C’è una clausola che nessuno ha menzionato trattando l’argomento Inter, quella inserita nel contratto tra tifosi e società da sottoscrivere tra le parti ogni estate per definire le ambizioni della stagione futura. In questi giorni sono state portate alla luce dalla stampa le clausole rescissorie presenti nei contratti di tre giocatori, postille che mettono il club nella condizione più o meno rischiosa di perdere i suoi patrimoni tecnici. Si va dai 25 milioni di euro di Denzel Dumfries ai 120 milioni di euro come scorciatoia (si fa per dire) a disposizione dei potenziali acquirenti per ingaggiare Yann Bisseck senza dover contrattare il prezzo con chi cede. Non costituisce più un pericolo, invece, l’etichetta da 85 milioni di euro appiccicata sulla schiena di Marcus Thuram, che alla mezzanotte del 7 luglio è tornato al suo reale valore di mercato. Ed è questo il punto: in nessuno dei tre casi sopraccitati, per ragioni differenti, la valutazione su carta corrisponde a quella effettiva del mercato. Una situazione che, in casa nerazzurra, non cambia neanche per i giocatori potenzialmente in uscita senza una clausola rescissoria. Da qui lo stallo sul fronte delle cessioni che, contemporaneamente, sta bloccando la campagna acquisti, che pure conta già quattro nuovi elementi, uno in più dello scorso anno quando si ritenne di dover solo ritoccare la rosa che aveva stravinto lo scudetto. Per Luis Henrique, Ange-Yoan Bonny, Petar Sucic e Nicola Zalewski sono stati investiti circa 70 milioni di euro a livello di cartellini, non proprio un esborso da poco in ambito italiano; al di là del freddi numeri, l’impressione, però, è che sia stato fatto poco per voltare pagina rispetto a quanto successo dal 31 maggio a oggi. Intanto il ‘se non parte nessuno, non arriva nessuno’ di gallianesca memoria risuona sinistro nelle orecchie dei tifosi che probabilmente sarebbero disposti a sacrificare qualche eroe della seconda stella per ristrutturare una squadra che nel frattempo ha perso il suo demiurgo. Meglio non sottovalutare l’addio di Simone Inzaghi, colui il quale ha permesso a quasi tutti i suoi giocatori di rendere al di sopra dei suoi standard. Il segreto dell’Inter è sempre stato il gioco, più che le individualità, una convinzione che ora ha un riflesso chiaro in sede di calciomercato. Non c’è nessuno davvero disposto a fare follie per un giocatore dell’Inter. Detto che Lautaro Martinez, Alessandro Bastoni e Nicolò Barella stanno bene dove stanno, perché mancano le offerte per gli altri titolarissimi? La spiegazione è in un paradosso: guardando la squadra che era vicina a vincere tutto fino ad aprile, non si trova un singolo giocatore che abbia fatto una grande stagione a livello personale. Chi prima e chi dopo ha avuto seri problemi di continuità; qualcuno ha avuto dei picchi di carriera durati pochissimo, altri flessioni inspiegabili. Tutti comunque sono stati tenuti assieme e in piedi dal tecnico piacentino, il garante delle ambizioni dell’ultimo quadriennio nerazzurro. L’uomo che ha portato ricavi e trofei al club, sapendo destreggiarsi tra le cessioni che hanno generato maxi-plusvalenze. Quelle che oggi sono un miraggio e ‘bloccano’ la rivoluzione necessaria dopo Monaco di Baviera. Il ‘chi non vuole restare all’Inter vada via’ del capitano, nello sfogo post-eliminazione dal Mondiale per Club’, non è così facile da applicare alla realtà. Per Hakan Calhanoglu, nome non citato a caso, nessuno, per esempio, si è ancora fatto vivo concretamente, nonostante il corteggiamento del Galatasaray. Per l’Inter vale 30 milioni di euro, per il Cimbom - a occhio - molto meno. Stesso discorso per Mehdi Taremi, che non può costare 10 mln dopo una stagione così giocata da parametro zero. Quindi che si fa? Meglio essere chiari: i giocatori con le valigie in mano che potrebbero restare per mancanza di proposte non dovranno essere considerati nuovi acquisti. I tifosi non vogliono essere presi in giro, non c’è clausola che tenga.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 luglio 2025 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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