Ancora un giorno di attesa e finalmente si tornerà a parlare solo di calcio giocato in casa Inter. Ma quello serio, non quello sperimentale d'agosto propedeutico al kick-off ufficiale della stagione. Domani sera, dopo il gradevole antipasto grigiorosso, il San Siro nerazzurro riaprirà i battenti ospitando il tutto esaurito per Inter-Torino. Già, tutto esaurito il 25 di agosto, quando molta gente ancora consuma gli ultimi giorni di vacanza prima di tornare a lavorare. Come prevedibile, a dispetto del mal contento alimentatosi in rete per una strategia di mercato non proprio comprensibile ai più, usando un eufemismo, e a dispetto di richiami alla rivolta contro la società boicottando il supporto alla squadra, la Scala del Calcio risponderà presente. Perché quel 'finalmente' citato all'inizio vale per tutti i tifosi, anche per quelli più critici, i maicuntent a prescindere. Qui non si assegnano patenti di tifo, ci mancherebbe pure. Ognuno ha il diritto di vivere l'Inter come meglio preferisce, è una scelta di vita fortemente influenzata dal carattere personale. E anche solo per questo va accettata, senza 'guerre' interiori tra chi sosta sotto la stessa bandiera.

Alla fine, anche chi sostiene il contrario, allo stadio o davanti alla TV, se non avrà altri impegni inderogabili assisterà alla prima partita del nuovo campionato, mettendo da parte per 90 e passa minuti ogni espressione di disappunto. Anche perché, per mettere i puntini sulle 'i', il tanto esacerbato calciomercato è solo uno strumento per alimentare quel che succederà nei mesi successivi sul rettangolo di gioco, il fine ultimo. Che spesso sfugge alla logica della campagna acquisti anche per merito di coloro i quali poi sono i veri protagonisti: allenatore e giocatori.

L'Inter si riaffaccia al campionato con un nuova tecnico, che è peraltro un vecchio amico del popolo nerazzurro. Esattamente quella famigliarità necessaria per attutire l'impatto di un rumoroso e forse traumatico cambio in panchina. Se Calhanoglu non fosse squalificato, probabilmente contro i granata giocherebbero gli stessi titolari visti l'ultima volta nell'undici contro il PSG, quanto basta a riattizzare fuochi di rabbia e sensazioni di onta. In molti sostengono che se all'inizio della nuova stagione ci si ripresenta con gli stessi titolari di quella precedente, conclusa con grande sofferenza, significa che la dirigenza abbia fallito in sede di mercato per il semplice fatto di non aver aggiunto giocatori chiave alla rosa, degradando chi ha peccato. Punto di vista legittimo, soprattutto per il tifoso che sentiva il bisogno di un taglio netto con un recente passato che ancora fatica a scrollarsi di dosso.

Però, come in ogni situazione della vita, esiste sempre un altro lato della medaglia: se in panchina c'è stata una mini rivoluzione, con un allenatore inesperto che ha altre idee di gioco, forse non è proprio un male ripartire dalla continuità in campo, con giocatori che si conoscono bene e da squadra saprebbero adattarsi ai nuovi input. Può essere un impatto soft anche per i nuovi arrivati, che essendo per lo più giovani (il più 'anziano' è Luis Henrique, 23enne) e dovendo ancora affinare il feeling con uno stadio emotivamente impegnativo come il Meazza si gioverebbero di un ingresso nella mischia in punta di piedi, con le responsabilità affidate a chi ha spalle già larghe e qualcosa da farsi perdonare. 

Qui non si tratta di essere tuttapposter o aziendalisti, si tratta banalmente di mettere in pausa il malcontento dovuto a un mercato giudicato non all'altezza delle necessità e dedicarsi al supporto della propria squadra, che dovrebbe prescindere da ogni altra distrazione. Soprattutto all'inizio di una stagione che si apre a ogni posssibile scenario, non per forza negativo. Le parole le porta via il vento, ma ascoltando i vari Bastoni, Dumfries, Sommer e in ultimo Chivu manifestare la propria convinzione sulla forza della nuova Inter è impossibile non farsi venire il dubbio che forse potrebbero avere ragione. E l'unico modo per toglierselo è spalancare gli occhi e perdere la voce allo stadio. 

"Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi". Bertrand Russell.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 24 agosto 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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