L’idea di Inter che ognuno ha nella propria testa non sempre corrisponde ai fatti o alle illimitate risorse che qualcuno suppone dovrebbe avere Suning.
Basta fare un giro sui social o sentire i tifosi a Radio Nerazzurra per rendersi conto di quanto non sia netto e uniforme il giudizio dei tifosi su società, allenatore e forza effettiva della squadra. I dubbi sono leciti perché nascono da eventi che hanno significativamente mutato a percezione delle cose.
In due settimane si è passati da un clima di euforia per un secondo posto inatteso e una finale contro il Siviglia, in cui il lieto fine sembrava persino scontato considerando che gli spagnoli erano forti ma non certo imbattibili.
Da quel momento si è aperta la questione Conte, risolta con un’inaspettata permanenza, senza alcuna epurazione dirigenziale, la quasi certezze di avere preso Tonali, lasciato andare al Milan per motivazioni poco chiare, l’illusione Messi, motivata da un annuncio ad effetto della televisione di Suning e l’effettiva volontà dell’argentino di lasciare il Barcellona. Le cose non vanno mai come si spera ma che Messi potesse davvero vestire il nerazzurro, quando si fa fatica a prendere giocatori dal costo infinitamente più basso in un’epoca tanto disgraziata per tutti, era impensabile.
Il problema è proprio nella lettura delle carte societarie, perché intimamente sembrano tutti convinti che l’Inter alla fine possa fare un grande colpo o anche due, nonostante Marotta abbia parlato di mercato di scambi e Ausilio abbia ridimensionato, creduto da pochi, il panorama.
La strisciante sensazione che Suning abbia di nuovo chiuso il portafoglio, come tre anni fa, non corrisponde alla realtà e la pretesa che si possa andare oltre al proprio bilancio è irrazionale.
A marzo la voce costi è aumentata di 70 milioni e quella dei ricavi diminuita di 30 e parliamo di un’epoca pre covid. Il bilancio di marzo non teneva conto della cessione successiva di Icardi ma nemmeno della riduzione delle entrate, non solo televisive, a causa del virus. Il bilancio aggiornato al 30 giugno può essere migliore ma non così roseo da poter fare svolazzi pindarici.
In generale il mercato racconta le difficoltà economiche di tutti i club, ad eccezione di pochi che investono mentre l’Uefa resta inerte, ventilando un fair play finanziario le cui logiche sono sempre più politiche e sempre meno (se mai lo sono state) etiche. Il Chelsea è un caso, se è vero che ha appena preso Havertz, Timo Werner, Chilwell e Zyiech per una spesa complessiva di 220 milioni senza per ora ottenere nemmeno un quarto dalle cessioni in atto. La Juventus, anch’essa con i conti in rosso per 70 milioni, sta facendo un mercato al risparmio (Kulusevski, McKennie, lo scambio Arthur-Pjanic e in dirittura l’arrivo di Suarez), Inzaghi si lamenta per il mercato ancora inerte della Lazio, la Roma sta ricostruendo, il Napoli ha preso Osimhen a 70 milioni ma ha anche ceduto per 118 milioni complessivi gente come Allan, Verdi, Inglese, Rog, Chiriches e altre uscite minori, l’Atalanta fa un mercato oculato mentre il Milan ha fatto un investimento forte su Tonali.
L’Inter invece ha già speso 40 milioni per Hakimi e altri 45 per il riscatto di Sensi e Barella, ha trattenuto Sanchez a 7 milioni netti a stagione di stipendio, ha fatto un investimento al minimo per Kolarov (1 milione e mezzo) e sta per prendere Vidal. C’è persino l’opzione di tenere in rosa Nainggolan e Perisic, dopo aver salutato Borja Valero e Biraghi. Piero Ausilio ha sorprendentemente messo in rilievo alcuno atteggiamenti di Brozovic, fuori dal campo, che vanno corretti e ha aperto ad una possibile cessione, la quale darebbe il via alla trattativa per Kanté.
Il resto, con un paio di innesti di sostanza come Darmian, potrebbe restare così com’è. Persino con l’incognita Eriksen il cui destino è appeso alle volontà tattiche di Conte.
Ancora oggi non è dunque certo che Brozo e il danese restino in nerazzurro, perché potrebbero dare la liquidità necessaria per un altro colpo, Godin meriterebbe di restare ma è corteggiato dalla Ligue 1.
L’Inter si arricchisce di un Sensi che, se non si infortunasse tanto a lungo questa stagione, sarebbe il valore aggiunto di un centrocampo che potrebbe avere lui, Brozovic, Vidal, Barella, Eriksen, (Nainggolan?) e Gagliardini.
Che siate soddisfatti o meno il tempo per poter lavorare alla nuova squadra è ridotto. Il campionato parte tra due settimane (per l’Inter tre) e c’è una finestra ristretta per poter fare preparazione e amichevoli. Se il coronavirus non esistesse sarebbe lecito attendersi qualcosa di più ma in questo momento non è logico negare la difficoltà in cui versa il calcio, sapendo che per tutta la prima parte di quest’anno, con tutta probabilità, il pubblico non potrà esserci. La profondità della rosa sta già migliorando molto e sarà questo a fare la differenza in una stagione in cui si continuerà a giocare di frequente ogni tre giorni e sempre con cinque sostituzioni. Per vincere potrebbe essere abbastanza.
Amala.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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