Per lavare l'onta (benché solo parzialmente) dell'inopinata doppia sconfitta in campionato, si vuol azzardare che il buon Chivu - già detestando di suo le centrifughe e per non ritrovarsi a fare il bucato a mano annusando magari un sapone altrui (tipo quello di Marsiglia di De Zerbi...) - sia stato corroso da un solo dubbio. Non dal calcare, ma se giovarsi idealmente di un sapone in polvere in auge negli anni '80 (il vecchio Spic & Span) anziché ricorrere al sempreverde detergente multiuso Aiax... Le allegorie sbianchettanti si sprecano. Fatto sta che molto più consono si è rivelato quest'ultimo articolo - nonostante il 'difetto di denominazione' (con la 'i' al posto della 'j') - ossia un prodotto del mercato olandese tornato a riempire, dopo un biennio di assenza, la più prestigiosa delle 3 scaffalature continentali... La scelta di 'bucato' del tecnico romeno è stata dunque profittevole per i 3 punti ottenuti e perchè non ha lasciato particolari aloni nella retroguardia nerazzurra (leggasi clean sheet), in perfetta aderenza ad un vecchio slogan pubblicitario di quello stesso detergente che, fattosi squadra, ora torna buono: "Igiene sì, fatica no". Nel senso che l'inconsistenza di uno dei 2 club in Champions dei Paesi Bassi, pur blasonato, è stata palese, rivelandosi squadra biodegradabile quasi come un detersivo...

Più seriamente, Ajax-Inter ha lasciato in eredità anche altri retaggi, oltre all'atteso ritorno alla vittoria ed alla superprestazione del rappresentante più giovane della PFE (la Premiata Forneria Esposito...): Francesco Pio. Tipo la scelta di Chivu di boicottare (1a parola grossa!) la vox populi per agire motu proprio nei confronti del portiere elvetico Sommer. Con Yann, confermato titolare, che nella prima occasione (delle uniche due...) concesse ai rivali ha salvato il risultato immolandosi su quello sciagurato di Godts: che, di nome, fa comunque Mika, non Egidio! Mentre, ad 1 minuto dal 90°, ha rischiato invece di essere scambiato per un collezionista di lepidotteri. Tanto a farfalle è infatti risultata la sua uscita su Dolberg che, di testa, non ha trovato la porta. Se centrata, si sarebbe anche potuta riaprire la partita. In ogni caso, le imminenti e sinistre balistiche domenicali 'dell'omonimo' neroverde Berardi costituiranno, di sicuro, un test più probante. Quanto alle 2 testate vincenti, mica tutti possono vantare le doti di elevazione ed il capoccione di Marcus Thuram che gli hanno consentito di issarsi - con già 4 siffatte marcature delle 5 totali in stagione - a temporaneo capocannoniere sia in Serie A che in Champions. Piuttosto è ciò che vi frulla dentro che ha lasciato ultimamente interdetta gran parte dell'utenza nerazzurra. Varrebbero a poco - a modesto parere dello scrivente - certe sue giustificazioni furbe alle quali, peraltro, (quasi) tutti hanno creduto. Quei suoi contegni 'guasconi' - tradotti in ilari pourparler con l'amato fratello Khephren - non saranno mai tollerati nel registro ortodosso del derby d'Italia. Urgerebbe dunque un tempestivo indottrinamento, se non un ripasso: purché in cattedra non salga, come docente, un genitore troppo di parte... Pare anzi che si sia già provveduto perché qualche germoglio sarebbe pure affiorato all'Amsterdam Arena. Non ci sarebbe peraltro nessun bisogno che si proflasse un Balotelli 2.0, spesso immusonito: non si saprebbe proprio cosa farsene di un fac-simile se non 'barattarlo', pur a malincuore, in una delle prossime sessioni di mercato...

Ma non si vuole certo rovinare il clima di ritrovata fiducia stando qui ad interpretare la fisiognomica di Marcus. Solo non far passare in cavalleria gestualità, abitudini o proprio dinamiche di spogliatoio valutate come controproducenti. Per dire: ci sarebbero altri destinatari del boicottaggio di Chivu (2a parola grossa, sebbene un po' meno della 1a...). Tipo almeno 4 giocatori - dei 5 nuovi arrivati nel mercato estivo - non impiegati in partita (con Luis Henrique e Diouf rimasti proprio in panchina) se non subentrati solo agli sgoccioli della stessa (Sucic e Bonny). Con un Barella di nuovo persosi in sterili leziosismi, sombreri e ghirigori affini ed un Mkhitaryan in chiaro debito di ossigeno, dunque di lucidità, ma soprattutto con una gara di fatto chiusa molto prima dell'ora di gioco, non si è proprio capito perché Chivu - a parte il doveroso ingresso di Frattesi per l'armeno appena ammonito - abbia di nuovo preferito Zielinski (come a Torino) come cambio naturale del tuttocampista sardo. Ossia con una replica fedele delle tempistiche - ma soprattutto dei cambi ruolo per ruolo - di chiara matrice inzaghiana. Con i fantasmi di Buchanan e di Asllani già a volteggiare sulle teste, rispettivamente, dei novelli Luis Henrique e Sucic/Diouf (per non dire dell'enigma Zalewski...) o a comparire nelle considerazioni preoccupate di quei tifosi che hanno peraltro già messo in conto una stagione nerazzurra di transizione. Convinti come restano che certe prestigiose ribalte europee andrebbero pur sempre sfruttate. Ma altrettanto speranzosi che anche contro il Sassuolo il tecnico Chivu riesca a trovare lo smacchiatore più idoneo (Viavà? trielina? benzene?) per rimuovere un'ulteriore fastidiosa onta: quella dei neroverdi bestia nera dei nerazzurri.

Orlando Pan

Sezione: Calci & Parole / Data: Ven 19 settembre 2025 alle 16:30
Autore: Redazione FcInterNews.it
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