Archiviato e somatizzato il pareggio europeo casalingo contro la Real Sociedad che ha condannato la squadra di Simone Inzaghi ad un sorteggio per gli ottavi tutt'altro che gentile, prima di scoprire quanto ostiche saranno le urne di Nyon l'Inter torna in Serie A. Un ritorno che parte da Roma dove la capolista avrà da superare lo scoglio Lazio, l'ultimo 'grande' esame al quale sottoporsi in questa prima frazione di stagione, che tra i nerazzurri e il titolo di campione d'inverno frappone sole quattro gare (Lazio compresa). Un'ultima ma tutt'altro che banale grande prova del nove che mette sul piatto di Simone Inzaghi la possibilità di spezzare un altro tabù ma soprattutto allungare sulla Juventus, seppur di un solo passetto. L'1-1 con il Genoa rallenta il passo della squadra di Allegri, libera da impegni extra campionato e concentrata su uno scudetto che, pur continuando ad accreditare agli altri, non smette di inseguire al netto della mancanza di particolari velleità eccezion fatta per solidità difensiva e guizzi qualitativi individuali. Eccezioni che non hanno evidentemente attecchito al Marassi recapitando ai rivali un gran regalo di Natale da scartare con qualche giorno di anticipo. Opportunità che i ragazzi di Appiano Gentile vorranno e dovranno sfruttare, per consegnare a loro volta a Inzaghi un Xmas-present che non disdegnerebbe affatto. Nei due anni e mezzo in nerazzurro, il piacentino non ha ancora mai vinto tra le mura della sua ex casa (quantomeno contro i biancocelesti) e dopo aver spezzato lo storico sacrilegio del Maradona di Napoli, continuare il trend non sarebbe un male.
Due obiettivi, riducibili e sintetizzabili con la vittoria, che la squadra ha nelle corde di poter raggiungere, avendone peraltro piena coscienza. Consapevolezza che non obnubila insidie e difficoltà che il match presenta, specie dopo le lezioni che i recenti precedenti impartiscono. Attenzione e concentrazione alte sono il primo dei comandamenti. Ma se è vero che i nerazzurri non possono permettersi di prenderla troppo alla leggera, specie alla luce del risultato contro i baschi condizionato probabilmente proprio dall'incombenza dell'impegno all'Olimpico, altrettanto vero è che nei due Lazio-Inter giocati fin qui dalla squadra di Inzaghi il piacentino non ha mai goduto di una squadra matura e compatta di cui gode quest'anno. L'eventuale livello di preoccupazione posizionato sulla stanghetta 'low' viene quasi naturale perdonarlo. Una tranquillità non parafrasabile con rilassatezza e imprudenza. Sensazioni queste estranee a Simone Inzaghi, a giudicare dall'undici schierato a San Siro lo scorso martedì, dove la squadra sembrava far trasparire un risparmio energetico attivato nel bene di una full immersion di energie da impiegare per un obiettivo ben più nobile di un 'semplice' sorteggio magnanimo. Eppure c'è chi ha avuto parecchio da ridire a proposito di una chiave strategica che non ha tenuto conto dei se e dei ma rimandati a febbraio-marzo. Periodo in cui ci sarà da sprecare parecchio su tanti, troppi fronti: risparmiarsi martedì in vista della Lazio per poi dover faticare con gli interessi in pieno girone di ritorno, quando i solchi tracciati cominceranno a prendere forma di via vera e propria da percorrere. Errore di valutazione di Inzaghi? Probabile. Difficile dirlo adesso, forse impossibile. E a dare le risposte sarà il tempo.
Lo stesso tempo, spesso più che talvolta, reo di trasformarsi in tiranno ogni qualvolta che qualcuno ne sottovaluta potere e valore. E per quanto la strategia di 'rimandare' il problema ottavi di finale possa essere errata, altrettanto vero è che la tirannia del dio tempo non è condizione edificabile dall'oggi al domani. Che significa questo? Che chi prima non pensa, all'ultimo spira. Difficile ipotizzare che Inzaghi non abbia pensato ad evitare quanto prima l'eventuale ultimo spiro, già fatto nel maggio 2022, quando ad essere sottovalutato dal tecnico fu proprio quel tempo di cui oggi ne teme il potere. A qualche ora dal match dell'Olimpico infatti sorge ancora una volta inevitabile la curiosità di sapere quanto ragione abbia avuto a Lisbona quanto a San Siro, curiosità appagabile esclusivamente questa sera alle 23 circa, quando il verdetto della più 'temuta' delle prove di Inzaghi sarà emesso. Verdetto insindacabile ma solo nel breve periodo.
Una ragione a scadenza che gioca comunque a favore di Inzaghi e della squadra che in caso di ko perderebbe solo la possibilità di allungare sui bianconeri, lasciando persino intatta la posizione di suprematisti del campionato, e probabilmente qualche consenso mediatico facilmente recuperabile alla prossima goleada. Un rischio che però si è in facoltà di poter evitare per il bene di scongiurare la tirannia di un tempo che a marzo vorremmo veder volgere verso una primavera, non esclusivamente climatica. In potere ma non in dovere. Una sottigliezza che fa tutta la differenza del mondo.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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