Un mercato da chiudere con il bilancio in attivo di circa 70 milioni e un taglio del monte ingaggi di circa del 15 per cento: questo quanto conferma Steven Zhang nell'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. Palla ai dirigenti, impegnati in un lavoro non semplice per trovare l'equilibrio tra esigenze finanziarie e competitività della squadra.
Presidente Zhang, il 6 il giugno del 2016 il gruppo Suning diventava proprietario dell’Inter. Oggi cinque anni dopo, lei accarezza nella sala dei trofei la coppa dello Scudetto.
"È un grande orgoglio aver raggiunto questo obiettivo, undici anni dopo l’ultimo titolo, interrompendo una striscia di nove scudetti consecutivi della Juventus. Il duro lavoro ha pagato e oggi sappiamo che nell’Inter ci sono le competenze, le qualità e le capacità per vincere e per continuare a programmare un futuro solido e ricco di soddisfazioni".
Ora che ha tagliato il traguardo, come riassume il percorso di questo primo ciclo?
"Quello che più mi piace evidenziare è come negli anni sia stata rafforzata la struttura aziendale. Quella dell’Inter è oggi una delle realtà tra le più forti e organizzate a livello europeo".
Pur essendo la proprietà straniera, questa struttura si basa su un management di fiducia tutto italiano.
"Dovevo entrare nel mondo dell’Inter e delle sue radici a Milano. Nessuno poteva spiegarmelo meglio di dirigenti italiani. Faccio un esempio tecnico-tattico: ho dovuto capire che storicamente le vittorie in Italia si costruiscono partendo dalla solidità della difesa. Mi ricordo quando Piero (Ausilio, ndr) mi ha spiegato l’importanza di avere delle fondamenta solide e la sua soddisfazione il giorno in cui riuscì a prendere insieme Bastoni e Skriniar per aggiungerli a De Vrij...".
Ci sono state opzioni per rilevare interamente il club? Si è parlato di una offerta tra i 750 e gli 800 milioni di euro.
"Non è vero, non c’è stata alcuna offerta per l’acquisto del club. E d’altra parte noi cercavamo altro. In questa fase post pandemica non è facile trovare gruppi disposti a investire nel calcio, che è attualmente un sistema in cui si perdono molti soldi ogni anno. Il nostro obiettivo adesso è ritrovare un equilibrio finanziario attraverso il ridimensionamento dei costi, altrimenti non si troveranno mai nuovi investitori".
Ma basta al momento il prestito del Fondo Oaktree per rendere più serena la situazione o resta l’apertura per un socio di minoranza?
"Da parte nostra ragioniamo sempre a medio-lungo termine e siamo sempre aperti a partner commerciali o finanziari che possano aumentare i ricavi ed essere sinergici al nostro progetto per il bene dell’Inter".
La pandemia ha acuito una crisi economica che ha portato alcuni club a creare la Super League. La cronaca di come è nata e si è sciolta è nota. Qual è la sua opinione?
"Dobbiamo innovare, guardare al futuro. Bisogna provare. Ovviamente questo va fatto in accordo con Fifa e Uefa. La Super League era solo uno esempio di questi tentativi da fare".
Ma per lei il progetto Super League è finito o esiste ancora?
"Non esistono progetti che non vengano concordati con Fifa e Uefa".
A che punto è il progetto del nuovo stadio?
"Un nuovo impianto è fondamentale non solo per aumentare i ricavi e la solidità economica che può portare al club, anche attraverso sponsorizzazioni e partnership commerciali, ma per la possibilità che offrirebbe ai tifosi dell’Inter di vivere a 360° l’evento sportivo".
L’addio di Conte ha scioccato il tifo nerazzurro. Era davvero impossibile continuare insieme?
"Sin dal primo momento in cui abbiamo rilevato l’Inter abbiamo pensato che Conte sarebbe stato il tecnico migliore per il nostro progetto. Due anni fa siamo riusciti finalmente a portarlo in nerazzurro. Io ero e resto convinto che Conte sia un tecnico vincente: è la ragione che ci ha portato a investire tanto su di lui e sulla squadra negli ultimi due anni. Già la scorsa estate la pandemia aveva notevolmente colpito i nostri ricavi ma abbiamo continuato con lui, concentrandoci sulla stagione convinti che potessimo vincere. La decisione è stata giusta. Ma ora il conto portato dalla pandemia è tale che non possiamo non rivedere la situazione cercando dei risparmi che riportino a un prossimo equilibrio di bilancio. Dobbiamo necessariamente ridurre i costi e controllare i rischi. Questo ovviamente influenza anche le strategie di calciomercato. I nostri differenti punti di vista sulla situazione hanno portato alla separazione. Quello che non era fondamentale per lui, lo era per il club. E viceversa. Conte è un top coach, ma come presidente devo pensare alla solidità della società".
Che impressione le ha fatto Simone Inzaghi in questi primi incontri?
"Simone ha dimostrato in questi anni di essere un tecnico di valore e di esperienza, ha le qualità per tenere competitivo il nostro club, che è ciò che vogliamo, ma cooperando con noi per far sì che l’Inter resti una società solida e senza rischi. Conosce il nostro progetto, lo ha sposato e siamo molto felici di averlo qui sperando di poter vincere insieme".
Sarà Romelu Lukaku il simbolo dell’Inter 2021-2022?
"Non è giusto né elegante eleggere un solo giocatore come uomo immagine di un club. Il calcio è uno sport di 11 giocatori scelti da una rosa molto più ampia e tutti collaborano, lottano e sono importanti per arrivare agli obiettivi. Gli scudetti si vincono insieme e non grazie a un singolo. Ma certamente posso dire che Romelu ha una forte personalità, è un giocatore che gli altri compagni rispettano. Non è solo un grande giocatore, ma un uomo con un grande cuore".
Quali sono gli obiettivi della prossima stagione?
"Quelli economici li abbiamo detti. C’è bisogno di un’ampia plusvalenza alla fine di questo calciomercato, ma vogliamo mantenere molto competitiva la squadra per permetterle di fare bene in Champions e ovviamente di riconquistarla il prossimo anno, perché vogliamo stabilmente stare tra i grandi club europei".
Riconquistarla vincendo lo scudetto?
"Non è facile. Sei sette club sognano di vincere lo scudetto ogni anno, poi la realtà è diversa. Godiamoci quello conquistato".
VIDEO - MERCATO INTER, IL NUOVO ESTERNO ARRIVA CON UNO SCAMBIO?
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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