Centrocampista grintoso e dai mille polmoni, perno della Primavera nerazzurra con all’attivo anche due presenze in prima squadra, equamente divise tra Serie A e Champions League. Oggi Nwankwo Obiora gioca nel Boavista. È un elemento prezioso del team portoghese che non ha dimenticato i suoi trascorsi italiani, né le sue radici. Come rivela, nell’intervista esclusiva a 360°, a FcInterNews.

Come prosegue la vita in terra lusitana?
“Alla grande. Sono molto felice. Mi sento bene e sono contento di essere tornato in un ambiente nel quale mi ero sentito a mio agio”. Come è stata la sua infanzia? “Buona, nulla di speciale. Ho iniziato a giocare a 10 anni. Ricordo ancora quando mio padre mi comprò il primo paio di scarpe. Da allora il mio amore per questo sport è cresciuto in modo esponenziale”.

È vero che in Nigeria, dopo Nwankwo Kanu e Oba Martins, molti supporter locali hanno iniziato a tifare Inter?
“Sì. Entrambi hanno reso i nerazzurri estremamente popolari agli occhi dei miei connazionali. Specialmente Martins. Il suo stile di gioco e il come celebrava le reti hanno fatto sì che molti nigeriani volessero guardare le partite dei meneghini”.

Lei come è arrivato all’Italia?
“Sono approdato da voi dopo il Mondiale Under 20 del 2009. Per me era fu un grande trasferimento, considerando che provenivo da un club nigeriano”.

E cosa ha provato firmando per un club mondiale come l’Inter?
“Come le ho detto, fu un grande trasferimento, enorme. Sapevo che mi sarei trasferito in un buon club in Europa dopo quel torneo, ma non mi aspettavo una società così importante come l’Inter. Fu un sogno per me”.

Ha iniziato con la Primavera. Ricordi belli e brutti di quegli anni?
“Sì, con mister Fulvio Pea, che continuo a considerare uno dei migliori tecnici con i quali abbia mai lavorato. I momenti migliori? Praticamente ogni giorno. Semplicemente allenandomi e disputando le varie partite con gli altri ragazzi. Il ricordo peggiore corrisponde a quando mi ruppi la mano durante un match”.

È ancora in contatto con quei giovani atleti? Per lei chi era il migliore?
“Sicuramente molti giocatori avevano talento. Sfortunatamente ho perso i contatti al momento. Solo con Joel Obi, di tanto in tanto ci scriviamo ‘Hi’ sui social media, ma questo è quanto”.

Benitez la fece esordire in Prima squadra. Cosa ha provato la sera della sua prima apparizione in Champions League?
“Sì, mi ha fatto debuttare sia in Serie A che nella competizione europea più importante. Wow! Non penso ci siano parole per descrivere quello che sentii nel particolare momento. Ma sicuramente sono stati tra i migliori momenti della mia carriera. Un sogno che diveniva realtà”.

Chi era il miglior giocatore di quella rosa?
“Difficile da dire. Allora c’erano 8-9 elementi che stavano sulla cresta del mondo, disputando grandi partite”.

Chi invece la aiutò di più?
“Sulley Muntari, senza ombra di dubbio”.

Qual è perciò il suo ricordo più bello legato alla prima squadra nerazzurra?
“Ne ho parecchi, ma il migliore è l’esordio in Champions League a San Siro”.

Un suo connazionale, Moses, potrebbe finire all’Inter. Sarebbe un buon affare per squadra e giocatore?
“Lo conosco perché ho giocato con lui (in Nazionale, ndr). Io sinceramente non ho sentito nulla di questa notizia, ma nel caso sarebbe positivo per l’atleta. Ma lui dovrà aumentare la sua volontà nel lavorare. Il Victor Moses che conosco io è un po’ ‘rilassato’... E in Italia questo è un grosso problema, perché voi preferite i giocatori che lavorano sodo”.

Ha altro da aggiungere sulla sua esperienza con i nerazzurri?
“Mi sono goduto ogni momento a livello di Inter, sia con i giovani, che con la prima squadra. Il mio unico rimpianto è che tutto non è durato quanto avrei voluto. In più ero occupato nel cercare di fare una buona impressione, piuttosto che a vivere attimo per attimo”.

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Sezione: Esclusive / Data: Mar 04 giugno 2019 alle 19:53
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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