È arrivato il momento di fare sul serio: l'Inter domani farà il suo debutto in campionato contro il Torino di Marco Baroni, e alla vigilia di questo Monday Night il tecnico nerazzurro Cristian Chivu si presenta nella sala conferenze di Appiano Gentile per presentare la sfida ai granata e parlare dei temi principali dell'attualità nerazzurra. FcInterNews.it vi propone le sue dichiarazioni.
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Domani si parte dopo un'estate impegnativa, quanto è soddisfatto del lavoro estivo e che Inter si aspetta?
"Abbiamo lavorato bene, la preparazione è stata breve ma intensa. Non abbiamo avuto tante difficoltà, i ragazzi hanno lavorato sodo e si sono messi a disposizione per questo inizio di stagione. Siamo un cantiere aperto, vogliamo migliorare la prestazione di questa squadra a livello individuale e collettivo. Siamo pronti per iniziare, non vediamo l'ora".
Che valutazione dai sul fatto del passaggio da Lookman a Diouf?
"Il mercato è sempre stato mirato. Abbiamo scelto qualche nome ma le società con le quali abbiamo trattato hanno dichiarato incedibili i giocatori come abbiamo fatto noi; le società hanno il diritto di scegliere se vendere o no un giocatore. Siamo stati coerenti perché abbiamo mantenuto la linea di investire sui giovani, scegliendo giovani importanti e già pronti a darci una mano".
Ci sta ad avere la pressione dettata dalle parole di Oriali?
"Io sto con Max Allegri che dice che chi vince lo Scudetto, e il Napoli per quanto ha speso quest'estate parte favorito. Anche se Oriali è un amico".
Con Oriali sei stato protagonista del Triplete, cosa speri di trasmettere da quell'esperienza?
"Un po' il carattere e il capire che quello che hai nel pensiero e nella programmazione di una stagione non è mai quello che affronti durante una stagione. Bisogna sapere i gestire momenti belli e meno belli, durante una stagione c'è sempre un momento in cui se non riesci a portare qualcosa da certe partite, come noi a Kiev nel 2010. Bisogna saper gestire i momenti, avere autostima e arrivare a fine stagione vedendo dove sei per fare l'ultimo salto di qualità e portare a casa gli obiettivi della società".
Cosa pensa delle parole di Italiano che ha detto che giocare col mercato aperto è una follia?
"Quello che pensano gli allenatori vale poco, sono regole imposte dalla FIFA. Vorremo avere tutti cose a posto, però fare l'allenatore significa saper gestire i giocatori coi loro pensieri. Mi diceva un grande allenatore che la cosa più semplice per un tecnico è la partita, il resto sono problemi. Non possiamo decidere noi, certo sarebbe meglio iniziare una stagione sapendo subito qual è la rosa, ma fa parte del gioco non sapere chi arriva e chi parte. Bisogna saper prevenire queste incognite che accadono durante un mercato".
Qual è la cosa più delicata da gestire o da temere in questo avvio di stagione?
"Io non temo niente, abbiamo lavorato tanto. Quando sei onesto con te stesso e sei riuscito a dimenticare quello che è accaduto in passato, non devi temere niente secondo me. Poi si fa sempre il meglio in base a quanto hai per raggiungere quell'obiettivo. La mentalità fa la differenza, quando hai un obiettivo da raggiungere e sei consapevole dei passi da fare, la prima gara è sempre più importante".
Cosa senti di fronte ad un esordio storico per la tua vita e la tua carriera?
"Io sono orgoglioso di essere l'allenatore dell'Inter e consapevole della responsabilità. So cosa voglio trasmettere ai ragazzi, sono sereno perché ho imparato che quando dedichi tempo, energie e conoscenze per riuscirci le cose sono semplici. Poi non sai mai se ci riesci o no. Non vedevo l'ora si iniziasse, il passato insegna che noi preferiamo giocare e non aspettare. Siamo sereni e motivati, poi il campo ci dirà come siamo messi".
Ti aspetti qualche altro arrivo dal mercato?
"Con la società abbiamo una linea coerente, condividiamo i pensieri e sappiamo qual è il mercato oggi. Sono contento di quello che ho, abbiamo mantenuto una linea importante della quale abbiamo parlato quando eravamo negli Stati Uniti, investendo su certi ragazzi che hanno valore e aumentano il valore della nostra rosa. Preferiamo la qualità alla quantità, preferiamo giocatori già pronti e sappiamo che coi giovani ci vorrà più pazienza e lavorare di più. Ma in un contesto importante come questo l'inserimento è più facile; poi c'è la società che li accoglie e dà loro quello di cui hanno bisogno è il mix perfetto".
Che Torino si aspetta?
"Una squadra che ha investito tanto, che ha la stessa struttura. C'è sempre l'incognita del nuovo allenatore, ma conoscendo Baroni, che gode della mia stima per quanto fatto negli anni passati mi aspetto un Torino che verrà a giocarsela; non hanno niente da perdere e vorranno fare risulato a San Siro contro una squadra più forte di loro. Sono ostici, in salute e sanno giocare".
Ti senti di scuola calcistica italiana?
"Sono arrivato in Italia nel 2003, il mio percorso calcistico è frutto della maturazione fatta in Italia senza perdere di vista i miei primi anni nel calcio moderno all'Ajax, con una metodologia diversa rispetto a quella alla quale siamo abituati. Non voglio denigrare l'una o l'altra, nel calcio non c'è mai una regola ma mille sfumature; ci vuole la sensibilità nel percepire le cose da fare e quelle che danno fastidio. Noi apprezziamo cosa si fa all'estero però anche all'estero apprezzano quello che facciamo noi. Bisogna accettare che esistono delle idee, dei principi, un certo tipo di sensibilità dell'allenatore sul quanto può tirare la corda, se deve rinunciare o aggiungere qualcosa. È un arte, un mestiere che ci vuole un po' di tutto per farlo. Qualcuno dirà che sono inesperto ma l'esperienza fatta fuori mi fa vedere il calcio in maniera diversa, poi noi siamo schiavi dei risultati. Se valuti i risultati magari non hai tempo nel portare avanti le tue idee. Pensavo al PSG dell'anno scorso che ha fatto il playoff Champions. Non esiste una regola ma esiste il tempo che serve a tutti, esiste la maturità di una società e dei giocatori che hanno bisogno di tempo per portare avanti le loro idee; ma all'Inter il tempo purtroppo o per fortuna non esiste: bisogna partire forte già domani e dare continuità ai risultati perché le aspettative l'obiettivo della società è migliorarsi sempre e arrivare fino in fondo a ogni competizione, raggiungendo gli obiettivi che ci si impone a inizio stagione".
È probabile che domani il tifo organizzato non sosterrà almeno inizialmente la squadra, quale può essere l'effetto sulla squadra? E vuole fare un appello a chi sarà allo stadio?
"Spero non influisca sui giocatori, sperando che la situazione si risolva quanto prima perché la squadra ha bisogno di essere sostenuta; in uno stadio la passione sia importante. Spero nell'incitamento a prescindere dalla zona".
Sembrava si volesse prendere un calciatore come Lookman che avrebbe garantito un cambio di passo nell'uno contro uno, c'è ancora la volontà di arrivare a un colpo simile?
"Io voglio qualità, non quantità. Abbiamo individuato giocatori di qualità che non siamo riusciti a portare non per colpa nostra, ma ne abbiamo presi altri di qualità che possono alzare il livello competitivo di questa squadra".
Terminata la conferenza, Chivu saluta tutti in modo quasi 'papalino': "Buona domenica e buon pranzo...".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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