C'è anche Henrikh Mkhitaryan tra i numerosi protagonisti dell'ultima giornata del Festival dello Sport di Trento. Il centrocampista dell'Inter prosegue nella promozione del suo libro, 'La mia vita sempre al centro', presentandosi insieme a Filippo Conticello della Gazzetta dello Sport. Questo il racconto dell'armeno dal palco del Teatro Sociale della città trentina per l'evento 'Un Fenomeno Internazionale'.
Questo titolo quanto racconta del tuo modo di vivere?
"La parola centro significa molto per me. Questa è la mia vita, ho sempre voluto fare il calciatore e ho dato il massimo per farlo al mio meglio".
Però sei partito attaccante come tuo padre, mancato quando eri molto piccolo ma molto presente nel libro e nella tua vita. Quanto la tua carriera è stata una ricerca paterna?
"Ho iniziato a giocare a calcio per merito suo e ho sempre sognato di fare quello che faceva lui. Siamo tornati dalla Francia per la sua malattia e ho voluto proseguire quello che faceva lui; lì ho fatto due allenamenti, il primo sono andato con lui ma il secondo sono andato con mia madre e dopo venti minuti sono uscito piangendo perché volevo lui. Quando l'ho perso, sono stati mia madre e mio zio i primi a prendere quel ruolo; poi ho trovato tanti allenatori che hanno fatto da padri".
Tuo padre sarebbe contento dell'Henrikh uomo e campione?
"Soprattutto come uomo, l'importante è essere una brava persona".
Parli molto anche di tua nonna, che voleva per te un futuro da cantante.
"Vero, perché vedeva le torture che subiva mio padre in campo e fuori. Ma io le dicevo che potevo diventare cantante anche dopo. Le piaceva Julio Iglesias, ma anche Charles Aznavour e i cantanti russi".
Hai cominciato con un rumeno come Mircea Lucescu, che maestro è stato?
"Mi ha voluto fortemente allo Shakhtar. È merito suo se sono andato lì, mi ha voluto fortemente ed è stato come un padre. Vivevo nel centro sportivo perché avevo il sogno di giocare nelle big d'Europa, lui mi diceva di andare a divertirmi in centro però io gli rispondevo che sapevo quando fare le cose. Lucescu è stato molto importante nella mia carriera, ci sentiamo fino ad ora; mi ha fatto i complimenti per il libro e mi ha detto di andare avanti".
C'è qualcosa di Lucescu in Chivu?
"Non tanta somiglianza, il calcio è cambiato. Però mi sono sentito bene con lui e sto bene con Chivu, questo è importante".
Che problemi risolveva Klopp?
"Ogni volta che parlavi con lui, lui era sempre disponibile. Ho avuto momenti difficili a Dortmund ma lui mi ha aiutato tantissimo".
Ma è vero che ti deve 50 euro?
"Fu una scommessa in allenamento. Mi disse: 'Scommettiamo che non farai più di 7 gol in questo esercizio?'. Primo tiro: fuori. Secondo: palo. Poi inizia ad entrare. Mi ferma dopo poco dicendomi che il tempo era terminato e gli pago 50 euro. Nella sfida successiva contro l'Eintracht faccio 2 gol, quelli che mancavano nell'esercizio. Dopo la partita mi ha abbracciato e gli ho chiesto se mi ridava indietro i soldi. Non capivo bene il meccanismo delle scommesse, infatti da quell'episodio non ne abbiamo fatte più".
Cosa pensi del fatto che non vuole allenare più?
"Una scelta che va rispettata, è un peccato perdere un allenatore così che ha dato tantissimo per il calcio".
Su Tuchel.
"Prima di parlare di lui vorrei parlare dell'ultimo anno di Klopp, che è stato abbastanza difficile dove abbiamo perso la finale di Coppa di Germania. Poi è arrivato Tuchel ma io volevo andare via, avevo anche un accordo col club. Però Tuchel volle parlare con me, perché disse che gli piacevo. Mi disse che con lui avrei fatto 15 gol e 15 assist; io risi perché avevo perso la fiducia. Poi iniziamo la stagione, il mio agente Mino Raiola spingeva per farmi andare però io gli dissi di aspettare perché le cose andavano bene. Tuchel mi ha ridato l'amore per il calcio".
Cosa successe però all'aeroporto di Liverpool?
