Il 'noi' in una squadra viene sempre prima dell’io. Su questo non ci sono dubbi. E non dovranno mai essercene. Il calcio è uno sport collettivo, non individuale. E se tutti non remano dalla stessa parte, i risultati difficilmente arrivano. Se l’attaccante pensa più alla soddisfazione personale che alla vittoria della sua compagine, probabilmente né segnerà, né tantomeno il suo team conquisterà i tre punti. Stesso discorso per l’ala che anziché passare il pallone alla punta meglio posizionata, prova il numero da funambolo. Per l’estremo difensore che predilige una parata plastica con palla in corner (su cui magari gli avversari poi segnano) piuttosto di un comodo intervento. O il difensore che invece che spazzare la sfera in tribuna, tenta un inutile dribbling. Se poi si milita in un gruppo di amici è ancora meglio. Ti sacrifichi con maggiore voglia, senti meno la fatica. Percepisci di essere parte indelebile di qualcosa di grande.

Alla base di tutti questi discorsi però c’è una qualità imprescindibile che accomuna ogni squadra che ha fatto la storia. Un comun denominatore tanto semplice, quanto fondamentale. Il talento. Inteso come bravura e forza dei tuoi tesserati. Senza quello non si va da nessuna parte. Mi spiego meglio. Senza top player – che ribadisco devono comunque mettersi al servizio del gruppo - non alzi al cielo nulla. Resti mediocre, nell’anonimato. Non competi più per vincere qualcosa, ma sei felice di arrivare al piazzamento. Vivi nella pochezza insomma. E questo concetto è inaccettabile per una società come l’Inter. Quindi applaudo l’upgrade con mister Conte, uno dei migliori tecnici del mondo. Mi complimento con Marotta per la fermezza delle decisioni “disciplinari” fin qui prese – le quali tra l’altro hanno dimostrato come sicuramente l’A.D. dell’Inter abbia gli attributi –. Esalto il concetto del 'noi' e non dell’Io. Ma mi permetto di aggiungere che serva comunque sempre un grande calciomercato. Altrimenti saremmo punto e da capo.

Io Nainggolan lo avrei confermato, anche perché in campo mi sembra proprio che sia stato decisivo, abbia dato tutto e si sia messo sempre a disposizione di tecnico e compagni nella passata annata. Non sarà così, almeno pare. Il belga verrà ceduto. Va bene, ma allora mi aspetto un top al suo posto, perché Barella e Sensi, seppur bravissimi, ad oggi non sono ancora sullo stesso livello di Radja. Lo saranno, magari diventeranno anche migliori di lui. Ma il presente credo sorrida ancora al Ninja. Discorso simile – almeno per quanto riguarda i trasferimenti della Beneamata - pure per Icardi. Non voglio entrare nel merito di tutto quello che è successo, mi limito in questo caso a un pensiero economico sul giocatore. Per cui propendo per il: “Sì” per una sua cessione proficua. E aggiungo un fermo: “No” alla svendita dell’ex capitano. Sempre tenendo però presente che al suo posto dovrà arrivare un attaccante di livello mondiale, capace di segnare una caterva di reti. Altrimenti altro che anti Juve.

In campo vanno i giocatori. Con quelli forti puoi porti grandi obiettivi. E se poi questi pensano al 'noi' e non all’io, ecco che tali traguardi possono trasformarsi in realtà. Già, con i campioni. In panchina possono esserci Conte, Mourinho e Guardiola ma se allenano giocatori scarsi, fidatevi che potranno guadagnare qualche punto in più, ma di campionati e coppe europee neanche l’ombra.

VIDEO - L'ATTESA E' FINITA, BARELLA E' A MILANO

Sezione: Editoriale / Data: Ven 12 luglio 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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