In campo è un leone. Con tutte le caratteristiche per sfondare e arrivare lontano: corsa, fisicità, tecnica. Non è un caso che una delle ultime reti siglate con la maglia del Lugano Under 21 sia una punizione sotto il sette. “Lì dove non batte il sole” – precisa l’amico Christian Kouamé del Genoa in un post sui social. Fuori dal terreno di gioco invece Jimmy Tchaoule è di un’educazione e di un’umiltà d’altri tempi. Quella di cui si è sentito parlare attraverso i racconti dei nostri nonni. Il talentuoso centrocampista, ex giovanili dell’Inter, in esclusiva per FcInterNews, si confessa a 360°.

Come procede la sua carriera in Svizzera con il Lugano?
“Sono arrivato qui a gennaio. Sta andando bene, siamo secondi. Lottiamo per vincere il campionato. Faccio parte dell’Under 21 ma da un mese circa mi alleno anche con la prima squadra. Se mi sento pronto per il salto con i grandi? Direi di sì, ormai ho accumulato la giusta esperienza. Adesso però devo continuare a lavorare e impegnarmi al massimo”.

Torniamo indietro nel tempo. Come è arrivato all’Inter?
“Io sono arrivato in Italia per la famiglia, non per il calcio. Poi da piccolino un giardiniere di San Michele Mondovì, il mio paese, mi vide giocare con gli amici e mi consigliò di unirmi alla squadra locale. Incominciò tutto così. Iniziai con le partite e i primi trofei personali. Poi il padre di un mio amico, Sergio Bonfanti, mi segnalò a Pierluigi Casiraghi. Feci il provino con i nerazzurri e venni preso. Restai in prestito un anno al Cuneo e uno al Torino, successivamente nella stagione 2011/12 mi trasferii a Milano”.

Giovanissimi Nazionali, Allievi, Beretti, Primavera. Ha fatto tutta la trafila. Come è stato crescere in un top club mondiale come l’Inter?
“Qualcosa di incredibile. Non riuscivo a crederci. Io, un ragazzo del quartiere, mi ritrovavo nella mia squadra del cuore. Ero ancora più spronato a dare il massimo. Un’emozione incredibile”.

Tra l’altro si è allenato più volte con la prima squadra e ha disputato varie amichevoli.
“Sì, Mazzarri mi ha chiamato per svariate sessioni e Mancini mi ha addirittura convocato per qualche partita. Ho giocato a Doha contro il Psg o il derby contro il Milan dei grandi al Trofeo Berlusconi. Contro i rossoneri scesi in campo per tutto il secondo tempo del match. All’inizio mi tremavano un po’ le gambe, poi pensai solo a dare il massimo. Parliamo di una serie di emozioni pazzesche. Dovete capirmi: giocavo nello stesso team con quegli stessi campioni che fino a poco tempo prima ammiravo in televisione. Qualcosa di semplicemente fantastico”.

Chi fu il giocatore della Prima Squadra della Beneamata che l’ha colpita di più?
“Mateo Kovacic. Era forse il più piccolo per età. Ma faceva quello che voleva con la palla. Parliamo di un vero fenomeno”.

E a livello umano c’è qualcuno che le ha dato più consigli rispetto agli altri?
“Direi di no. Quando arrivi a certi livelli quegli stessi campioni ti reputano un loro collega. Come è giusto che sia. Tutti ti aiutano, ti danno una mano. Ti esortano e incoraggiano a migliorare”.

Anche con la Primavera dell’Inter ha vissuto grandi emozioni.
“Assolutamente. Abbiamo conquistato la Coppa Italia e una Supercoppa. Peccato però non aver vinto il campionato. Ma anche lì che soddisfazione battere la Juve a San Siro, davanti a 30 mila persone in festa. Non lo scorderò mai”.

Si sente ancora con i suoi ex compagni di squadra? E chi pensa potrà sfondare nel professionismo?
“Christian Kouamé del Genoa è il mio migliore amico. Milita già in Serie A quindi è facile dire che arriverà lontano. Come Radu, un grandissimo portiere. Ma ce ne sono tanti. Assane Gnoukouri è fortissimo, lo capii al primo allenamento. Kessié, mio compagno di Nazionale giovanile, è un pilastro del Milan. Duncan lo è del Sassuolo. Non dimentichiamoci poi di Yao, che è davvero bravo, o anche di Donkor, che ora gioca in Romania. Eravamo proprio una bella annata”.

L’unico suo cruccio forse resta quello di non aver esordito con la prima squadra in partite ufficiali.
“Direi di sì. Peccato perché c’era stata la possibilità di andare in panchina. Ma resto comunque grato dell’esperienza vissuta”.

Perché non è rimasto a Milano?
“Volevo vivere qualcosa di nuovo. Mettermi alla prova all’estero. Ora come le dicevo penso solo a lavorare e a migliorarmi. Dovessi lanciare un messaggio a giovani ragazzini di oggi, quelli che sognano in futuro di giocare in Serie A, direi, anzi dico proprio questo: impegnatevi sempre, in partita e allenamento. Non date nulla per scontato. Alla fine i vostri sforzi potranno essere ripagati. Anche io ho vissuto un momento negativo per colpa di alcune persone che non hanno mantenuto certe promesse, ma mi sono rimesso in gioco e ora continuo a credere di poter arrivare lontano. Col sogno di tornare a Milano. Che quel piccolo tifoso di quartiere possa firmare nuovamente per l’Inter. Difendere i colori della Beneamata ed essere un titolare della mia squadra del cuore”.

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Sezione: Esclusive / Data: Dom 02 giugno 2019 alle 17:13
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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