L'Inter al bivio. Dopo la lunga sfida a distanza con il Parma, finora sempre vinta dai nerazzurri, per il quinto posto in campionato, la squadra nerazzurra arriva allo scontro diretto con un +2 che potrebbe diventare un rassicurante +5 in caso di vittoria. Una sfida diretta per l'Europa che non si può assolutamente fallire, dopo l'altalenante serie di risultati dell'ultimo periodo. Europa, inutile dirlo, fondamentale per il futuro dell'Inter non solo per ragioni di prestigio e di "divertimento" dei tifosi: il mancato introito di quest'anno non è più sopportabile e solo un ritorno in Europa (si comincia dalla porta "secondaria" per puntare decisamente alla Champions già dal prossimo anno) può favorire il progetto di business e di crescita di Thohir. Il quale non ha perso occasione di ribadirlo: senza coppe europee non si cresce.
Un banco di prova importante anche per Mazzarri, non tanto per la partita in sé ma perché, in questo rush finale di campionato, dovrà dimostrare al nuovo proprietario dell'Inter che il suo predecessore ha fatto bene a puntare su di lui, e che l'Europa League è un obiettivo possibile. Di fatto, pubblicamente, Thohir non ha mai mostrato dubbi sulle capacità del tecnico toscano, anzi ha supportato (e con lui Fassone, Palacio, Hernanes,...) il lavoro di Mazzarri, non lasciando dubbi sul futuro tecnico dell'Inter. Probabilmente, se fosse toccato a lui decidere, non avrebbe scelto Mazzarri l'estate scorsa, Thohir ama gli allenatori che sappiano lavorare con i giovani e farli crescere, il tycoon sogna di poter avere già pronti e disponibili i vari Bardi, Mbaye, Duncan, Krhin, Longo, a cui aggiungere nuovi talenti della cantera. Questo vorrebbe dire da un lato avere già in casa i campioni del futuro, da poter "sfruttare" per almeno un decennio, dall'altro la possibilità di valorizzarli e magari venderli sul mercato a una cifra importante. Non inserirli da acerbi in operazioni più grosse come pedina di scambio e pentirsi un domani di averli persi a poco (e la storia recente è piena di casi simili).
Insomma non propriamente quello che è nella filosofia di Mazzarri, che però dal canto suo si è sempre dimostrato bravissimo nello sfruttare al massimo il materiale umano che ha avuto a disposizione realizzando dei veri e propri miracoli calcistici: vedi la spettacolare salvezza della Reggina iper penalizzata e il capolavoro Napoli, preso nelle parti bassi della classifica e portato fino al secondo posto, valorizzando calciatori come Cavani, Hamsik, Lavezzi, presi a poco e fruttati a De Laurentiis una plusvalenza importante. E l'avvio di campionato ha confermato che la scelta era giusta: l'Inter è partita subito forte, denotando una freschezza e una verve di gioco da far invidia, e recuperando due calciatori che sembravano finiti come Jonathan e Alvarez. Poi, l'involuzione. Sarà che gli avversari cominciano a conoscerti, sarà una preparazione che forse ha permesso di dare tutto nella prima parte di campionato per tirare il fiato in primavera, fatto sta Mazzarri non ha più entusiasmato come a inizio stagione, pur mantenendo vivissime le speranze europee, che di fatto sono l'obiettivo che gli era stato chiesto.
Altra caratteristica storica di Mazzarri, la tendenza a utilizzare bene o male una formazione tipo poco variabile, un gruppo di "titolari" che cambia poco, salvo necessità contingenti alle singole partite, e un gruppo di "riserve". Non saranno certo contenti i vari Mudingayi, che in tutta la stagione ha giocato 12 minuti, Andreolli (34), Wallace (45), Botta (124), lo stesso Kuzmanovic che ha trovato spazio solo per un determinato numero di partite, Taider e così via. Dando per scontato che molti di questi a fine stagione chiederanno di essere ceduti, e considerati i tanti argentini che andranno a scadenza, in estate si dovrà operare un mercato importante, coprendo parecchie caselle che saranno lasciate vuote. E anche i suddetti giovani che torneranno alla base vorranno determinate garanzie di trovare spazio in squadra: certo non giocare titolari, come ha ribadito anche l'agente di Mbaye, ma quantomeno accumulare minutaggio in coppa e in partite più alla portata e giocare se dimostraranno di essere in grado di dare il loro contributo alla causa.
Per chiudere il cerchio, Mazzarri è un tecnico che sa far giocare molto bene le sue formazioni e che personalmente mi piace molto, all'Inter sta rispettando bene o male le aspettative di classifica (anzi con un po' di fortuna in più avrebbe potuto fare anche molto meglio), ma ha come tutti gli allenatori un suo modo di gestire il gruppo e fare le sue scelte. Se Thohir vorrà ancora puntare su di lui per la prossima stagione, come sta dicendo, dovrà al più presto concordare insieme a lui le strategie di mercato da mettere in atto da qui a un mese, per evitare di dargli giocatori non congeniali al suo gioco o alla sua visione, valorizzare come si diceva eventuali giovani ed evitare frange di scontenti che minerebbero il valore di un eventuale investimento di mercato. Insomma il futuro dell'Inter va costruito adesso. Ecco perché da Parma bisogna tornare con l'Europa quasi in tasca.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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