Lunga intervista a Roberto Mancini dalle pagine di La Repubblica, molto incentrata sulla nazionale italiana ma con qualche spunto che sfiora il passato all'Inter o con vecchie glorie nerazzurre. "A chi devo di più come allenatore? Ai tecnici del vivaio, dall’Aurora Jesi al Bologna. A Burgnich: mi ha fatto debuttare in A quando pensavo di giocare con gli Allievi. A Boskov ed Eriksson, diversissimi in tutto".

Non da calciatore, ma da allenatore il ct ha avuto due volte un'esperienza in nerazzurro, la prima delle quali con in mano un talento mai sbocciato in pieno come Mario Balotelli. "Essere padri aiuta in panchina - dice Mancini -. Balotelli ha l’età di mio figlio e io sono stato padre anche di Mario, tra Inter e City. Fuori dal campo mi ascoltava. In campo, meno: “Mi raccomando, sei già ammonito”. Dopo un minuto, espulso. In un Europeo o in un Mondiale pesa di più. Balotelli ha possibilità, se tecnicamente gioca al 100% e pressa, difende, fa gol. Ma deve essere perfetto. Un'Italia multietnica con Kean, Gozzi e Salcedo? Sono nati qui e qui ci sono anche tanti venuti da fuori, persone perbene che lavorano seriamente. Sapete per me dove possono andare i razzisti?".

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Sezione: Rassegna / Data: Mar 14 maggio 2019 alle 11:24
Autore: Mattia Todisco
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