"Una cosa che non mi aspettavo. Dopo l'eliminazione dall'Europa League il CEO del Borussia Watzke venne da me e mi disse cose per le quali pensai di volere andare via perché non meritavo quel trattamento. Ma mancava ancora un mese e mezzo alla fine della stagione, ho aiutato la squadra fino alla finale di Coppa col Bayern Monaco. Arrivammo i rigori, io volevo tirare il quinto ma lui mi disse che dovevo battere il secondo e decisi di non calciare. Quello è il rimpianto, alla fine ci siamo capiti ma resterà una ferita. Ho imparato da lì e ho capito perché io calciassi per secondo".
Poi arriva una chiamata da Manchester.
"José Mourinho mi chiamò e mi disse che mi voleva lì. Un'opportunità da sfruttare, quindi ho detto sì e da lì è iniziata la mia carriera".
Ma come mai non vi siete presi?
"Inizialmente il rapporto non è stato dei più facili ma sono cresciuto come uomo. Voleva mettermi in difficoltà, ma io non ho mai mollato perché ho sempre cercato soluzioni ai problemi che mi poneva. Non dico che abbiamo avuto un rapporto brutto ma non sempre facile come persone. Però non sempre trovi belle persone nel mondo del calcio, guardandomi attorno ho capito che fosse giusto".
Quali erano i suoi giochi psicologici?
"Voleva vedere se fossi forte psicologicamente per farti giocare in Champions. A lui servivano certi giocatori, è il suo modo di allenare. Deve capire se può fidarsi di te".
Cosa succede dopo la finale di Europa League vinta?
"Che non mi dà la mano... In quel momento non ci ho pensato perché volevo godermi la vittoria però mi ha lasciato un segno. Poi scrivendo il libro ho pensato che fosse giusto".
Da dove nasce la passione per l'Arsenal?
"Wenger si fidava dei giovani e io volevo andare lì perché ero sicuro che sarei cresciuto come calciatore. Lui mi voleva ai Gunners ed ero felicissimo. I primi sei mesi sono andati benissimo poi dopo 22 anni lo hanno licenziato ed è arrivato Emery, però ho vissuto sei mesi bellissimi con lui perché il suo calcio era offensivo e mi divertivo. Ho iniziato a seguire l'Arsenal da bambino perché in Armenia facevano vedere la Premier League. Ogni tanto però ci sono cose che non sogni e che non sono tue, però è stato un traguardo che volevo raggiungere. Da lì però sono andato via perché non ero più felice di giocare e dovevo cambiare".
È curioso il modo in cui ti avvicini a Mino Raiola, grazie a tua sorella che è dirigente UEFA.
"Non avevo procuratori quando ero allo Shakhtar, chiedevo a lei una soluzione per giocare in Europa. Lei si è impegnata informandosi sui procuratori per poi mandarmi una lista. Solo che si poneva il problema di scegliere: lei valutò i discorsi e contattò Raiola. Alla fine lui rispose dandomi appuntamento a Milano. Quando ci incontrammo lo chiamai mister Raiola ma lui volle essere chiamato subito Mino. Dal 2013 ho iniziato a lavorare con lui ma con un rapporto di amicizia più che di lavoro".
Un episodio curioso che vi lega?
"Ce ne sono tanti, dal primo giorno mi ha detto se volessi soldi o calcio e io gli dissi che volevo giocare nelle squadre più forti del mondo. Da allora abbiamo iniziato a lavorare insieme, dandomi consigli. È sempre stato uno che mi ha aiutato tantissimo".
Come risponderebbe un ventenne alla domanda 'soldi o carriera'?
"Ognuno fa le scelte sue, l'unica cosa è dare consigli. Io dico che fare il lavoro più bello che ti piace è la cosa più bella. I soldi magari un giorno li hai e un altro li perdi, la felicità sono le emozioni in quello che fai. A 36 anni mi diverto ancora, mi alleno andando come un ragazzino che va a scuola il primo giorno. Alla fine questo ti rimane".
Perché scegli la Roma e non il Milan?
"Raiola mi chiama perché vedeva che volevo andare via. Mi pose l'alternativa e io gli risposi che volevo giocare, lui rispose chiedendo tempo. Il Milan voleva prendere Taison dallo Shakhtar e a quel punto dissi che volevo la Roma per trovare la felciità. Poi non ho avuto notizie per qualche giorno, fino al 30 agosto quando mi chiama prima di Arsenal-Tottenham dicendomi che dopo la partita sarei dovuto volare per l'Italia. Io avevo preparato le valigie per tornare in Nazionale però mi disse che dovevo andare a Roma. Siamo andati in aeroporto con mia moglie sempre col telefono in mano, quando sono salito in aereo uno steward romanista mi chiese se avessi già firmato il contratto".
