Lo Scudetto dell'Inter ha fatto felici i milioni di 'Brothers of the World' sparsi per il globo, compresi anche i tanti stranieri di fede nerazzurra che vivono in Italia. Tra questi c'è anche Sharon Iftah, israeliana residente a Milano dal 2004 e appartenente al gruppo della 'Banda Bagaj'. Che intervistata da Mosaico, il magazine della comunità ebraica milanese, racconta come è nata la sua passione per l'Inter: "Sono tifosa dell’Inter dal 1997, prima ancora di trasferirmi in Italia. Già allora venivo a volte andavo a San Siro a vedere le partite. Quando mi sono trasferita, all’inizio io e mio marito eravamo in un altro Inter club, ma siccome non ci trovavamo bene abbiamo chiesto in giro quali altri ci fossero, e mi hanno consigliato Bagaj. Il fondatore, Virginio Motta, nel 2009 ha perso un occhio dopo essere stato aggredito dalla curva milanista, e nel 2012 si è suicidato. Ci teniamo sempre a precisare che noi non siamo una curva, siamo pacifici e antirazzisti, da noi trovi persone di ogni fede e orientamento sessuale. Ci sono varie famiglie della comunità ebraica di Milano. Mi è anche capitata una storia particolare: una socia di lunga data del club, quando ha saputo che ero ebrea, si è messa a piangere. All’inizio non capivo perché, ma poi mi spiegò che parte della sua famiglia erano ebrei venuti dall’Europa dell’est, che durante la Shoah si convertirono al cristianesimo sperando di sfuggire alle persecuzioni".

Come vi siete legati all'Inter Club israeliano?
"Io li conoscevo già da prima di venire in Italia. Ma per loro, a causa della lontananza geografica, è difficile sentirsi vicini alla squadra e restare aggiornati su partite e altri eventi. Per la partita Inter – Hapoel Be'er Sheva, nel 2016, noi del Bagaj siamo andati in trasferta in Israele, e allora un mio parente mi aggiunse a un gruppo Facebook di tifosi israeliani che mi contattarono perché li aiutassi ad ottenere i biglietti tramite i miei contatti. Così ho portato molti di loro nel nostro club, e non solo ebrei: abbiamo anche arabi e drusi, gente con idee politiche diverse, ma siamo tutti uniti dall’amore per il calcio. Un mio amico arabo mi ha anche portato nel suo villaggio a guardare le partite, cosa che prima non avrei mai fatto per timore".

Spesso si parla delle tifoserie in merito a casi di razzismo e violenza. Sulla base della tua esperienza, che idea ti sei fatta?
"Trovo vergognoso che nel 2021 ci siano ancora casi del genere. Io, però, in questi 17 anni da quando vivo in Italia non sono mai stata vittima di antisemitismo. Spesso allo stadio sento le curve interiste cantare “rossoneri ebrei”, ma spesso lo fanno per ignoranza, non per odio. Io sono stata in una curva, tanti anni fa, e non mi hanno mai insultato, e anche quelli che cantano quelle frasi in genere mi portano rispetto dopo avermi conosciuto. Quelli di cui parlano i giornali in genere sono dei frustrati che odiano il mondo, e che portano questo odio, da fuori, dentro lo stadio".

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Sezione: Curiosità & Gossip / Data: Ven 07 maggio 2021 alle 20:49
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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