Capolavoro a La Spezia, un ciclo leggendario di vittorie con l'Inter. Ernesto Paolillo ricoprì l'incarico di presidente del club ligure nel 2004-2005, vincendo una Coppa Italia di Serie C e salvando la società da un fallimento che sembrava inevitabile. Il passo successivo è nerazzurro: nel 2006 entra a far parte del Consiglio d'amministrazione di FC Internazionale come direttore generale e con delega al settore giovanile. Un cammino indimenticabile che ha raggiunto l'apice nel 2009-2010, con la grande stagione terminata con lo storico Triplete. L'addio all'Inter si concretizza nel maggio del 2012 con una lettera pubblicata sul sito ufficiale della società, abbandonando così l'incarico di direttore generale, oltre a quello che ancora ricopriva a livello di settore giovanile.
FcInterNews ha intervistato in esclusiva l'ex dirigente nerazzurro, il quale ha ripercorso gli anni vissuti con Massimo Moratti ("C'era unità tra settore giovanile e presidenza, aspetto che oggi faccio fatica a vedere"), esprimendo non pochi dubbi sia su Erick Thohir ("Le sue parole di sponsorizzazione sui giovani mi sembrano solamente di facciata") che su Walter Mazzarri ("Non so se sia lui l'uomo giusto per valorizzare i giovani: non ne ricordo lanciati da lui"). Non mancano anche profondi rammarichi su campioni che si stanno formando in altre squadre, come Mattia Destro, Mario Balotelli e Davide Santon, mentre si dimostra chiaro e profondamente legato alla propria idea riguardante il capitolo stadio: "Meglio costruire uno stadio nuovo piuttosto che modernizzare il Meazza".
Sig. Paolillo. Come giudica la stagione dell'Inter e il lavoro di Walter Mazzarri?
"E' una stagione che non può essere giudicata per tutti gli eventi che sono accaduti. Il cambio di proprietà avvenuto a stagione in corso non è stata una cosa facile da gestire, quindi capisco le difficoltà che ha incontrato Mazzarri. Tutti questi eventi, in un modo o nell'altro, hanno influenzato la squadra. Non si può esprimere un giudizio".
Mazzarri merita la conferma di Thohir?
"Mah, direi di sì. Lui in questa stagione non ha avuto modo di esprimere il meglio di sé. Adesso avrà modo di intervenire sul mercato, sia per gli acquisti sia per le cessioni, quindi non avrà alibi. Dovrà fare una squadra seguendo le sue idee, sarebbe un controsenso se non organizzasse una rosa seguendo le proprie idee".
Capitolo Erick Thohir: come valuta questi primi mesi come presidente dell'Inter?
"Onestamente dico che non sono ancora in grado di giudicarlo. E' arrivato a campionato iniziato, ha investito in parte durante la sessione di gennaio in cui è impossibile fare qualcosa di definitivo. Quindi preferisco aspettare la fine di quest'estate per sbilanciarmi: valuterò la sua campagna acquisti, come avrà investito, in che modo avrà agito, se sarà in grado di dare spazio e lanciare i giovani. Dovrà cercare di costruire un vero gruppo, magari non vincente subito al primo anno, ma che dovrà essere competitivo in proiezione futura".
Cosa pensa dell'incomprensione tra Moratti e Thohir in merito al risanamento?
"L'Inter non è una società da risanare, è una società che ha vinto tutto in questi ultimi anni e che è sempre stata altamente competitiva. Se si dovesse cambiare strategia di business e si deciderà di fare dell'altro ok, ma non è mai stata una società da risanare. Moratti ha sempre fatto fronte a tutto e la società è sempre andata avanti tranquillamente. E' evidente che, nel caso in cui Thohir volesse cambiare strategia, dovrà operare diversamente. Ma voglio dire una cosa: si può anche avere in cima alla lista delle prorità l'aspetto commerciale, ma se una squadra non vince i risultati non arrivano, sia sul campo che sul piano commerciale, appunto".
Tornando all'aspetto di 'campo', da poco hanno salutato Milito, Samuel, Cambiasso e Zanetti. Lei avrebbe tenuto qualcuno di loro oppure questa linea che prevede un cambio generazionale totale è quella corretta da seguire?
"Rispondo francamente: io sono molto legato a tutti loro perché abbiamo passato tanti anni insieme, vincendo tutto. Mi rendo conto dell'età di Zanetti, mentre sugli altri ci sono due 'chiavi di lettura': se le scelte sono state di Mazzarri vuol dire che lui ha in mente un certo tipo di squadra, la migliore secondo il suo modo di vedere e in questo caso non avrebbe alcun tipo di alibi; se, invece, è stata una decisione presa da Thohir credo che ci siano più dubbi. Però mi sbilancio dicendo che è stata una scelta presa da Mazzarri stesso".
Questione stadio: si parla del fatto che l'Inter voglia essere l'unica squadra impegnata al Meazza, lei condivide questa idea? Cosa manca a questo stadio per essere al livello degli altri grandi impianti europei?
"Uno stadio per essere una fonte di ricavo deve essere gestito da una sola squadra. E' chiaro che Milan e Inter debbano puntare ad avere uno stadio proprio. C'è da dire una cosa: secondo me Milano non è pronta per ospitare due stadi, è impensabile che in questa città ci possano essere due impianti che possano 'vivere' sette giorni su sette. Non c'è la mentalità, oltre alla grandezza, Milano non è Londra".
