Durante la cosiddetta banter era - corrispondente, in nerazzurro, soprattutto al triennio della presidenza Thohir (2013-2016), prorogata poi di altri 2 anni dopo il subentro maggioritario di Suning - ne erano comunque successe di cose interiste in chiara controtendenza. Per dire, c'era stato persino un anno solare a cavallo tra il 2013 ed il 2014 nel quale affrontare il Sassuolo - un club all'epoca neopromosso che, negli anni a seguire, avrebbe però assunto le vesti di autentica bestia nera interista - era diventato un autentico sollazzo. Fino ad augurarsi che lo spartiacque costituito dal ritorno in Serie A dei modenesi - dopo la discesa in cadetteria dell'anno scorso - possa ora costituire una sorta di reset di tutta la malasorte accumulatasi a seguito della loro 1a promozione (come non giudicare infatti abominevole il riscontro, fino all'ultima vigilia, di più vittorie dei neroverdi nelle 11 sfide totali a San Siro: ben 5 contro le sole 4 dei nerazzurri, più 2 pareggi). In quel periodo furono dunque assestati ben 2 cappotti clamorosi alla squadra allora allenata da Eusebio di Francesco. Sulla panchina dell'Inter sedeva invece Walter Mazzarri: incredibilmente! Quelle 2 circostanze forse saranno state fra le poche domeniche in cui il tecnico livornese deve essere venuto meno alla sua fama di piangina... Si trattò infatti di un paio di 7 a 0 inferti sempre nel mese propizio, come ora, di settembre: il primo, in trasferta, alla 4a giornata del campionato 2013-14, la seconda goleada maturò invece l'anno dopo a San Siro nel 2° turno.
Unico testimone oculare, per parte ora nerazzurra, di quelle 2 sfide è stato - altrettanto incredibilmente - Francesco Acerbi, in campo però, all'epoca, con la maglia del Sassuolo nella gara in Emilia ed in panchina nella partita del Meazza. Solo grazie a questo riscontro temporale ci si farebbe forse convinti che l'highlander Francesco abbia più anni di Matusalemme... Ma le curiosità e le stramberie agli albori di Inter-Sassuolo mica finiscono qui. Fra le prime vanno senz'altro ascritte - sempre in merito a quella coppia di sfide prolifiche - 2 differenti cinquine di gol argentini che, se non sono un unicum nerazzurro, poco ci dovrebbe mancare. Nel settembre 2013 andarono a segno Palacio, Alvarez, Milito (con una doppietta da subentrato) e Cambiasso; l'anno dopo finirono invece nel tabellino Icardi ed Osvaldo, rispettivamente con una tripletta ed una doppietta. Mentre invece nella seconda categoria va annoverata di sicuro 'l'insolita' cacciata dal campo di Berardi - vice Matusalemme per parte modenese, nonché castigamatti dei nerazzurri in quanto capocannoniere di tutte le sfide incrociate con ben 8 reti - a seguito di un'espulsione rimediata nel 'cappotto' di San Siro per una gomitata inferta a Juan Jesus. Una sanzione - tanto per restare in campo disciplinare - che Berardi invece evitò in un Inter-Sassuolo del gennaio 2016 (terminato 0-1 con un rigore vincente segnato proprio da Domenico al 95o...) dopo che lui stesso aveva rifilato una manata a D'Ambrosio nei primi minuti di gioco. Pare che il tecnico dell'epoca Mancini, a ragione, ancora oggi se ne dolga. Infatti scatenò la sua pungente ironia con queste precise parole: "II signor Doveri con noi non ne sbaglia una. Forse per quella manata meritava il giallo D’Ambrosio! C’erano tre arbitri in quella zona, sei occhi: era un fallo da espulsione!" (il VAR era ancora di là da venire).
Da allora son passati più di 9 anni, ma per i nerazzurri il via crucis arbitrale si rinnova ad ogni inizio stagione. Evidentemente perché additati - non se ne vede altra possibile giustificazione - come gli (impuniti?) 'scoperchiatori' di Calciopoli, uno scandalo che ha sputtanato a vita la categoria arbitrale condannando altresì le istituzioni pallonare nostrane al ludibrio planetario. Ed una volta 'riascoltato' il nastro manciniano, si fa allora presto a domandarsi - petrodollari a parte - cos'altro possa aver spinto Simone Inzaghi a 'riparare' in Arabia Saudita... D'altronde, che protezione avrebbe mai ricevuto il tecnico piacentino da quando Beppe Marotta è stato fatto presidente da Oaktree, con il dirigente varesino che proprio non ne vuol sapere - nemmeno in questa stagione... - di scrollarsi finalmente di dosso quei panni lisi di 'matricola da caserma'? Ossia vesti che dimostrerebbero di aver somatizzato in profondità - e magari non solo durante la naja... - un famoso slogan imposto dal diffuso 'nonnismo' e dalle prevaricazioni altrui: "Mutismo e rassegnazione". Alla luce di questo frustrante scenario di inusitata passività, agli appassionati ed ai tifosi dell'Inter non resterebbe che trasecolare, non avendo peraltro mai smesso di bestemmiare - sin dal gennaio di quest'anno - per tutti i furti con scasso subiti dalla Beneamata. Troppi ed evidenti i torti arbitrali che sono stati fatti passare pressoché sotto silenzio dalla società milanese, costando però allori e trofei ai nerazzurri.
Fatta questa 'doverosa' retrospettiva, non rimarrebbe che coltivare anche una pia illusione 'cromatica': che la bestia nera Sassuolo cominci finalmente a sfumare nel neroverde! Semprechè dopo lo spauracchio Berardi - stavolta scongiurato - non si profili baldanzoso l'attuale tecnico dei modenesi, Fabio Grosso. Anzi l'ha già fatto in coda ad Inter-Sassuolo, dimostrando però di avere dei ricordi un po' annebbiati. Allorché, adombrando dei fantomatici torti arbitrali che il Sassuolo avrebbe subìto domenica sera, è come se avesse storpiato di brutto lo slogan che un geniale tifoso nerazzurro aveva esposto con un vessillo sugli spalti di San Siro qualche lustro fa. Da quel testo originale "Non sono Figo, ma ce l'ho Grosso!" - con allusione, pseudopornografica, al fatto che i 2 fossero all'epoca compagni di squadra all'Inter - alla paventata castroneria odierna del tecnico romano: "Non sono Figo, ma l'ho sparata grossa"...
Orlando Pan
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