È andata. Superfluo dire come, perché la gara di ieri sera è stata chiarissima e ha detto tutto. In negativo. Un amico che volta le spalle nel momento del bisogno, la fidanzata che tradisce, una delusione grande, un errore imperdonabile. La lista potrebbe essere infinita, ma basta un numero, anzi due, per riassumerla, senza tanti giri di parole. L'Inter è caduta a Firenze con un rotondo 3-0. Punto. Arrabbiato, deluso e stanco nella conferenza stampa di sabato, alla vigilia di una sfida da riscatto perfetto contro la Fiorentina. Questo 'ha detto' Mazzarri davanti ai microfoni. Una rabbia che, in molti, hanno sperato di veder poi trasformata nella squadra come carica positiva, nella molla da rialzo, con la scintilla da ri-carica. Ma tutto è andato storto ed è accaduto l'esatto contrario: prestazione mancata e Inter s-caricata dalle sue stesse intenzioni. La Viola merita la vittoria, il successo e l'euforia del finale di gara, a fronte di una squadra, quella di un coach WM affranto nel post partita, che solo in rarissime occasioni ha provato a impienserire Neto. Montella sorride, Mazzarri piange. E adesso attenzione, perché Napoli può esplodere.
CARICA! ANZI, NO - Da applausi la coreografia che il pubblico del Franchi esibisce all'ingresso in campo delle squadre, il giusto premio, l'esatta grande bellezza per questo scontro diretto da Champions, con un messaggio chiaro che attesta la voglia di cambiare un momento, forse, anche peggiore rispetto a quello dell'Inter: "Carica!", scrive e grida la Fiesole. Detto, fatto. Lo stesso diktat risuonato nella testa nerazzurra dopo la figuraccia contro il Cagliari e il poco convincente 2-0 contro il modesto Qarabag, ma anche in questo - in motivazioni e intenzioni - i viola arrivano prima, proprio come sui palloni.
INTER: IO GIOCO, TU GUARDA - Primo tempo da dimenticare, uno dei peggiori della storia recente, per lo più ricca di pesanti cadute. Quasi un copia-incolla della lezione firmata Zeman di pochi giorni fa con reparti distanti, punte abbandonate al proprio destino e un Kovacic che predica, anzi, cerca di farlo. Ma in mezzo nel deserto. Simbolico e significativo il gesto proprio del baby di Linz nel corso del primo tempo, quando alza le mani in segno di disappunto per il movimento praticamente nullo dei compagni. A nulla poi serve l'ingresso di un Hernanes lontanissimo parente del buon giocatore ammirato a Roma (discesa di Tomovic, 'dove sei Profeta?').
TRE-DIMENTI - Tre sostituzioni, tre tradimenti. Oltre al brasiliano ex Lazio, Mazzarri inserisce anche un vecchio-nuovo volto di questa squadra, quel Joel Obi che di Inter e ambiente nerazzurro conosce tutto alla perfezione (canterano di vecchia data). Ma l'ingresso del nigeriano classe '91 di Lagos risulta fantasma. Assente, o meglio, spettatore non pagante sul terzo gol, quando si mette comodo e assiste anch'egli alla discesa di Tomovic. Meglio Palacio, che ricambio di questa Inter non lo è di certo, anche se la condizione latita ancora. Subito pericoloso con il tiro che si spegne sull'esterno della rete, è palese quanto sia tatticamente prezioso per questa squadra. La speranza di Mazzarri è che possa essere al top per la sfida contro il Napoli.
AMICI, MA NON TROPPO - M'Vila e Medel, una doppia M che non s'ha da fare. La gara del Franchi dice che i due, in questo momento, non parlano la stessa lingua. E non si tratta di francese e spagnolo, ma di dialetto calcistico. Anzi, tattico. Con un Hernanes fuori forma Mazzarri opta dal primo minuto per la soluzione doppio mediano lasciando a Kovacic il compito di inventare, ma il 'giochino' è subito infelice e diventa il primo auto-ostacolo per l'Inter. Il Pitbull del kick-off di inizio stagione che corre e sbrana ogni avversario ieri sera non si vede diventando lui stesso la preda. Spostato di qualche metro rispetto alla 'zolla' abituale, Gary non incide e dimostra che quello di mezzala non è il ruolo adatto per lui. Risultato: continua rincorsa... nel vuoto (vedi nel primo tempo il duello, clamorosamente, perso con un Pizarro sempre giovane che si prende gioco di lui con finte e controfinte da campione). Insomma, con un Profeta ancora non all'altezza, questa doppia M non viene in soccorso e per ora non può che essere un esperimento sbagliato.
SOGNO... DI MEZZA ESTATE - Perché la tanto acclamata difesa a quattro resta tale. Sponsor mediatico, che tra Pinzolo e States ha occupato qualunque prima pagina tattica, oggi squadra e tecnico stanno mostrando palesi difficoltà quando si tratta di camaleontizzarsi, non essendo ancora in grado di rendere concreta questa idea. E i precedenti parlano chiaro: rischio ko a Palermo, discorso a parte contro il Cagliari con assetto adattato dopo il rosso di Nagatomo, e bollino rosso da debacle di proporzioni maggiori in Toscana. A stagione iniziata, con il doppio fronte che diventerà triplo con l'arrivo della Coppa Italia, questo processo non può essere sviluppato, e la sensazione è che sarà così per l'intera annata. Poco tempo, poche idee per un cammino tattico lungo e difficoltoso, a maggior ragione in assenza del giusto percorso di lavoro e preparazione alle spalle. E preparata, questa Inter, non lo è da sempre perché, in carriera come a Milano, Mazzarri non ha mai creduto in questo progetto, in favore del solo e unico terzetto difensivo.
UN EX DA PAURA - Cagliari, Fiorentina e Napoli. Proprio il Napoli, l'ex ora in mano a un ex che sogna di tornare nella vecchia casa per far male a quello che prima di te ha fatto benissimo, proprio dove ora 'siedi'. Detta così appare una frase di difficile comprensione, ma la gara contro gli azzurri dopo la sosta delle Nazionale appare già come un intrigo amoroso da cui qualcuno potrebbe uscirne male, se non malissimo. Male Benitez, perché anche lui non se la sta passando alla perfezione (nonostante la vittoria in rimonta sul Torino) e malissimo lui, l'uomo che andrà a giocarsi di più: Walter Mazzarri. Dopo il doppio ko contro Zeman e Montella, l'Inter e WM in testa devono ora scongiurare la terza puntata-horror proprio contro Rafa, l'uomo passato da Milano cercando di far dimenticare l'indimenticabile. La sconfitta numero 3 sarebbe inammissibile, per varie ragioni. In primis il momento, ancor di più dei punti (anche se la classifica ora piange), perché il 2 azzurro in schedina potrebbe avere ripercussioni difficilmente riassestabili. E la sosta che ora darà spazio alle Nazionali può essere alleato prezioso, per calmare animi e limitare tensioni, in attesa di una data - il 19 ottobre prossimo, appunto - in cui l'avversario si chiamerà Vesuvio. Giorni che serviranno per recuperare forze e uomini, riordinare le idee e soprattutto per scongiurare un'esplosione... che ora fa già paura.
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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