Sono giorni che passeranno alla storia. Ieri in Vaticano è arrivata la fumata bianca, per un “Habemus Papam” tra i più veloci di sempre. È ovvio che la nomina di Leone XIV è un evento di proporzioni mondiali, che interessa tutto il globo terracqueo. Ma sinceramente penso pure che tutti gli amanti del calcio – e parliamo di centinaia di milioni persone – si siano godute lo spettacolo di Inter-Barcellona, come del resto Barcellona-Inter, che di fatto rappresentano per me il turno a eliminazione diretta più entusiasmante di tutta la storia della Champions League. La vera fumata nerazzurra, in senso positivo, potrà arrivare solo il 31 maggio a Monaco di Baviera. Ma intanto le emozioni vissute per la semifinale delle semifinali resteranno per sempre impresse nella mente di interisti e non.

Domenica però ci sarebbe, anzi, ci sarà, la sfida contro il Torino in campionato. So perfettamente che ormai la testa di tutti i nerazzurri (eccetto forse quella di Inzaghi, dei suoi ragazzi e della dirigenza) sia rivolta alla finalissima contro il PSG, ma prima c’è comunque un campionato da provare a vincere. Certo, oggi solo il Napoli può perdere lo Scudetto. E gli amici campani non devono risentirsi se uno scrive la verità. Non si tratta di scaramanzia, ma dell’oggettività di una situazione sotto gli occhi di tutti. Però, visto che nel calcio davvero non si sa mai – e lo si è visto col Barcellona – credo che i campioni d’Italia ci debbano provare sino alla fine. Poi so perfettamente pure io che ormai l’obiettivo numero uno è la coppa dalle grandi orecchie. Ma se ci fosse anche la minima possibilità di conquistare nuovamente il Tricolore, si aggiungerebbe epicità ad una stagione già di per se storica.

Certo, tra essere campioni d’Europa e non vincere nulla c’è tutta la differenza dell’universo. Ma credo pure che non si possa assolutamente dire alcunché – a prescindere da come andrà a finire – a Lautaro e compagni, almeno per quanto riguarda il percorso europeo. Tra cinquant’anni si parlerà ancora di Inter-Barcellona, una sorta di Italia-Germania 4-3, ma con ancor più pathos. In 120’ si sono vissuti più stati d’animo: esaltazione, delusione, paura, rabbia, gioia, disperazione, goduria. Di tutto.

Ne approfitto per collegarmi un secondo al mercato. E faccio anche un mea culpa. Pensavo, come tutti del resto, ad eccezione di Inzaghi, che Acerbi non fosse da Inter. Ecco, meno male che hanno dato retta al Simone giusto. E scusa Francesco, non avevo minimamente capito la tua forza. Questo deve servire per i futuri arrivi – sto già sentendo mugugni su alcuni papabili nomi -, ma anche per dare il giusto merito alla professionalità e alla competenza di chi ha costruito una squadra così forte con pochi euro, almeno se vediamo i dati generali a livello mondiale.

Forse l’Inter di Inzaghi sarà una sorta di Olanda di Cruyff, bellissima, ma incompiuta a livello europeo. O forse diventerà la numero uno del mondo, sia per le statistiche che per il verde. La parola a fine maggio. Ma intanto si provi a scucire lo scudetto all’ex Antonio Conte. Quell’allenatore che ha lasciato Milano perché reputava la squadra nerazzurra non alla sua altezza. Ecco, evidentemente pure qualcun altro, anni fa, si era clamorosamente sbagliato. E sarebbe bellissimo per gli interisti, oltre che una lezione di vita per tutti gli altri, che tale abbaglio si potesse evidenziare in modo inaspettato in questo finale di stagione

.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 09 maggio 2025 alle 00:00
Autore: Simone Togna
vedi letture
Print