Quindi è favorevole alla coesistenza di Inter e Milan?
"Devono convivere in uno stadio unico. A dir la verità San Siro è obsoleto, bisognerebbe trasformarlo in un impianto che non sia solo la 'casa' delle sole manifestazioni calcistiche, ma che ospiti sport e altro per tutto l'arco della settimana. Il Meazza, come si presenta oggi, non è in grado di arrivare a questo livello, ci sarebbe bisogno di un progetto totalmente innovativo e diverso".
Meazza modernizzato o stadio totalmente nuovo?
"Personalmente dico uno stadio nuovo, costerebbe di meno e ognuno potrebbe crearlo, modificarlo come meglio crede. San Siro ha il suo fascino, è la storia del calcio di Milano, quindi mi rendo conto che abbandonarlo sarebbe una scelta sofferta, però per trasformarlo in un impianto moderno ci sarebbe bisogno di un lavoro immenso. E' tutto cemento da trasformare, non è facile".
Quanto le manca l'Inter? E' ipotizzabile un suo ritorno in futuro?
"No, io penso che nella vita ci siano i cicli. Il mio è finito, è stato bellissimo sia per me che per tutti: è coinciso con tantissime vittorie, ma dico che mi manca molto il settore giovanile dell'Inter, ho partecipato molto al suo sviluppo e una società di valore deve attingere sempre dalla cantera. C'è sempre stata unità con Massimo Moratti, adesso è cambiato tutto ed è giusto che inizi un nuovo ciclo. I cicli sono belli perché hanno un inizio, ma anche perché hanno una fine. E' stato un percorso bellissimo e, adesso, l'Inter deve ripartire".
Quanto amaro in bocca lascia il fatto di vedere giocatori come Santon, Destro e Balotelli che stanno diventando dei veri campioni in altre squadre?
"E' il fastidio pù grande, una grandissima tristezza. Mi viene in mente anche Biabiany, sono anni che l'Inter cerca uomini di fascia offensivi, ma l'aveva già in casa. Il francese è un giocatore esterno fantastico, l'avevamo in casa. Penso anche a Bonucci, se penso a come è stato dato via provo grande fastidio e rabbia. Aver sviluppato un grandissimo percorso a livello di settore giovanile per poi vedere tutti questi calciatori affermarsi con altre grandi squadre mi provoca molta rabbia. Oggi la mia più grande preoccupazione è questa: non vedo nella società nerazzurra una certa volontà nell'investire nel settore giovanile che, al contrario, c'era in passato".
Ci spieghi meglio.
"Vedo, ad esempio, che la Juventus sta investendo molto nel settore giovanile, così come altre società. Mi sembra che ci sia un forte calo all'interno dell'Inter a livello di investimenti per i giovani. In un bilancio di un club, qualsiasi cosa produca, ci sono degli aspetti che vanno tagliati perché sono costosi e altri che non bisognerebbe mai tagliare. Ecco, il settore giovanile è vitale, l'Inter tagli tutto quello che vuole, ma non tocchi la cantera! La vera forza di una società consiste proprio in questo".
Thohir si definisce come un profondo amante dei giovani e ne sponsorizza continuamente un impiego sempre maggiore. Secondo lei queste sue dichiarazioni sono solamente di 'facciata'?
"Secondo me sì, ho paura di sì perché ho visto giovani come Duncan e Benassi essere venduti ad altre squadre. Poi Mbaye mi sembra che non rientri nei piani dell'Inter, quindi cosa succederà? Andrà in qualche altra grande squadra, italiana o anche estera, e darà tantissimi risultati. Mi sembra che si creda troppo al giocatore esterno, magari costoso, piuttoso che a quelli che si hanno già in casa. Questo è un grosso dispiacere".
Ha citato Bonucci e Biabiany come uno dei tanti suoi rimpianti. Le vengono in mente altri nomi?
"Dico Donati e Caldirola. Cito anche Bolzoni che all'epoca era un grandissimo talento, ma andando avanti e vestendo maglie di squadre minori, non è riuscito ad affermarsi al 100%. Nessuno gli ha dato fiducia. Posso dire anche Krhin: onestamente, se paragonassi lui ad alcuni giocatori che hanno giocato nell'Inter quest'anno mi chiedo come si possa essere arrivati a tutto questo. Ha qualche qualità in meno rispetto a loro? La sua colpa è non aver mercato perché si è formato in 'casa'? Questo è un grandissimo dispiacere".
Si fanno tantissimi nomi per il centrocampo dell'anno prossimo, molti dei quali esteri. Mi sembra di capire che lei preferirebbe valorizzare i giovani che si sono formati nel settore giovanile dell'Inter piuttosto che andare a spendere tanti soldi, giusto?
"Occorre solo una cosa: il coraggio di rischiare nel lanciare questi ragazzi. Negli ultimi anni è stato perso, nessuno ha avuto questo coraggio, tranne una sola persona, cioè José Mourinho che nel 2008-2009 lanciò Davide Santon contro il Manchester United in Champions League mettendolo in marcatura contro un certo Cristiano Ronaldo. Mi scusi se è poco, questo vuol dire avere coraggio e credere nei giovani".
Mazzarri è il tecnico adatto per valorizzare i giovani?
"Questo non lo so, ho i miei dubbi. Non mi vengono in mente giovani talenti lanciati da lui, se non ricordo male".
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