Inviata, conduttrice e opinionista. Sempre al seguito dell’Inter. In molti la ricorderanno in emittenti come la vecchia InterTv (oggi InterFanTv), Telelombardia, Top Calcio 24 e Odeon. Oggi Alice Brambilla è Assessore allo Sport presso il Comune di Bovisio Masciago, dove abita. Ma la passione per i colori nerazzurri è la stessa di quando anni fa iniziò a lavorare a San Siro come steward. È lei stessa a raccontarlo a FcInterNews per la rubrica #Amale.
 
Perché è interista? 
“È una domanda che non mi sono mai posta. O meglio, me lo sono chiesto negli anni difficili di Cuper, Lippi, Tardelli, ma anche in quelli con Benitez o Gasperini. La risposta è semplice. Sono interista perché sono nata interista. Il mio DNA è nerazzurro, punto e stop. L’ho ereditato sicuramente da mio papà Renato, ma interisti (veri!) si nasce, non si diventa”. 
 
Quale è il suo primo ricordo legato all’Inter?
“La prima volta che sono entrata a San Siro. Avevo circa 10 anni. Ero al Primo Anello Verde. Salite le scale mi sono ritrovata sugli spalti e ho sentito subito il cuore in gola. Una stretta allo stomaco e al petto fortissima, una sensazione difficile da spiegare. So solo che in quel momento mi sono sentita a casa. Il trasporto e la passione dei tifosi intorno a me, mi ha fatto sentire per la prima volta parte di una vera famiglia. Quella famiglia interista, alla quale ancora oggi sento di appartenere”.
 
Quale è stata la più grande pazzia che ha fatto per l’Inter?
“Ne ho fatte diverse, considerato il fatto che sono una ragazza. Una volta ad Appiano Gentile, avevo 13/14 anni, non c’erano tutti i controlli che ci sono adesso. Si scavalcava e si correva dritti verso la tribunetta a spiare gli allenamenti che si svolgevano nel campetto in fondo, appena fuori dagli spogliatoi. Le volte che sono tornata a casa con le gambe graffiate dalla recinzione? Meglio non contarle. Ma mica è finita. Credo che la pazzia più grande sia stata tatuarmi sulla schiena la Champions League vinta il 22.05.2010. È nato tutto da una scommessa fatta con mio papà dopo quel clamoroso 1-2 di Snejider contro la Dinamo Kiev che ci ha permesso di mettere in tasca la qualificazione del girone. Dopo quella partita mio padre mi disse che avremmo vinto la Champions. Io esclamai: ‘Se vinciamo la Champions, giuro che me la tatuo'.  Quella scommessa l’ho evidentemente persa…”.
 
Cosa pensa dell’Inter attuale?
“Un’Inter ritrovata. Complice sicuramente l’acquisto di 2-3 giocatori chiave - vedi Barella e Sensi, con tutto il rispetto per Lukaku - e di un processo di maturazione portato avanti da mister Antonio Conte, che sta sicuramente facendo un buon lavoro. Soprattutto a livello mentale. È un’Inter che parte a mille in ogni partita e spesso a 15/20 minuti dalla fine non ne ha più, ma è proprio in quel momento che dimostra maturità: tira fuori il carattere, quella garra che permette di difendere o portare a casa il risultato. Negli anni scorsi questo è mancato, molto. Era un’Inter arrendevole, oggi è un’Inter che lotta”.
 
Chi è il suo giocatore preferito dell’Inter attuale?
“Antonio Candreva. Devo dire che è un calciatore con caratteristiche che mi sono sempre piaciute, sin dai tempi in cui giocava nella Lazio: fa segnare molto, ma che se è in giornata realizza fantastiche reti, vedi gol nel Derby. Lo ritengo un vero professionista, che non si lascia condizionare dalle critiche o dai fischi di uno stadio intero. Ha sempre lavorato a testa bassa e con umiltà. Sta dimostrando attaccamento ai nostri colori, questo per il tifoso è importante. Con Conte è decisamente rinato e ne sono felice. Merita di essere valutato per il giocatore che è. Diciamo che per quanto mi riguarda ci vorrebbero più giocatori come Candreva e meno come Icardi".
 
Chi è invece il suo giocatore preferito della storia interista?
“Diego Milito, ci ha fatto toccare le stelle senza mai risparmiarsi in campo e fuori. Ronaldo devo citarlo per forza, almeno per rispetto alle giocate a cui ho assistito e che mi hanno fatto innamorare. Ma si è macchiato dei colori rossoneri del diavolo scappando nella notte, non potrò mai perdonarlo. Quindi tutta la vita il Principe”.
 
Quale deve essere l’obiettivo della stagione in campionato e in Champions? 
“Partiamo dalla Champions League che è un obiettivo più 'facile'. Considerato l’altissimo livello della competizione, direi che arrivare tra le prime 8 d’Europa potrebbe andare bene. Il sogno vero è arrivare tra le prime 4. In Campionato siamo partiti molto bene e queste partenze da Speedy Gonzales mi spaventano un po’. Soprattutto perché il nostro calo fisiologico di dicembre e gennaio è dietro l’angolo. Siamo sicuramente una squadra diversa dagli altri anni, quindi farsi condizionare dall’andamento delle stagioni passate sarebbe uno sbaglio. La Juve però è ancora troppo forte o quanto meno ha una rosa più strutturata. La nostra panchina è molto corta: da noi entra Lazaro e da loro Higuain. Azzarderei un secondo posto, se poi i bianconeri dovessero fallire...".

Sezione: #Amale / Data: Mar 05 novembre 2019 alle 18:35
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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