Cosa ricordi degli anni di Roma?
"I tifosi visti all'aeroporto sono stati una cosa pazzesca, roba che pensavo di vedere solo su giornali o siti. Sono molto grato, la gente è pazza in senso buono; ho vissuto tre anni belllissimi lì, ritrovando la felicità e il piacere di giocare a calcio. Dal primo giorno è andato tutto bene".
Ti senti più romano o milanese?
"Magari italiano... Dopo 3 anni a Roma vivo a Milano da quattro, sono due posti speciali per me. I miei figli sono nati uno a Roma e l'altro a Milano".
Come è nata l'unione con Mourinho dopo gli episodi di Manchester?
"A Manchester sono arrivato a 27 anni, a Roma ne avevo 33. Magari è cambiato qualcosa in me, ho capito la sua psicologia e lì siamo andati benissimo. Ha capito che non ero più quello di Manchester ed era cambiato anche lui".
Quanti Mourinho esistono?
"Esiste solo lo Special One, il resto è come lo percepisci. Io ho vissuto due allenatori diversi ma una sola persona che mi ha dato tantissimo malgrado i problemi avuti ma anche a Roma dove abbiamo vinto un trofeo tanto atteso".
Come è nata la trattativa con l'Inter?
"Al secondo anno a Roma Piero Ausilio mi chiamò dicendomi che mi voleva all'Inter e io risposi che andava chiuso entro il 31 maggio avendo un'opzione per restare. Lui disse che doveva vendere due giocatori e io non volevo aspettare, dicendo che magari avremmo fatto qualcosa dopo. Da lì non ci siamo più sentiti. Alla terza stagione, con Tiago Pinto discutevamo del rinnovo; lui sapeva che Roma mi piaceva e avrei voluto finire la carriera lì però forse non mi hanno capito e volevano fare le cose a modo loro. Io a quel punto dissi no ad un 1+1, perché volevo sicurezze. Giocando poi contro l'Inter una partita persa 3-1, Ausilio mi ha richiamato dicendomi che Simone Inzaghi mi voleva molto. Noi eravamo ancora in corsa per il campionato e dovevamo giocare in finale di Conference. L'Inter mi propose due anni fissi, la Roma non era stata chiara. Mourinho forse non sapeva nulla ma vedendo cosa succedeva dissi che non potevo restare perché non mi potevo fidare dei dirigenti. Decisi di lasciare e per Mourinho era già tardi, litigò con Tiago Pinto e disse di parlare con lui. Ma io avevo dato l'ok all'Inter".
Che rapporto c'è con Simone Inzaghi?
"Sono stati tre anni bellissimi, mi ha dato una seconda giovinezza perché a 36 anni giocare tutte le partite ti fa sentire importante. Ma quando a Udine, uscii dopo 32 minuti pensai: 'Magari ho trovato un altro che si comporterà male con me'. Ma non sapevo della sua abitudine di sostituire gli ammoniti... Inzaghi è padre, allenatore, amico; conosce il calcio, puoi parlare di tutto con lui come fosse un amico pur conoscendo i limiti. Quando è andato in Arabia l'ho ringraziato per questi tre anni perché è stato fondamentale per questa Inter, un giorno lo riabbraccerò".
Le voci sull'addio vi hanno distratto prima della finale di Champions?
"Diciamo che ci hanno disturbato perché tra la gente si parlava di un'altra cosa. Lui voleva concentrarsi sulla finale ed è stato così per quei dieci giorni dopo il Como".
Più forte l'orgoglio del percorso o il trauma del finale?
"Tutti e due. Quello che fai è un percorso molto difficile, non si arriva in finale di Champions dalla prima giornata senza fare nulla; sono orgoglioso per la stagione fatta ma abbiamo perso tre titoli in tre settimane. Nel calcio vinci o perdi e noi abbiamo perso, però in una stagione di nove mesi hai il rimpianto di non aver vinto pur essendo abituato a vincere".
Come si fa a parlare bene di un tecnico che ti toglie minuti in campo?
