Fulvio Collovati racconta alla Gazzetta dello Sport la sua lunga carriera tra vittorie, difficoltà e gioie.

L’esordio in Serie A, e nel ’79 il debutto in Nazionale e lo scudetto della stella col Milan.
"Debuttai in azzurro, a San Siro contro l’Olanda, vittoria per 3-0, pochi giorni dopo la scomparsa di Rocco. A seguire, lo scudetto. Un tumulto di emozioni".

Nel 1980 lo scandalo scommesse, il Milan retrocesso in B per la partita combinata contro la Lazio a San Siro.
"Io e Franco (Baresi, ndr) eravamo giovani, non sapevamo nulla, ma qualcosa in campo avevamo capito, c’era gente che si scansava. Restai al Milan in Serie B per riportarlo su e, per non perdere la Nazionale, per tre volte il sabato giocai con l’Italia nelle qualificazioni al Mondiale ’82 e la domenica pomeriggio nel Milan. Me lo chiese Bearzot e obbedii".

Ritorno in Serie A e altra retrocessione, stavolta sul campo.
"Stagione disgraziata. Baresi si ammalò e lì per lì si temette che avesse qualcosa di grave, per fortuna non era così. Ci andò tutto storto e nessuno ci diede una mano. I tifosi erano inferociti, a Como mi presi un cubetto di porfido in testa: sei punti di sutura. Bearzot mi portò in ritiro ad Alassio e una sera mi arrivò una chiamata: “Collovati in cabina telefonica”, gracchiava l’altoparlante nella hall. Risposi e dall’altra parte c’era Sandro Mazzola, dirigente dell’Inter: “Fulvio, te la senti di venire da noi?”. Rimasi di stucco. Io stavo quasi per firmare con la Fiorentina del conte Pontello, che mi offriva un sacco di soldi. Mi cercava anche la Juve. Presi tempo, poi capii che Mazzola aveva l’accordo con Farina (l’allora presidente del Milan scomparso pochi giorni fa, ndr). L’Inter, per avere me, avrebbe dato Serena, Pasinato e Canuti al Milan. Accettai e ci rimisi tanto denaro, la Fiorentina mi avrebbe pagato il doppio, però la voglia di restare a Milano, nella mia città, era troppo forte. Da quel giorno, per i milanisti io sono il traditore, ma la gente non sa che cosa c’è dietro certe scelte".

Mondiale 1982: può essere che le tensioni feroci con la stampa vi abbiano dato la spinta in più?
"Ci sta. I giornalisti scrivevano cose tipo “che cosa andate a fare in Spagna” e anche i tifosi ci irridevano, ci trattavano come pippe . Tutte cose che ci motivavano. Covavamo una rabbia enorme che sfogavamo in allenamento: partitelle durissime, Bearzot interveniva per calmarci. Quando battemmo l’Argentina, Matarrese, allora presidente della Lega, un altro che ci aveva massacrato, entrò in spogliatoio e Zoff, il capitano, lo portò via di peso. Questo era il clima".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 10 maggio 2025 alle 11:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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