Sono settimane ormai che il ricordo dell'Euroderby di 20 anni fa ci perseguita. Tv, radio, web, giornali: ovunque scorgiamo il rimando alla semifinale di Champions League che vide i nerazzurri eliminati dai cugini per la regola dei gol in trasferta dopo due pareggi. I milanisti quasi lo evocano, gli interisti reclamano giustizia. La verità è che da quella doppia sfida sono passati venti anni di vita reale e, possibilmente, ancora di più di vita calcistica.

Inter e Milan sono completamente diverse così com'è diverso il calcio a livello globale. Quelle erano squadre ai vertici del football europeo, che partivano ogni volta con il legittimo obiettivo di vincere qualsiasi trofeo; queste sono formazioni in affanno in campionato e che si trovano a giocarsi una finale di Champions da outsider e non certo da favorite. Il cammino di Lautaro e compagni è stato certamente più complicato rispetto a quello dei rivali cittadini, in particolare considerando il gruppo superato con dentro Bayern e Barça, il più duro di tutta la competizione. I rossoneri hanno preso schiaffi dal Chelsea peggiore degli ultimi vent'anni, ma sono stati lucidi nel non commettere errori contro un Tottenham in crisi e un Napoli arrivato ai quarti col fiato corto.

Il 2003 era altro, adesso la storia è totalmente diversa. L'Inter, dopo una stagione pregna di difficoltà, adesso è in grandissima salute sia a livello fisico che a livello di testa, come testimoniano le vittorie pregiate dell'ultimo periodo con Juventus, Benfica, Lazio e Roma. E il ricordo degli ultimi due derby dominati - quello in Supercoppa e quello in campionato - è ancora vivido nella mente dei protagonisti. Si sa quanto conti a questi livelli l'aspetto mentale: la consapevolezza incide più di tutto il resto. Inzaghi ha ritrovato la sua Inter nel momento migliore possibile. Abbiati e Kallon sono il passato: l'Euroderby è solo oggi.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 09 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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