José Mourinho sergente di ferro? Non del tutto, almeno secondo quanto rivelato nella sua autobiografia da Wesley Sneijder. In alcuni stralci riportati dal Daily Mirror, l'olandese spiega come lo Special One avesse dei sistemi decisamente particolari per la gestione del gruppo: "Mourinho faceva delle regole tutte sue e i calciatori amavano questo fatto. Sapeva benissimo come gestire ognuno di noi. Ci diceva: 'Io vi do più libertà di quanto siete abituati e in cambio ho una squadra migliore’. Durante le partite voleva il massimo da noi, ma fuori dal campo avevamo diverse libertà: vino, sigarette… Sono certo che sapesse quello che facevamo. C'era anche libertà nello scegliere l'outfit: avevamo uno sponsor che ci forniva i vestiti eleganti, ma Mou ci diceva che eravamo anche liberi di non indossarli. Per lui contava allenarsi con impegno, concentrarsi e divertirsi. Quindi indossavamo tutti la tuta o i jeans e ognuno aveva una polo di un colore diverso. Era divertentissimo, nessuno all’Inter diceva niente a Mou”.

Sneijder racconta un aneddoto che vede protagonista, manco a dirlo, Mario Balotelli: "Mourinho ­ci proteggeva sempre, ma era meglio non farlo arrabbiare, come ha capito Balotelli. Era giovane e pensava di aver capito tutto dalla vita. Nel periodo in cui Mou non lo faceva giocare molto, Mario una sera è entrato nella mia camera mentre mi trovavo con altri giocatori, annunciandomi che voleva lasciare il ritiro: 'L'allenatore non mi prende sul serio. Voglio giocare di più', mi disse. Mourinho più tardi ci disse che Mario sarebbe stato il benvenuto di nuovo solo se avesse chiesto scusa alla squadra e a lui: Mario ha fatto esattamente questo e tutto sembrava essere tornato a posto. Solo che, durante la finale di Champions League, Mou ha detto a Mario di riscaldarsi per 45 minuti, ma alla fine è entrato Marco Materazzi, che si è scaldato solo per cinque minuti. Ma ripeto, Mou aveva delle regole tutte sue. Faceva cose inattese: quando Maicon prese due giornate di squalifica, gli disse che era uno scemo e lo mandò ad andare a trovare la sua famiglia in Brasile. Con me ha fatto lo stesso, ero da solo a Milano e la mia fidanzata era ad Amsterdam. Quando lo è venuto a sapere, mi ha detto di prendere il primo volo e andarla a trovare qualche giorno. Mi dice che mi vuole di ritorno per venerdì e io gli rispondo che sabato abbiamo una partita. ‘Esatto. E tu in campo darai l’anima per me’. Io e Mou eravamo una cosa sola". 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 05 luglio 2020 alle 13:50
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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