"Vado per i 37 anni, ho ancora tantissima voglia di giocare ma bisogna capire le scelte di mister e società. Sono sempre pronto ad aiutare la squadra anche senza giocarle tutte, fossi stato 23enne avrei parlato con loro chiedendo perché ma oggi non sono fisicamente quello che ero qualche anno fa e posso dare quello che ho in una partita alla settimana. Accetto quello che fa Chivu perché lo fa per il bene della squadra. Vedo un allenatore che vuole crescere e ha un grande futuro per me".
Qual è la finale che ti ha ferito di più? E cosa diresti ad un compagno che ha paura di una finale?
"Nel 2017 giocammo Manchester United-Ajax a Stoccolma. Nel riposo prima della partita provo sempre a dormire, quella volta non ci riuscii perché era la mia prima finale europea e avevo una tensione incredibile. Però abbiamo vinto e sono stato felicissimo, ho anche segnato a Onana che poi diventò mio compagno. Due anni dopo, ci fu quella di Baku dove non potei giocare per le questioni diplomatiche tra Armenia e Azerbaigian; ma quella poteva essere l'unico rimpianto per non essere andato e non aver aiutato la squadra. A Tirana gioco 17 minuti per una recidiva dell'infortunio; chiesi a Mourinho di giocare dall'inizio garantendo di giocare finché potevo, però esco dopo poco. A Istanbul andammo come vittime sacrificali del Manchester City però abbiamo fatto vedere a tutti che ce la potevamo giocare alla pari e pure vincere facilmente dimostrandoci superiori a tratti. Magari non avevamo troppa tensione e troppe aspettative e abbiamo fatto molto bene. A Monaco ci siamo bruciati perché, opinione mia, le partite super contro Barcellona e Bayern ci hanno portato a pensare che potevamo vincere anche col PSG e lì è stato sbagliato tutto".
Perché la gente dovrebbe visitare l'Armenia? E perché si sa così poco?
"L'Armenia è bellissima, si mangia molto bene e c'è una grande storia. Siamo un popolo molto bello".
Paolo Kessisoglu, cabarettista di origini armene, gli rimprovera di non aver mai giocato nel suo Genoa.
"Credo farà prima a diventare interista".
Calhanoglu è turco e avete legato tantissimo. Come hai separato sfera privata e questione politica?
"Nuri Sahin, mio compagno al Borussia Dortmund, si è offeso quando mi misi da parte nel momento in cui realizzai che la squadra fosse impegnata in uno shooting per Turkish Airlines, una cosa alla quale non potevo prendere parte. Glielo spiegai tramite messaggio ma lui non capì subito, per qualche periodo ci rimase male. Però adesso abbiamo un grandissimo rapporto. Ho avuto tanti compagni turchi, come Under alla Roma o Calha all'Inter, col quale passiamo quasi tutto il giorno insieme perché portiamo i nostri figli a scuola".
Diventerai presidente dell'Armenia come diceva Raiola?
"Non ci sto pensando. Non so quanto giocherò, non vorrei avere rimpianti nel dire che avrei potuto fare qualche altro anno. Devo capire cosa fare, non ho ancora deciso. Allenare? Mai dire mai, ma oggi dico più no che sì. Come per il ruolo di presidente".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
Altre notizie - In Primo Piano
Altre notizie
- 19:02 Balotelli: "Non è uno scherzo giocare nell'Inter, Moratti mi ha fatto un regalo. Milan? Dovevo andare alla Juve, poi Raiola..."
- 18:47 Lumezzane, Monachello: "U23 progetto interessante. Sul mio passato all'Inter..."
- 18:33 GdS - Verso Italia-Israele, improbabile la presenza di Kean: Esposito si prepara alla prima da titolare con gli azzurri
- 18:20 Zidane: "Ronaldo il più forte incontrato in carriera. Faceva cose pazzesche in allenamento, poi ti diceva 'se mi fai inca*****..."
- 18:06 Damiani: "Pio Esposito è un ragazzo interessantissimo, sta facendo grandi cose"
- 17:53 Domani la Svizzera cerca il pass per il Mondiale, Yakin: "Non abbiamo preparato festeggiamenti. L'11 titolare..."
- 17:36 Ancora Benitez: "Quando ero all'Inter zero mercato. Mi è dispiaciuto l'esonero perché la società..."
