Le idee non costano nulla, per fortuna. E in questo momento chissà quante ne frullano nella testa di Piero Ausilio, che ha l’arduo compito di mantenere le promesse fatte da Thohir a Mancini in vista della riapertura del mercato. Dico la verità, personalmente non vorrei essere mai nei panni del diesse. Chiaro, è un bel ruolo, ti dà popolarità (quando le ruota gira per il verso giusto), soddisfazioni, attrae anche qualche invidia visto che sei stipendiato da un club come l’Inter. Però oggi non è certo l’incarico più piacevole in casa nerazzurra. L’affaire Cerci ha messo ancora una volta in discussione le capacità manageriali della dirigenza e, ovviamente, il volto più esposto alle critiche (degli stessi tifosi interisti, per lo più) è il suo.

Ci lavorava da tempo su questa pista, Ausilio. Con Cerci non c’era alcun problema, anzi, l’ex Torino si era promesso sposo all’Inter. Però i Colchoneros, che così malleabili non si sono dimostrati, volevano (giustamente) la garanzia di recuperare i loro soldi investiti (male) qualche mese prima. Richiesta legittima, di questi tempi. Illegittima, sempre allo stato attuale, per l’Inter che certe promesse non può mantenerle. È bastato avere un Torres inutile tra le mani e il mago Galliani nel giro di un paio di giorni ha vinto la partita a rubamazzetto, portando Cerci nella sponda meno gradevole del Naviglio. Scivolone mediatico piuttosto fastidioso, sia per Mancini che solo qualche ora prima aveva palesato una certa sicurezza in questa trattativa, sia per il diesse che dopo tanto lavoro sui fianchi si è trovato con un pugno di mosche in mano, preso in contropiede da chi proprio non avresti mai voluto, quel vicino di casa antipatico che sorride beffardo quando riesce a farti uno sgarbo e ne parla con orgoglio a ogni riunione condominiale.

Guai però a rimuginare, è un lusso che non ci si può permettere in tempi di FFP. Mancini vuole un esterno offensivo “molto forte, velocissimo, tecnicamente straordinario e che faccia anche gol”. Fosse facile, con il portafoglio vuoto. Ed è qui che tornano in gioco le idee. Perso un Cerci, si fa un Podolski. O almeno ci si prova, ovviamente a zero euro. Ausilio quindi contatta il giocatore e ottiene gradimento, poi va a Londra sperando di trovare braccia aperte da Wenger. Invece gli tocca pazientare, perché nulla è scontato quando si tratta di Inter. Restiamo in attesa, come fosse il verdetto di un giudice, nella speranza che il polacco naturalizzato tedesco, fresco campione del mondo (e c’è chi lo considera un piano B…), possa liberarsi in tempi brevi. Ah, già, perché il diesse non solo deve trovare un grande esterno offensivo che arrivi in prestito, deve farlo entro il 6 gennaio perché il Mancio gradirebbe averlo per la passeggiata di salute dello Stadium.

Fassone giorni fa disse: “Faremo salti mortali per accontentare il mister”. Non scherzava, Piero li sta facendo. Intanto, per non saper né leggere né scrivere, tiene in caldo la pista Salah con il Chelsea, con il rischio di un Wallace-bis ma con la speranza che non per forza debba andare così. Tenete d’occhio l’egiziano, le Piramidi e il Pirellone non sono mai state così vicine. E per non farsi mancare nulla, riecco lo spauracchio Pocho. Quale miglior occasione di un’amichevole contro il Paris Saint-Germain per cercare di capire dai francesi stessi che intenzioni hanno con Lavezzi, desiderio proibito di Mancini, che gli farebbe persino dimenticare il sorriso beffardo di Galliani. Tentar non costa nulla, proprio come le idee e un timido approccio verrà provato, con la consapevolezza che non andrà a buon fine. Domandare è lecito, rispondere è cortesia: così si dà il là a un discorso di mercato.

Nel frattempo, perché no, Ausilio lavora anche su un centrocampista che possa dare un plusvalore alla mediana nerazzurra (Lass Diarra è un nome interessante, ma come sta davvero fisicamente?), sapendo che il primo obiettivo (Lucas Leiva), dopo un periodo di musi lunghi, è tornato titolare inamovibile del Liverpool. Proprio l’etichetta che è stata tolta senza ripensamenti a Mario Balotelli, che il diesse deve idealmente dribblare per non alimentare le voci, più rumorose che credibili, di un suo ritorno alla Pinetina. Come se la mole di lavoro non fosse sufficiente, ci si mettono anche i fantasmi del passato a infestare le notti del nostro direttore sportivo. Magari un giorno Super Mario tornerà, sembra un destino già scritto. Ma non è ancora il momento, le priorità sono altre e nonostante personalmente mi stuzzichi (giusto essere schizzinosi di questi tempi?) questa idea oggi è meglio accantonarla.

Stasera si gioca, finalmente per Ausilio un attimo di pausa. Ma non credo che il suo cellulare smetterà di squillare, né lui lo spegnerà. Il tempo stringe, c’è un mercato estivo da riscattare (per quanto, sulla carta, fosse ben costruito) e ogni momento è buono per farsi venire un’idea. Nella speranza che sia quella giusta. La guerra di Piero è ancora lunga.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 30 dicembre 2014 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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