Il lato positivo è la qualificazione matematica alla prossima Champions League con quattro turni di anticipo, che visti gli ultimi due precedenti è oro colato. Un toccasana per le coronarie dei tifosi che a questo giro non dovranno aspettare la rete risolutrice negli ultimi 10 minuti dell'ultima partita di campionato. Il pareggio di ieri sera contro la Roma è comunque un risultato onesto per la partita che si è vista, dopotutto in attesa di Juventus-Lazio stasera solo i media erano convinti che l'Inter potesse ancora disturbare i bianconeri nella corsa scudetto. Piuttosto il vero rammarico è quanto accaduto nel finale del primo tempo, il pareggio di Spinazzola nato dal nulla (45 minuti di sana gestione degli ospiti) che ha influito sul prosieguo del match. Anzi, proprio dal nulla no, perché nasce da un fallo di Kolarov su Lautaro che l'arbitro Di Bello colpevolmente non sanziona in diretta e ancor più colpevolmente, pur se richiamato dal Var, conferma la sua decisione. Eppure le immagini erano chiarissime, bastava solo ammettere l'errore è la logica avrebbe prevalso. Invece ormai dov'è possibile limitare i anni grazie alla tecnologia emerge la presunzione dei fischietti, portati a confermare un proprio errore pur di non doversi correggere, anche a costo di finire cerchiati da una matita blu il giorno dopo. Situazione quasi grottesca, ma rimarrà tale fino a quando la discrezionalità e le zone grigie prevarranno anche al cospetto dell'oggettività. E sia ben chiaro, nessuno vuole cercare scuse, il pareggio è giusto e Di Bello ha sbagliato anche contro i giallorossi.
Tornando alla partita, perché è preferibile analizzare il modo in cui ha rotolato il pallone, la squadra di Conte ha affrontato l'impegno con personalità, andando in vantaggio e sfiorando persino il raddoppio contro un avversario che, risultati alla mano, era dato in salute. Fuori ancora Lukaku, si è rivisto Barella (ancora in fase di rodaggio) ma si fatica a intravedere il Toro Martinez, offuscato da chi gli gioca accanto e sta facendo valere un tasso tecnico è una forza di volontà superiore, vale a dire Sanchez. L'argentino continua a non vedere la porta (peccato per il bel gol annullato) e a non essere utile neanche in altre circostanze, a causa di un'involuzione parzialmente calmierata dal gol al Torino. Non sorprenderebbe, proprio per questa ragione, se la prossima partita la guardasse dalla panchina. Non per punizione, ci mancherebbe. Ma perché altri stanno meglio di lui e meritano di giocare, la famosa legge Eriksen a cui forse solo Lukaku si sottrae nella testa di Conte.
Al di là dell'esilio della partita dell'Olimpico, è parso evidente come l'Inter sia stata nuovamente incaricata di rappresentare l'anti-Juventus, per il solo fatto di averla avvicinata a -6 (-7, scontri diretti alla mano). Un giochino ormai noto da parte dei media, che hanno un ossessivo bisogno di mantenere vivo l'interesse verso un torneo anomalo e già defunto da un paio di settimane. I nerazzurri non sono più l'anti-Juve dalla farsa andata in scena l'8 marzo scorso in uno Stadium deserto, mentre in Lombardia e dintorni la gente moriva e sul rettangolo di gioco c'erano calciatori confusi e impauriti piuttosto che caricati dal valore della partita. Quella sconfitta ha segnato la fine virtuale della rincorsa scudetto dei nerazzurri e il -6 toccato dopo Ferrara ha solo confermato che tra le due squadre la vera differenza sono stati gli scontri diretti, perché entrambe hanno perso punti per strada. E in quest'ottica, non ha senso fare la conta dei punti persi in modo inaccettabile, perché anche dalle parti della Continassa potrebbero fare lo stesso discorso.
C'è poi un dettaglio che è stato sì sottolineato nei giorni scorsi, ma non abbastanza. L'Inter ha affrontato la trasferta di Roma dopo quella di Ferrara con un solo allenamento vero nelle gambe, esattamente quello della vigilia. Il tutto con i giallorossi in campo (in casa) il giorno precedente e quindi con preziose 24 ore di riposo in più. Visto che Juventus e Lazio giocano stasera, cosa impediva a chi ha stilato il programma di concedere anche ai nerazzurri un pizzico di ossigeno, considerando anche la doppia trasferta? In un contesto che è a dir poco insolito, questi dettagli fanno enorme differenza Soprattutto per la loro ripetitività. Ma se ci si lamenta la replica è scontata: vale per tutti. No, non proprio. E lo sfogo di Conte a fine partita è la migliore arringa difensiva possibile.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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