- 17:21 Sky - Nazionale, Bastoni (squalificato) per ora resta con il gruppo. Tra stasera e domani il possibile ritorno a Milano
- 17:07 Nazionale, Gattuso: "Rincorse e pressing: mi soffermerei su questi due aspetti della prestazione di Esposito"
- 17:00 Mkhitaryan: "Ecco perché accettai l'Inter. Chivu ha un grande futuro, sulla finale di Monaco ho un'idea"
- 16:52 Paesi Bassi-Finlandia, le scelte ufficiali di Koeman: Dumfries inamovibile sulla destra, altra panchina per De Vrij
- 16:38 Güler e Yildiz in coro: "Calhanoglu una leggenda". L'interista: "Loro due molto importanti per la Turchia"
- 16:23 Serbia nel baratro, Aleksandar Stankovic unica luce: "Ha mostrato tutto ciò che gli ha insegnato il padre"
- 16:10 Pio Esposito: "Nazionale, emozione indescrivibile. Il gol? L'ho sognato ogni notte da quando ho cominciato a giocare"
- 15:55 Anche gli scout dell'Inter al Mondiale Under 20 in Cile: ecco i nomi degli osservati speciali
- 15:41 Maresca: "Per il campionato l'Inter ha ancora qualcosa da dare. Però occhio al Milan"
- 15:26 Moretto: "L'Inter in estate ha fatto all-in su Bonny. Superata la concorrenza di due attaccanti"
- 15:13 Carnevale: "Pio Esposito era un pallino dell'Udinese. L'Inter ha un ragazzo che diventerà un grandissimo"
- 14:58 Tonali: "Pio Esposito? Quando uno è forte e si impegna merita tutto il nostro affetto"
- 14:44 Benitez: "L'Inter è l'italiana che potrà fare più strada in Champions. Chivu per me farà bene"
- 14:30 Sommer: "Inter, un piacere giocarci". Carlos Augusto: "Voglio fare la storia in Nazionale come hai fatto tu"
- 14:17 Nela inquadra le big del campionato: "Inter squadra che gioca meglio in A. Mina vagante? Dico il Milan"
- 14:02 Palestra: "L'Inter è la squadra che mi ha impressionato di più". Poi 'vota' i nerazzurri Lautaro, Bastoni e Dimarco
- 13:48 Repubblica - Nuovo San Siro, ecco come Redbird e Oaktree acquisiranno l'area. Due le figure chiave sul fronte Inter
- 13:35 Calhanoglu celebra a SM le 100 presenze con la Turchia: "Non è facile, orgoglioso di me". Poi promuove Yildiz
- 13:22 Esposito a SM: "È tutto bellissimo. Si parla molto di me, ma voglio mantenere il mio equilibrio"
- 13:05 Condò: "L'Italia sta crescendo in consapevolezza. Ottimo segnale da Pio: sta facendo come nell'Inter"
- 12:51 Spalletti: "Per Icardi ci sono rimasto male. Mauro è un bravo ragazzo e uno dei più forti centravanti ma..."
- 12:37 TS - Inter e Milan, occhi su Gila: il rinnovo con la Lazio è in alto mare. I nerazzurri avevano già fatto un tentativo
- 12:23 Ventola: "All'Inter per Ronaldo, dopo il 5 maggio Gresko salvato dalla polizia". Poi torna sulla rottura con Vieri
- 12:09 Pagelle Corsera - Sette in pagella e applausi per Dimarco e Pio. Squalifica di Bastoni unica nota negativa
- 12:00 Spalletti: "Bastoni e Barella due top, Esposito mi ricorda Vieri: avremo un padrone dell'area. Il 'caso Acerbi'..."
