"Sono andato nel suo ufficio e siamo rimasti per 15-20 minuti. Ci siamo detti cose personali di allenamento e ho voluto capire come fa certe cose del gioco dell'Inter che mi piacciono. Ho voluto parlare di calcio, mi piace imparare tantissimo e se posso avere l'opportunità di avere un tecnico che viene a vedere un mio allenamento oppure di poter vedere io un allenatore e parlare un po', per me è troppo importante". Circa un anno fa Cesc Fabregas rivelò l'incontro con Simone Inzaghi che tanto desiderava. L'allenatore spagnolo, che sta svolgendo un ottimo lavoro con il Como, non ha mai nascosto il suo gradimento verso il gioco che il collega piacentino aveva proposto sulla panchina nerazzurra, al punto da voler saperne di più confrontandosi con il diretto interessato.

Qualche mese dopo Inzaghi, dopo la cocente sconfitta in finale di Champions League, disse addio all'Inter per accettare la ricca offerta dell'Al Hilal e il destino del club nerazzurro si sarebbe potuto incrociare proprio con quello di Fabregas, tra i più seri candidati a ereditare la panchina nerazzurra. Il resto è storia, il corteggiamento di Piero Ausilio nei confronti dello spagnolo (apprezzamento corrisposto) si è scontrato contro la diga alzata da Mirwan Suwarso, presidente della società lariana, che non ha voluto neanche prendere in considerazione l'ipotesi di concedere il via libera all'ex Barcellona per firmare con i milanesi e lo ha detto esplicitamente tirando in ballo il rispetto tra club: "Abbiamo comunicato il nostro rifiuto direttamente al presidente dell’Inter, che lo ha riconosciuto con la cortesia e la chiarezza che ci si aspetta tra club che si rispettano reciprocamente", le sue parole risalenti a giugno scorso.

Cronologicamente, pochi giorni dopo, il blitz con il Parma per 'liberare' Cristian Chivu, a cui i gialloblu non si sono opposti. Il resto è storia, con l'ottimo lavoro svolto dall'ex tripletista, che è tornato nel modo giusto in un ambiente che conosce benissimo e ha saputo costruire qualcosa di interessante traendo spunto dalla filosofia inzaghiana e aggiungendo un po' di spezie personali per aggiungere sapore al piatto. Non è un caso se ogni volta che può parlarne, Beppe Marotta ostenti grande soddisfazione per aver riposto la fiducia nel romeno, ribadendo sempre che è stata una scelta ovvia per le sue note qualità di uomo e professionista. Poco importa se, almeno cronologicamente, il primo approccio per il post Inzaghi sia stato fatto per Fabregas, quello che conta oggi è che l'Inter stia rispettando il proprio ruolo di protagonista sia in Italia sia in Europa, pur con un traumatico cambio di guida tecnica.

Sabato al Meazza arriverà il Como, quinto in classifica assieme al Bologna e davanti alla Juventus (sconfitta sul campo) e sarà un'occasione per guardarsi allo specchio e capire, in un confronto diretto, chi tra Chivu e Fabregas, due grandi ex calciatori e oggi allenatori abbastanza giovani e ambiziosi, se la caverà meglio sul rettangolo di gioco. Ovviamente, sulla carta la rosa nerazzurra è considerata superiore a quella lariana, ma dal punto di vista della qualità di calcio espressa questo derby lombardo non prevede favoriti e il match si presta a ogni possibile risultato. Sarà anche una sfida tattica, con due moduli diversi: il 3-5-2 di Cristian contro il 4-2-3-1 di Cesc, al di là dei princìpi di gioco che permettono a entrambe di produrre un calcio piacevole e il più delle volte vincente, al punto da dividerle in classifica da appena 3 punti.

Ovviamente tra due giorni non arriverà alcun verdetto, neanche sulla bontà delle decisioni di entrambi i club sulla strategia per la propria panchina. Ad oggi entrambe le dirigenze sono estremamente soddisfatte delle mosse di 6 mesi fa. Il campo darà solo ulteriori indicazioni, con la sensazione che il pubblico non si annoierà.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 04 dicembre 2025 alle 20:18
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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