Nonostante gli intoppi, le assenze, gli infortuni e le partenze, c'è un pilastro ben saldo nell'Inter stagione 2010/2011: il 4-2-3-1.

Addetti ai lavori, opinionisti ed ex calciatori, a più riprese e senza soluzione di continuità, hanno provato a ipotizzare un'Inter senza esterni di attacco, introducendo l'idea del rombo. E invece, a scanso di equivoci, Rafa Benitez non ha mai abbandonato la sua idea di base. Già, sua, perché quella che viene banalmente chiamata 'Inter di Mourinho', in realtà, è al contrario la tipica espressione calcistica dell'idea tattica del tecnico spagnolo. E non ci si può fermare solo agli interpreti.


Facciamo un po' di storia. Primo anno di José Mourinho sulla panchina dell'Inter. Il portoghese, nel Chelsea, utilizzava sovente il 4-3-3 e tutti si aspettano che riproponga il medesimo modulo anche in nerazzurro. E in effetti, almeno inizialmente, è così. Alla lunga, però, né Mancini né Quaresma danno i frutti sperati e si torna al 'vecchio' rombo di Roberto Mancini. Si dice che Mourinho vinca con la squadra di Mancini, ma pochi ricordano che lo Special One aveva già vinto con il rombo quando allenava il Porto (Deco dietro due attaccanti).


Nel suo secondo anno, Mourinho riparte col rombo, ma ben presto invertirà la rotta, portando i suoi a giocare con il 4-2-3-1. Però i numeri non possono spiegare tutto, perché se i tre dietro la punta si chiamano Eto'o, Pandev (o Balotelli) e Sneijder, allora sarebbe più corretto parlare di 4-2-1-3. Comunque sia, il nuovo schema nasce nei momenti di disperazioni, come nella rimonta storica di Kiev, e diventa concretezza nel match da dentro o fuori col Rubin Kazan. Da quella partita, di fatto, Mourinho non rinuncerà più ai quattro lì davanti, fino alla finalissima di Madrid.


E arriviamo all'alba dell'era Rafa Benitez. Il mercato nerazzurro si riduce (si fa per dire) a ritocchi del gruppo che ha vinto tutto. Si tesserano tanti giovani di prospettiva e non si fanno partire i big. Benitez, tecnico saggio, non snatura la squadra, utilizza quello che ha a disposizione (tanta roba) e prova a fare il massimo. “L'Inter di Benitez è l'Inter di Mourinho”, accusano i detrattori del tecnico spagnolo. Gravissimo errore di miopia tattica e mancanza di conoscenza del passato del buon Rafa. Benitez, che ha un passato di vittorie sia a Valencia che a Liverpool, mai in carriera si è privato di esterni. E, verosimilmente, mai lo farà. A Valencia, ad esempio, c'erano i vari Rufete, Vicente, Kily Gonzalez, Angulo; a Liverpool si ricordano Smicer, il 'primo' Gerrard, Babel, Pennant, Kuyt, Riera, Maxi Rodriguez, Benayoun, Kewell, Luis Garcia, Zenden. Insomma, se c'è un fattore che è rimasto costante negli anni del Benitez allenatore è proprio la batteria di esterni.


Dunque, molto semplicemente, parlare di 'Inter di Mourinho' non ha alcun senso. Questa è e sarà l'Inter di Benitez, con i suoi pregi e i suoi difetti. Per cui, dimenticate il centrocampo a rombo. E come disse Benitez: "Il rombo? Ma non è un pesce?". 

 

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Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Sab 02 ottobre 2010 alle 19:45
Autore: Alessandro Cavasinni
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