- 11:55 TS - Bisseck via a gennaio? L'Inter prenderebbe in considerazione la cessione solo con questa offerta
- 11:40 GdS - Lautaro sarà in Italia solo giovedì: il piano di Chivu per Roma-Inter è chiaro. Thuram punta il Napoli
- 11:26 Matthaus: "Il Milan mi voleva, ma poi arrivò l'Inter e Trapattoni mi disse un frase. Inzaghi o Chivu? Ecco chi preferisco"
- 11:12 Borriello: "L'Inter resta la squadra più forte, il Napoli ha un mostro come Conte e il Milan ha fatto un ottimo mercato"
- 10:58 CdS - Zielinski con le valigie in mano: la sua cessione a gennaio potrebbe portare un nuovo mediano all'Inter
- 10:43 CdS - Esposito, arriva anche il primo gol azzurro: poteva partire in prestito, Chivu l'ha voluto tenere all'Inter
- 10:28 Pagelle TS - Interisti tutti promossi: Bastoni e Barella da sufficienza piena, Esposito e Dimarco tra i migliori
- 10:13 Calhanoglu silenzia le voci di mercato: "Non è mai successo niente, all'Inter sono felice. Darò il massimo"
- 09:59 InterNazionali - Da Sucic agli olandesi De Vrij e Dumfries: oggi ultimo impegno per quattro nerazzurri
- 09:44 Pagelle CdS - Esposito con voglia ed entusiasmo: voto 7. Dimarco, l'assist per Kean è una pittata d'artista
- 09:29 GdS - Stankovic continua a crescere: esordio da titolare con la Serbia. L'Inter ha una doppia clausola
- 09:14 CdS - Lautaro diviso tra Inter e Argentina: l'obiettivo è esserci a Roma e avvicinarsi ancora a Mazzola
- 09:00 Pagelle GdS - Estonia-Italia, Esposito MVP: voto 7 (come Dimarco e Barella). Bastoni è da 6
- 08:45 CdS - Thuram prosegue il lavoro di recupero: convocazione per Roma non scontata. La decisione di Chivu...
- 08:30 GdS - Dagli allenamenti duri al rebus formazione: i cinque comandamenti di Chivu per la rivoluzione interista
- 08:15 Esposito, primo gol con la Nazionale: "Adesso ho mille pensieri in testa, ma questo deve essere un punto di partenza"
- 00:00 Ride Pio chi ride ultimo
- 23:50 Braglia: "L'unica big che ha mantenuto appartenenza e leadership è l'Inter con Zanetti e Ferri"
- 23:35 Bagnaia: "Tifo Juve ma da piccolo ero un fan dell'Inter, andavo contro a mio papà"
- 23:35 Matthäus: "Non vedo l'Inter tra le favorite in Champions. Campionato italiano apertissimo"
- 23:20 Esposito alla Rai: "La gente parla tanto di me, ma credo sia stata anche la mia forza"
- 23:05 Esposito a Sky: "Il gol un sogno che diventa realtà, devo realizzare. Ma è solo l'inizio"
- 22:50 InterNazionali - Prima gioia azzurra per Esposito, gol nel 3-1 all'Estonia. Bene anche Calhanoglu
- 22:37 Italia, Bastoni squalificato: salterà la sfida con Israele. Chivu lo ritroverà prima del tempo
- 22:23 Candreva, Sosa e Galante tutti d'accordo: sarà Lautaro Martinez il Pichichi della Serie A
- 22:08 UFFICIALE - Union Saint-Gilloise senza allenatore, Pocognoli al Monaco fino al 2027
- 21:54 Santi: "Un punto conquistato con il cuore, ci dà la spinta per continuare il nostro percorso”
- 21:40 Viviano: "Cristiano Ronaldo? Oggi non lo vedrei all'Inter o al Napoli per motivi tecnici e di sistema"
- 21:25 Piovani: "Felice del pareggio in una serata non brillante, eravamo un po' sulle gambe"
- 21:10 Alcione, Cusatis: "Il derby contro l'Inter gratifica il lavoro di tutti, non potevamo nemmeno immaginarlo"
- 20:55 Borghi elogia Chivu: "Ha riacceso l'Inter partendo da un'eredità pesante lasciata da Inzaghi"
- 20:41 Como, Suwarso: "Fabregas? Se fosse andato via, avrebbe scelto lui stesso il nostro nuovo allenatore"
- 20:27 Ibrahimovic: "Vi spiego le differenze tra Guardiola e Mourinho". Poi elogia Camarda e snobba Pio Esposito
- 20:13 Romano: "Nel contratto di Robinho jr una clausola super da 100 milioni di euro. Sull'Inter e i rumors dal Brasile..."
- 19:58 Norvegia esagerata: Haaland uragano, tramortito Israele con un pokerissimo. Ora l'Italia deve puntare ai playoff
- 19:45 Santi nel recupero, l'Inter Women si salva nel finale e vola a +3 sulla Juve: finisce 2-2 con la Fiorentina
- 19:31 InterNazionali - Estonia-Italia, tre nerazzurri titolari e due in panchina: le ufficiali. Stankovic, Calha e Asllani dal 1'
- 19:16 Il retroscena di Matthäus: "Trapattoni mi convinse ad andare all'Inter. Tifosi nerazzurri speciali, e quella volta con Bergomi..."