Era da tempo che non si leggevano titoloni enormi come quelli che si leggono oggi sulle testate giornalistiche o sui siti che si occupano di faccende calcistiche.

Nemmeno ai tempi di Calciopoli avevano consumato tanto inchiostro. Nero, come quel periodo.

Oggi invece cascate di nero. L’intervento di Ranocchia su Belotti ha scatenato un putiferio.

Come sempre, però, l’analisi è parziale ed incompleta. Vi spiego.

Il piano di valutazione, intanto, è triplice. C’è il fatto tecnico (e storico) in sé, vale a dire l’intervento di Ranocchia. C’è il fatto valutato alla luce del mancato intervento del Var. C’è, infine, l’analisi giornalistica.

Si tratta di tre piani completamente differenti che portano o possono portare a conclusioni anche diametralmente opposte.

Ora, sul fatto in sé, ossia sull’intervento tecnico di Ranocchia, possiamo discutere per tre mesi. A mio modesto parere, nel calcio (italiano) di oggi, il rigore ci poteva stare. Magari oltremanica no. Magari neppure in Germania. C’è il tocco tra le gambe, forse anche quello della palla.

Ma facciamo pure che il rigore ci fosse, così chi ritiene che qui si scriva sulla base dell’appartenenza si mette l’anima in pace.

Ora il fatto che il rigore (per alcuni) ci fosse, non ha alcuna attinenza con la critica circa il mancato intervento del Var. Il protocollo è chiarissimo sul punto. Il Var (e siamo al secondo dei tre piani sopra detti) interviene solo quando l’episodio non è stato visto dall’arbitro. Nel caso che ci occupa, l’uomo nero (come l’inchiostro) si trovava a tre metri dall’episodio, l’ha visto, l’ha giudicato, ha fatto segno di andare avanti. Ha potuto sbagliare la valutazione del contatto, certo, ma quella resta soggettiva. Se la valutazione c’è stata, il Var non può intervenire. Punto. Non si discute. Il principio è lo stesso (o forse no) dei rigori non dati all’Empoli poche settimane fa o della mancata espulsione di Szcezsny a Bergamo poche settimane fa. O del mancato rigore al Napoli una settimana fa.

Detto questo, perché si sia scatenato l’inferno resta un fatto oscuro, anzi nero, come l’inchiostro. E siamo al terzo punto, quello della valutazione giornalistica.

Meglio, non è che non si comprende perché si sia scatenato l’inferno. Ciò che non si comprende è perché quando la stampata sull’avversario l’ha piazzata il buon De Ligt a Empoli (senza toccare la palla, questo è certo) solo qualche trafiletto. E così pure quando la stampata l’ha lasciata Tomori a Napoli (senza toccare la palla, questo è certo). Oppure quella su Calhanoglu sul vantaggio del Sassuolo a San Siro. Quando, invece, il piede lo mette Ranocchia (che tocca la palla), il caos totale. Una pioggia di articoli mai vista, parole al vetriolo da parte di tutti, senza un riferimento neppure minimo al protocollo Var.

E dire che l’analisi si è limitata alle settimane appena passate. Perché - vedete - se dovessimo spingerci ancora più indietro troveremmo una serie di buchi neri (come l’inchiostro) che non basterebbe un’intera stagione de “Le Iene” (nere pure loro, manco a farlo apposta). Giroud su Sanchez, Dumfries su Alex Sandro, tacchettate su Lautaro a Verona, sempre nel girone d’andata. Con una differenza enorme: gli episodi si compensano sempre, tranne che per poche. Metteteci dentro chi volete nelle poche squadre che non godono di compensazione. Ed anche in quelle che godono del beneficio della compensazione. Il risultato cambierebbe di poco. Certo, a volere essere sportivi, l’Inter ieri ha avuto un bel favore arbitrale. L’unico, a fronte di episodi sfavorevoli a bizzeffe.

Ciò che lascia basiti, tuttavia, è la differenza di trattamento ricevuta dai media. Clamorosa ed oggettiva e che nulla di buono lascia purtroppo presagire per il futuro. Nebuloso in campo e probabilmente anche in sala Var. Anzi nero, come l’inchiostro dei titoli di stamane.  

Giancarlo De Cata

Sezione: Calci & Parole / Data: Lun 14 marzo 2022 alle 20:27
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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