Ho frequentato il Liceo Classico Parini, una delle scuole più difficili e rinomate in Italia. Voi direte: chissenefrega. E vi posso anche dare ragione. Ma lasciatemi buttar giù altre due righe e capirete il motivo dell’attacco del pezzo. Oggi molti miei compagni di scuola lavorano per multinazionali, hanno frequentato brillantemente la facoltà di medicina, c’è chi sta facendo strada in politica e c’è un agente di calciatori, affermato a livello europeo. Ecco vi assicuro, per quello che ricordo io, che molti di noi, almeno io sicuramente, abbiamo terminato almeno un anno su cinque, se non di più, con il debito scolastico. Col dover preparare la materia per settembre se non si voleva rischiare di perdere l’anno (attuale o futuro).

Ed ecco il paragone con l’Inter di Londra. Per una squadra che per me non merita la bocciatura, ma il debito sì, eccome. Ora ci sarà il campionato, si deve pensare alla Roma, ma la scottatura arrivata Oltre Manica rode ancora i tifosi del Biscione. Quella col Tottenham non era una partita da vincere per forza. L’obiettivo, pensate un po’ voi, per me non era neanche quello di pareggiare. Bastava segnare. Scendere in campo con il solo e unico scopo di realizzare almeno una rete. Mi spiego meglio. Se i nerazzurri avessero perso 2-3 sarebbero ancora in vantaggio negli scontri diretti sugli Spurs. Stesso discorso per un 3-4 e così via, sempre ovviamente con uno scarto di una sola realizzazione. Anche l’1-2 sarebbe potuto andare bene probabilmente.

L’unico risultato da evitare come la peste era lo 0-1, che puntuale è arrivato. Sapete cosa sarebbe cambiato dallo 0-1 allo 0-10 in ottica qualificazione? Niente. Nulla. Nada. Ecco perché io avrei affrontato la gara in modo del tutto atipico, cercando di fatto, solo di bucare la retroguardia inglese. Voi ribatterete con un: “E ma così Kane e compagni avrebbero potuto dilagare”. E no. Cercare di trovare immediatamente la via del gol non significa 11 attaccanti in campo e zero difesa. Tutt’altro. Vuol dire che la formazione schierata da Spalletti (che era quella su cui tutti avrebbero puntato) sarebbe dovuta, almeno per me, partire forte. Mangiarsi il terreno. Essere più intraprendente. Magari più incosciente. Il motivo? Facile: sino a un eventuale e sinceramente non plausibile 0-3, l’Inter, semplicemente segnando un gol, avrebbe dato una spallata decisa all’avversario per il passaggio del turno. Invece è andata esattamente come voleva Pochettino.

Partita equilibrata, decisa da un campione verso la fine del match. Il mister argentino ha fatto all-in e ci ha preso. Poteva andargli malissimo. E aggiungo che se la Beneamata fosse passata in vantaggio non avrebbe rubato nulla. Ma con i se e i ma non si va da nessuna parte. Ecco perché a conti fatti devo rimandare l’Inter di Londra. Che se però batterà il PSV nell’ultima partita del girone, condizione inderogabile da verificarsi, verrà promossa con merito. Qualunque sia il risultato di Barcellona. Sì, perché se il Tottenham dovesse sbancare il Camp Nou, e quindi eliminare l’Inter, i nerazzurri avrebbero di fatto conquistato gli stessi punti dei fortissimi britannici e solo tre in meno di quella che forse è la squadra più forte del mondo. E chi lo avrebbe detto la scorsa estate? Ecco perché qualificazione o no, e non è un mettere le mani avanti, almeno per quel che mi riguarda, in caso di tre punti contro gli olandesi, farei un plauso a Icardi e compagni. Trasformando quel debito, che fidatevi, servirà per il futuro, in una promozione. Certo, prendere un bel voto contro Roma e Juventus aiuterebbe ancora di più. Ma questa è un’altra storia.

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 30 novembre 2018 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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