul connazionale; un destro al volo di Barella uscito di pochissimo; una scelta sbagliata di Hakimi che cincischia invece di calciare in porta con lo specchio aperto; un cross di Barella sul quale Lautaro arriva in leggerissimo ritardo a pochi metri dalla porta; un assist facile facile fallito da Hakimi per Lukaku in due contro zero; un diagonale a fil di palo di Hakimi; un bellissimo uno-due Sanchez-Hakimi con cross del marocchino a mezza strada tra Lukaku e Perisic. Quindi, se si entra nell'analisi, si capisce che il problema di Udine non è stato quello di non creare, ma di non concretizzare tra scelte sbagliate e mira annebbiata.

Oggi è giorno di derby di coppa, e l'Inter ci sarebbe potuta arrivare da prima della classe. La differenza tra nerazzurri e rossoneri finora l'ha fatta il derby d'andata, in un match che per un aspetto si accosta a quello con l'Udinese: il mancato rosso a un centrocampista avversario. Con il Milan venne graziato Kessie al 56', con l'Udinese graziato Arslan al 26': dettagli che fanno la differenza in gare così equilibrate. La differenza tra Gotti e Pioli, invece, è stata che il tecnico dei friulani ha tolto dal campo il suo uomo poco dopo la mancata espulsione, ben prima del 45': una sentenza per la direzione di gara di Maresca. E non passi inosservato quel "Sei sempre tu Maresca!" urlato da Conte prima e dopo la sua espulsione al 90'. Perché poi davanti ai cronisti, l'allenatore nerazzurro non si è mai lamentato apertamente per i continui arbitraggi sfavorevoli ricevuti in stagione. E invece quel "sempre tu" è lì a dimostrare che in casa Inter la questione è tutt'altro che digerita e l'attenzione al fattore arbitrale è sempre alta. Anche perché sentirsi dire da un arbitro "Bisogna saper accettare quando non si vince", certamente, non è il massimo della vita. Bisogna capire se la strategia del silenzio sia la migliore, visto che in campionato fin qui è stato un susseguirsi di errori e orrori, a volte determinanti ai fini del risultato finale come quelli nel derby e quelli di Udine. Non che un club possa fare chissà cosa, ma sottolineare le manchevolezze in maniera puntuale potrebbe fungere da prevenzione in vista dei match successivi. Nessun regalo, solo correttezza. Sbottare dopo un tot di direzioni discutibili, come fatto da Marotta nel post Inter-Parma dell'andata (Maresca era al Var...), ha poco senso. Buona fortuna a Valeri e a Banti per stasera.

VIDEO - TANTI AUGURI JOSE' - BAYERN-INTER 0-2, IL TRIONFO DI MADRID

Sezione: Editoriale / Data: Mar 26 gennaio 2021 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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