Dopo le turbolenze di fine stagione, Antonio Conte si è presentato ai cancelli del suo secondo anno all’Inter carico di entusiasmo, con un sacco di idee da applicare al suo calcio. Tutto è cominciato poco prima dell’inizio del lockdown, quando l’Inter stentava in campionato e - dopo una prima parte di stagione esaltante - ha scoperto di botto i suoi limiti, risultando sterile offensivamente e con qualche buco di troppo nelle retrovie.
Durante la pausa forzata Conte ha lavorato incessantemente per sviluppare una nuova filosofia e apportare modifiche sostanziali al 3-5-2 che l’ha reso grande: così, contro il Napoli in Coppa Italia, l’Inter si è ridisegnata con un 3-4-1-2. La presenza del trequartista era il fulcro del nuovo calcio di Conte, esperimento riproposto consistentemente (e con risultati alterni) fino alla gara contro il Sassuolo, quando i nerazzurri dicono ufficialmente addio alle speranze di Scudetto. Da quel momento, Conte capisce che i tempi non sono ancora maturi e torna alla base, con un 3-5-2 che ingranerà di partita in partita e porterà la squadra fino in finale di Europa League.
Il 3-4-1-2 proponeva alcune chiavi di lettura molto interessanti: la posizione di Skriniar, che molto spesso si sganciava dal lato destro e pestava la linea del centrocampo, partecipando attivamente allo sviluppo offensivo. Un pacchetto di movimento del trequartista, il giocatore più talentuoso attorno cui far gravitare il nuovo equilibrio della squadra: nella testa di Conte, la posizione perfetta per il binomio Eriksen/Sensi. Conte l’ha sempre detto: “Ho fiducia in Eriksen, abbiamo ridisegnato la squadra attorno a lui, gioca nella sua posizione preferita. Ci vorrà tempo”. Poi, com’è giusto che sia, nel calcio bisogna fare economia di risultati e squadra che vince non si cambia: da qui, l’inserimento di Godin fino alla finale e il centrocampo Gagliardini, Brozovic, Barella che non ha perso una partita.
SOLUZIONI - Come dicevamo, si è visto fin dalla gara contro la Fiorentina come il nuovo schieramento possa portare a tattiche interessanti. Al netto delle polemiche sulla prestazione di Eriksen, un giocatore che agisca alle spalle di Lukaku e Lautaro amplifica le soluzioni e aiuta la manovra a espandersi al meglio. Il primo tempo contro i Viola è stato molto positivo, come lo sono stati i primi 45’ contro il Benevento, quando l’Inter ha annichilito gli avversari.
Per chi se lo stesse chiedendo, è vero che anche con il 3-5-2 spesso il terzo centrocampista in fase di non possesso si sganciava e agiva da trequartista, ma in questo caso stiamo parlando di equilibri di squadra in entrambe le fasi. Il calcio non è uno sport che va a compartimenti stagni, ma c’è bisogno di armonia.
Per esempio, con i nuovi equilibri del 3-4-1-2 sarà fondamentale l'apporto di Skriniar: l'anno scorso ha avuto un'evoluzione turbolenta, ma quest'anno è tornato al centro del progetto. Il suo sviluppo con la palla tra i piedi e in fase di ripiegamento sarà il vero ago della bilancia per la squadra: se Milan sarà in grado di elevare il suo gioco, l'Inter potrebbe formare il terzetto difensivo da elite europea, con Bastoni e De Vrij che già godono del gioco di Conte, un amplificatore delle loro caratteristiche.
CHI GIOCA? - Le parole di Eriksen hanno fatto rumore, senza dubbio. Le malelingue ci trovano significati dietrologici, tutti gli altri si rendono conto che un giocatore arrivato in pompa magna si aspetta di giocare di più in autunno, quando l’Inter scenderà in campo letteralmente ogni tre giorni. Un desiderio legittimo, anche perché lo stesso Eriksen in estate si era detto comprensivo delle ragioni per cui Conte l’ha panchinato sul finire della scorsa stagione. Un caso che non esiste, anche perché la competizioni positiva fra lui e Sensi non può che migliorare due dei centrocampisti più talentuosi della squadra.
Il Derby sarà ovviamente un banco di prova importante, con il 12 squalificato e il danese che avrà messo minuti importanti nelle due gare con la Danimarca. Conte sceglierà di continuare l’esperimento e di rimanere fedele a se stesso, oppure proverà a giocare come contro la Lazio, con un trequartista adattato con un focus sulla fase di non possesso? Basta che non si parli di difensivismo, perché contro i biancocelesti il baricentro dell’Inter è rimasto altissimo per tutta la gara. Certo è che usare Barella in quel ruolo è come depotenziare alcune delle sue caratteristiche più peculiari.
Conte ogni partita è di fronte a tre vie: può far giocare Sensi, un ingranaggio perfetto per i suoi meccanismi. Può affidarsi a Vidal o Barella, due giocatori che rappresentanto il suo stile in campo. Oppure può dare spazio a Eriksen, il naturale upgrade delle sue idee di gioco, che se inserito con i giusti giri può dare la scossa definitiva al motore di questa Inter.
Certo è che la squadra nerazzurra, come non capitava da anni, ha a disposizione una serie di soluzioni (imprevisti permettendo) che nessuna squadra di Serie A può vantare. Bisognerà trovare solo il giusto mix e poi i risultati potrebbero essere esplosivi. E, finalmente, vincenti.
A qualche giorno dal derby di Milano, condizionato dalle assenze a causa del Covid, un ruolo fondamentale, più delle altre volte, potrebbero recitarlo Samir Handanovic e Gianluigi Donnarumma. A parlarne è un veterano dei pali nerazzurri, Luca Castellazzi, nerazzurro per quattro stagioni. "Magari non sarà già una gara determinante, ma può dare delle indicazioni per il prosieguo del campionato", dice l'ex estremo difensore a Il Giorno.
È una stracittadina che si può decidersi tra i pali?
"La fortuna di Inter e Milan è avere in porta due certezze per la presenza e la costanza di rendimento. Handanovic fa pochi errori, in un'Inter che va bene possono anche incidere meno come è accaduto a Benevento. Donnarumma ha dalla sua la carta d'identità, anche se poi di esperienza per essere un '99 ne ha tantissima. Entrambi stanno diventando portieri moderni".
In questo chi ha fatto i miglioramenti più evidenti?
"Lo sloveno è cresciuto molto negli ultimi due anni. Il ruolo impone di essere un giocatore di movimento che usa le mani. Spesso alcuni disimpegni mettono un po' in allarme il tifoso, ma il calcio ha virato verso questa interpretazione".
La scuola italiana è ancora un punto di riferimento nel mondo?
"Bisogna sempre avere un'apertura mentale nel comprendere altre metodologie. La famosa "croce" della scuola tedesca può essere vantaggiosa nel gesto tecnico dell'uscita in uno contro uno dove lo spazio con l'attaccante è minimo. Vedo tanti portieri tedeschi che la fanno anche su tiri da venti metri e non capisco il senso. La scuola italiana è qualificata, ha istruttori bravissimi. Siamo sempre stati al top e non penso che abbiamo perso qualcosa".
L'allarme Covid influirà su questa gara e in generale sul campionato?
"È evidente che eventuali casi potranno togliere giocatori importanti, come è già successo. Ci saranno delle variabili che creeranno scompiglio nelle squadre. Non è facile nemmeno per chi è al loro fianco e magari è negativo, ma sapevamo che per far ripartire il calcio bisognava prendere dei rischi".
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Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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