E' il turno di Rodrigo Palacio ai microfoni di Inter Nos, show televisivo del canale tematico nerazzurro, Inter Channel. Il Trenza ha risposto alle domande dei tifosi nerazzurri, anche se prima dell'inizio dell'intervista è stato registrato un video saluto da Diego Milito, indirizzato proprio all'attaccante argentino. E da qui comincia il racconto di Palacio.
Senti spesso Milito?
“Ci sentiamo spesso, più volte durante il mese. Manca a tutti qui, era troppo importante. In spogliatoio era un uomo forte, ma lui è contento al Racing ed è un simbolo”.
Qual è stata la rete più bella che hai segnato con la maglia dell’Inter?
“Contro il Bologna, in Coppa Italia. Palla a giro con un tiro da fuori area. Sono anche un giocatore di squadra, se un compagno è messo meglio per segnare, lo cerco sempre. Il gol nel derby però è stato il più importante: in un derby, negli ultimi minuti… E’ stato incredibile. L’ho fatto grazie all’istinto, non l’avevo mai fatto ma sentivo che quello era il momento giusto”.
Come valuti la partita di Napoli?
“Non abbiamo giocato benissimo, poi siamo andati sotto e siamo rimasti in dieci e abbiamo provato a risalire la china. Abbiamo dato prova di personalità, anche se abbiamo perso. Higuain è un giocatore che fa la differenza, sempre. E’ simile a Milito perché entrambi fanno la differenza”.
Come ti trovi con Mancini?
“E’ un allenatore molto capace, bravo tatticamente e ci insegna tanto. Io non ho mai avuto problemi con gli allenatori”.
Per quanto vuoi rimanere all’Inter?
“Il contratto scade a giugno, dobbiamo parlare con la società. Io voglio rimanere un anno ancora in Italia, poi tornare in Argentina”.
Sei amico di Emanuel Ginobili (guardia dei San Antonio Spurs, ndr) tuo concittadino?
“E’ un idolo per i ragazzi, ogni tanto andiamo a cena insieme e parliamo. E’ un personaggio storico, il più amato a Bahia Blanca. Nella mia città calcio e basket vanno di pari passo. Oltre a Manu, c’è anche Bruno Cerella qui a Milano di cestista, lo vado a vedere quando gioca al Forum con l’Olimpia”.
Quale aggettivo daresti ai tuoi compagni d’attacco?
“Di Perisic mi piace come salta l’uomo, facendo il doppio-passo. Ljajic è molto tecnico e agile, mentre Icardi è fortissimo dentro l’area di rigore. Un bomber vero. Jovetic è l’attaccante migliore della squadra, sa calciare o fare assist. Manaj? Ha dimostrato di aver personalità e carattere, è molto giovane ma ha tutto per sfondare”.
Come valuti la tua esperienza con la maglia dell’Argentina?
“Giocare in Nazionale è difficile, soprattutto se sei un attaccante. Ho fatto poco, anche se all’ultimo Mondiale ero nel momento migliore della mia carriera. Mi dispiace perché mi sono fatto male nell’ultima amichevole, ho fatto tante infiltrazioni ma non è servito e non sono riuscito a fare un bel Mondiale”.
Cosa ne pensi di questa Inter?
“Non sappiamo dove possiamo arrivare, vogliamo vincere lo Scudetto. Abbiamo una squadra ottima, siamo difficili da affrontare. Dobbiamo prendere fiducia partita dopo partita, è bello il fatto che Mancini continui a cambiare ma i risultati non cambiano. Abbiamo la fortuna di giocare due sole competizioni, dobbiamo sfruttarla al meglio”.
Se vinciamo lo Scudetto, ti taglierai la treccina?
“Sì, l’ho detto un anno fa e se vinciamo davvero, lo farò”.
Che ricordi hai della partita contro il Verona, quando sei diventato portiere?
“Io non volevo andare in porta, ma Stramaccioni mi disse di andare perché sapevo giocare a basket e quindi pensava fossi bravo con le mani (ride, ndr). Fortunatamente è andata bene, feci anche una bella parata. I miei compagni mi fecero i complimenti”.
Al di fuori del calcio e del basket, c’è un’altra grande passione?
“No, io giocavo solo a calcio e basket. Quando tornerò in Argentina, mi piacerebbe fare il dirigente della squadra di pallacanestro del mio paese, a Bahia Blanca, di cui mio cognato è presidente. Seguo sempre la NBA, l’Eurolega e anche il campionato argentino”.
E’ vero che non ti lamenti mai, quando non giochi?
“No, un po’ brontolo (ride, ndr). E’ normale, nessuno vuole stare in panchina, e se sei lì, un motivo ci sarà. E’ difficile partire dalla panchina, quando manca poco tempo. E’ meglio giocare titolare per me. Quando subentro è difficile che sia tranquillo, bisogna dimostrare al mister che si può giocare. Anche giocando quattro minuti, do tutto quello che ho. Non mi piace giocare un minuto o due, però va fatto. E voglio migliorare”.
Qual è il significato della treccia e da quando ce l’hai?
“E’ da quattordici anni che ce l’ho. Mi piaceva l’idea e l’ho fatta, non avevo la più pallida idea che potesse diventare un segno riconoscitivo”.
Che effetto ha fatto veder nascere calcisticamente Messi?
“Io l’ho visto con l’Argentina fino a quando era piccolo, a diciassette-diciotto anni. Si vedeva che aveva qualcosa di diverso dagli altri, era decisamente più forte. Adesso è un giocatore totale, incredibile”.
Quando sei in ritiro, come passi il tempo? Giochi anche tu alla playstation con Juan Jesus?
“Tra compagni ci sfidiamo ai videogiochi. Juan Jesus è fortissimo a quelli di calcio, ma io preferisco le moto, sfido Carrizo, siamo entrambi appassionati di MotoGP. Facciamo tutto insieme, sono tre anni che siamo compagni di stanza. Magari guardo un film, poi ci sono le classiche sfide a carte”.
Cosa ti ricordi della tua esperienza a Genova?
“Sono stati tre anni bellissimi a Genova, è la squadra che mi ha aperto le porte del calcio italiano. Di quella squadra è rimasto solo Perin, che quando c’ero io faceva il terzo portiere. Adesso però gioco nell'Inter e voglio vincere, darò il massimo per questa maglia. Non vogliamo mollare, dobbiamo vincere subito per continuare sulla strada giusta. Loro giocano a memoria, sarà difficile perché si difenderanno ma penseranno anche ad attaccare”.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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