Prima di Shaqiri, solo Ciriaco Sforza: la tradizione rossocrociata in nerazzurro nelcalcio moderno è limitata a due giocatori. Lo ricorda la Gazzetta dello Sport, che riporta alla memoria la non esaltante stagione del regista voluto da Roy Hodgson. "Accolto come un crack nel 1996, Ciriaco - di origini irpine - viene dall’esplosione nel Kaiserslautern e dal passaggio al Bayern Monaco. Gioca il Mondiale ‘94 e l’Europeo ‘96 e quando Moratti lo porta a Milano per 6 miliardi di lire è considerato uno dei più forti nel suo ruolo. Nella prima giornata di quel campionato l’Inter è a Udine. Minuto 10, da un calcio d’angolo Sforza raccoglie il pallone e scarica un gran sinistro che s’infila nel sette più lontano: è il super gol che regala la vittoria per 1-0. Il bis tre giorni più tardi, nella trasferta Uefa di Guingamp: altro tracciante all’incrocio, stavolta di destro. Poi però iniziano i problemi, malgrado altri 2 gol al Boavista. Sforza in mezzo al campo patisce il carisma di Paul Ince, col quale si pesta i piedi. Lo svizzero gioca spezzoni di gara (26 presenze) e si ferma a quel gol dell’esordio. Nell’estate ‘97 torna al Kaiserslautern e lo trascina nell’impresa di conquistare da neopromossa la Bundesliga. Il Bayern lo riprende e con lui vince la Champions, anche se Ciriaco non gioca la finale. Che si disputava giusto a San Siro. Lo stadio dove Sforza non è mai riuscito ad accendere la luce".

In precedenza, altri svizzeri vestirono la casacca interista: "I 19 elvetici che prima di Shaqiri e del centrocampista reso famoso più da Aldo, Giovanni e Giacomo che dalle gesta a San Siro hanno indossato la maglia dell’Inter appartengono tutti (con due eccezioni) al pre Grande Guerra. Tra loro anche Ugo Rietmann, poliedrico industriale tessile. Dopo un tesseramento (senza mai giocare) con il Milan, Rietmann fu tra i fondatori nel 1908 della stessa Inter, con cui disputò una gara. Prima di darsi all’arbitraggio e di far parte tre volte - tra il 1914 e il 1920 - delle commissioni tecniche che selezionavano e guidavano la Nazionale. Post Guerra sono gli attaccanti Martinelli, 7 presenze e zero gol nel ‘21-22, e il più prolifico Vonlanthen (42 e 12 tra il ‘55 e il ‘57)", rammenta la rosea.

Sezione: Rassegna / Data: Ven 23 gennaio 2015 alle 14:56 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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