L'Inter e gli interisti al seguito sono stati bene un mese fa a Monaco di Baviera. Città gradevolissima, cibo gustoso e birra di qualità. Oltre che di svariata quantità. Poi il blitz dell'Allianz Arena con il graffio di Frattesi all'ultimo respiro nella sfida con il Bayern, che ha gettato le basi per la qualificazione alle semifinali di Champions League ai danni dei padroni di casa, battuti anche a San Siro. Al fischio finale della gara di Milano, chissà quanti di fede nerazzurra avranno pensato a quanto sarebbe stato bello tornare in Baviera il 31 maggio per la Finale, un' altra Finale nel giro di tre anni dopo quella, purtroppo sfortunata, giocata a Istanbul.

Ma tra il dire e il fare c'era di mezzo un oceano chiamato Barcellona, la squadra del genio Yamal, la squadra prima nella Liga e vincitrice di Coppa del Re e Supercoppa di Spagna ai danni dell'odiato Real Madrid. Il ritorno a Monaco, magari con lo stesso mezzo di trasporto, dormendo nello stesso hotel o casa, mangiando le stesse cose nello stesso pub o ristorante, poteva essere paragonato quindi alla scalata dell'Everest. Sarebbe stato meglio forse non illudersi per non rimanere scottati. Era facile pensare che il Barcellona è più forte, forse addirittura la favorita per alzare la Coppa dalle grandi orecchie nella stagione europea che ha visto l'esordio del maxi girone iniziale con ulteriore dispendio di energie per l'Inter, che ha così pagato dazio anche in campionato, perdendo punti preziosi nella volata scudetto con il Napoli che invece scendeva in campo una volta a settimana. E l'illusione di poter arrivare in fondo alla Champions ha compromesso anche una finale di Coppa Italia dove è arrivato il Milan, che ha improvvisamente capito come vincere i derby dopo sei ko consecutivi, compreso quello che aveva regalato alla Beneamata la seconda stella il 22 aprile 2024.

Insomma, qualche tifoso nerazzurro avrà pensato che fosse stato un inutile sforzo quello di buttarsi anima e cuore in Champions, con un fatturato nettamente inferiore alle corazzate europee e con un mercato povero che non aveva partorito le alternative sperate ai titolari, senz'altro bravissimi, ma con una carta di identità che per alcuni inizia a pesare. Ma ormai non si poteva tornare indietro. Bisognava volare in Catalogna, al Montjuic, dove i blaugrana avevano segnato gol a grappoli agli sfortunati visitatori. E allora ecco che l'Inter, l'Inter di Simone Inzaghi, ha deciso di dare una bella lezione a chi non crede ai sogni. In doppio vantaggio dopo appena venti minuti in Spagna, la Beneamata aveva lanciato il segnale al Barcellona. “Siamo sul ring, senza paura. Se volete batterci dovrete sudare”. Il 3-3 della semifinale di andata aveva confermato i pregi dei catalani, ma anche i difetti nella fase difensiva che i nerazzurri avevano saputo evidenziare sfiorando anche la clamorosa vittoria.

Sei giorni dopo, San Siro si è vestito a festa capendo che, forse, si poteva fare festa. Ancora in doppio vantaggio, con un Capitano gigantesco voglioso di combattere e segnare con una gamba sola. Poi è stata sofferenza, enorme sofferenza, con il Barcellona capace nel secondo tempo di riprendersi la gara grazie a giocate di altissima qualità e a una migliore condizione fisica. Il gol del 2-3 a firma Raphinha a tre minuti dalla fine avrebbe ucciso chiunque. Ma le parate di Sommer, gli strappi con la lingua di fuori di Thuram, l'apporto finalmente positivo che arrivava dai subentrati, il tifo che rimaneva incessante di San Siro, meritavano il finale da far passare alla storia. Lo meritava il cuore gigantesco di una squadra che non è perfetta, ma ama stare insieme e combattere insieme. Al minuto 93, Francesco Acerbi, 37 anni, dice a Darmian. “Tu stai li, che io vado”. Dove? A segnare la rete che ha permesso di tornare a sognare. A sognare di vincerla come poi è successo ai supplementari grazie a Davide Frattesi, ancora lui, che non vedeva l'ora di arrampicarsi nuovamente sul quel cancello dello stadio, dopo averlo fatto nella scorsa stagione contro il Verona.

E quindi si torna a Monaco, dove siamo stati così bene un mese fa. Si torna per continuare a sognare, perchè, è bello così. Intanto domani sarà di nuovo campionato, nella Torino granata, mentre il Napoli, con tre punti di vantaggio, ospiterà il Genoa. Niente illusioni. Ma è finita quando è finita. Lo abbiamo capito, una volte per tutte, martedì scorso.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 10 maggio 2025 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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