'Un tranquillo martedì di paura' è il film girato a San Siro due giorni fa da Luciano Spalletti, regista per cui la Scala del Calcio, teatro delle riprese, fino a poche ore prima di Inter-Fiorentina è rimasto off-limits. Riabilitato in panchina dopo l'assurdo allontanamento dal campo del Ferraris grazie al passo indietro compiuto dal quarto ufficiale di gara Piccinini, davanti alla Prima Sezione della Corte Sportiva D'Appello Nazionale, Lucio ha potuto dirigere da dietro le quinte i suoi attori durante le scene più complesse proposte finora dal copione del campionato. Se – Spalletti dixit – sfidare la Samp tra i confini nazionali era paragonabile ad affrontare il Tottenham in Champions, allora lo step successivo messo in mostra contro la viola ha un valore pregiatissimo a livello di classifica e autostima. Vincere tre partite in fila, impresa europea inclusa, vale molto di più dei nove punti messi in saccoccia, è la conquista di quel bonus diventato vitale dopo i troppi intoppi di un avvio di campionato che con estrema facilità stava oscurando il lavoro fatto in estate per migliorare la squadra. Oltre a mettere in dubbio l'aspettativa di crescita dopo il quarto posto last minute ottenuto nella passata stagione.

Dubbi che non possono certo essere spazzati via da un filotto di successi così limitato, ma che in un qualche modo vengono come minimo vissuti da Icardi e compagni con la tranquillità di aver fatto il proprio dovere. Un'Inter sintetica, come vuole Luciano: senza fronzoli o ghirigori quando va a briglie sciolte e trova automatismi antichi, che va dritta al punto per a cercarsi gli episodi indispensabili per superare gli avversari in volata. Con un epilogo ricorrente ma calato in tre contesti differenti: situazione di svantaggio (vs Spurs), dopo essere stata raggiunta sul pari (contro la Fiorentina) o con il risultato inchiodato sullo 0-0 (vs Samp). Sempre e comunque per gioire in prossimità del traguardo a tutti i costi, come ha urlato a gran voce Danilo D'Ambrosio, esaltando la forza morale del gruppo. 

L'Inter ha ritrovato quelle caratteristiche vincenti di un anno fa, tra cui le ripartenze veloci, ma è in evidente ricerca di un'identità nuova che le dia una dimensione completa nel corso di tutti i 90 minuti per provare ad estendere nel tempo la ribattezzata 'zona Inter'. "Noi dobbiamo mettere a posto il possesso in fase di uscita", ha detto Spalletti ammettendo uno dei difetti di fabbrica del nuovo corso. Rimettendo al centro della discussione anche la questione insoluta relativa a Icardi che lega poco con la squadra e viceversa: "Abbiamo giocato poco su Mauro. Quella è una cosa che dobbiamo migliorare”. In mezzo a queste due criticità, c'è probabilmente quella a cui dare maggior peso: “La cosa che ci ha creato problemi riguarda le tante palle perse in mezzo al campo. Abbiamo perso troppi palloni nella costruzione del gioco basso”, ha puntualizzato il tecnico di Certaldo.

Un'Inter d'assalto, insomma, che butta giù a spallate il fortino di turno più che circondarlo con trame da squadra manovriera per creare superiorità sul lato debole. E d'altronde, perse due fonti di gioco come Rafinha e Cancelo, e acquistato Radja Nainggolan, non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso: il Ninja è l'emblema di un modo sempre uguale di pensare una versione aggiornata dell'Inter della prima parte della passata annata.

Attorno a una squadra che sta pian piano ripartendo grazie ad alcune certezze ritrovate anche grazie ai risultati sono sorte le solite inquietudini prodotte dalle interpretazioni libere su fatti e parole di Spalletti. Che magari dovrebbe evitare di dare in pasto ai media discorsi ambigui che si prestano a decodificazioni: "Il rimprovero a Keita a fine gara? So che a voi piace fare casino, ma è una cosa che si può fare a fine partita... l'ho detta a lui e a Politano”, ha risposto Lucio sull'episodio specifico prima di dover dare conto di una dichiarazione ricorrente nel suo repertorio nerazzurro: “Rifirmando il contratto la mia futura storia è che o faccio risultato o faccio la fine degli allenatori degli ultimi 7 anni. O vinco o vado via”, le esatte parole pronunciate dall'ex Roma. Che poi è stato costretto a spegnere sul nascere la polemica chiarendo in conferenza stampa: "Fate un gruppo a parte dei litigiosi, si documenti bene su quello che ho detto".

Come a dire: il panico stia fuori da Appiano Gentile, l'Inter continui a far soffrire i suoi tifosi nell'arco dei 90 minuti purché il premio sia l'epilogo thrilling delle ultime tre sfide. Scritto dal maestro del brivido Luciano Spalletti, l'uomo che sfoggia il suo ghigno spaventoso verso la telecamera. 

VIDEO - GIOIA, RABBIA E DI NUOVO GIOIA: INTER-FIORENTINA VISTA DA TRAMONTANA

Sezione: Editoriale / Data: Gio 27 settembre 2018 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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