Il giorno del giudizio è arrivato. E no, non parliamo del celebre romanzo scritto nel Novecento da Salvatore Satta, ma dell’Inter e di Simone Inzaghi, questa sera contro il Benfica chiamati a rispondere presente nella notte più importante della storia recente nerazzurra e della carriera dell’allenatore piacentino, finito nuovamente nel mirino della critica dopo l’ennesimo pesante ko stagionale. Contro il Monza è arrivata l’undicesima sconfitta in campionato, un dato che racchiude il disastro combinato in campionato da un’Inter che al momento è fuori dalla zona Champions League ed al quinto posto in classifica (in attesa di capire anche quale sarà la decisione del Collegio di garanzia sulla penalizzazione di 15 punti inflitta alla Juventus, a proposito di ‘giorno del giudizio’…).

La distanza dal Napoli è incolmabile da tempo, ma adesso è anche il quarto posto ad essere in bilico: la Lazio vola, la Roma si stacca, il Milan campione d’Italia resta avanti di due punti, la Juventus spera in buone notizie dalle aule di tribunale e l’Atalanta è lì, subito alle spalle. Tradotto, non è da escludere uno scenario con quattro squadre in lotta per un solo posto. Parliamoci chiaro: senza la qualificazione alla prossima Champions sarà fallimento, a meno che non succeda l’impensabile in quel di Istanbul. Perché no, non basterebbero la dolce vittoria della Supercoppa nel derby di Riyadh e l’eventuale bis in Coppa Italia per cancellare la delusione ed i preoccupanti problemi economici - e quindi sportivi - che ne conseguirebbero. E sentir circolare voci su un eventuale ‘bonus’ in caso di raggiungimento dell’obiettivo aziendale risulta semplicemente ridicolo, per non dire umiliante.

Per garantirsi una pallina nell’urna di Nyon anche il prossimo anno ci sono due strade: centrare il quarto posto, ampiamente alla portata da inizio stagione ed ora indiscutibilmente più complicato, o vincere clamorosamente la Champions League, scenario da sogno che andrebbe a dare un deciso colpo di spugna a critiche, problemi e polemiche. Nel calcio tutto è possibile, anche un finale di questo tipo che - razionalmente - appare di difficile realizzazione. Se c’è un aspetto che l’Inter di Inzaghi ha messo in luce in questi mesi è la differenza tra il rendimento in Italia, fatto di inciampi ed incostanza, e quello in Europa, finora ricco di imprese guidate da voglia, compattezza e solidità. Caratteristiche che invece mancano in campionato. Va anche detto, però, che inizio anno nessuno avrebbe puntato un euro sull’Inter ancora in corsa in Champions il 19 aprile, invece… i nerazzurri hanno spedito il Barcellona in Europa League e passato un “girone da fase finale” (per dirla alla Julio Cesar), eliminando poi lo scomodo Porto agli ottavi e rifilando due sberle a domicilio al Benfica plasmato da Schmidt, capace vincere il girone con PSG e Juventus e di comandare il campionato lusitano.

Onana e soci sono andati avanti a suon di clean sheet e gol pesanti, componenti necessarie se si vuole continuare a cullare il sogno di arrivare a Istanbul per giocarsi poi le proprie carte con chissà quale colosso in arrivo dall’altra parte del tabellone. Uscire stasera dall’Europa, dopo il doppio vantaggio pesante conquistato al Da Luz e davanti ad un San Siro ancora una volta sold out, vorrebbe dire compiere un vero e proprio suicidio sportivo, con una pesante rivoluzione dietro l’angolo. A pagare sarebbero in tanti: da Inzaghi ai giocatori fino ai dirigenti, tutti responsabili - nel bene e nel male - delle delusioni italiane e dei sorrisi europei. Volare in semifinale, invece, vorrebbe dire continuare a sognare, con l’obbligo di rialzare la testa anche in campionato e di puntare anche ad un’altra Champions, quella dell’anno prossimo, che resta il grande obiettivo obbligatorio a cui aggrapparsi. Perché con la vittoria della Champions fioccherebbero solo complimenti e fiumi di champagne, ma senza quella - e, soprattutto, senza quarto posto - rimarrebbero invece solo qualche applauso e tanti problemi da risolvere. Oggi è il (primo) giorno del giudizio.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 19 aprile 2023 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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