Quella contro il Cagliari è stata la quarta vittoria di fila: così l'Inter cala il poker e, a questo punto, il rilancio non è nemmeno tanto un bluff. Giocata comunque rischiosa, quella di Spalletti, di puntare sulle fiches meno utilizzate fin qui. Ma la mano alla fine ha pagato, è stata vincente. E dimostra che il materiale tecnico a disposizione è di qualità, e forse anche mentalità, differente rispetto a quello della stagione passata: l'anno scorso, infatti, non appena il tecnico provò a modificare l'11 ideale su cui stava costruendo la sua squadra, insomma appena accennò un minimo di turn over, ne uscì la figuraccia di Coppa Italia contro il Pordenone che andò a minare certezze e consapevolezze dando avvio a un periodo disastroso che sarebbe durato quasi tre mesi.

Stavolta è andata diversamente: gli impegni ravvicinati, e l'impossibilità di fallirli, hanno costretto a cambiare la formazione iniziale. Così come suggerito, per altro, anche dall'ampiezza di una rosa che finalmente offre al tecnico la possibilità di scegliere senza dover stremare i soliti titolari. O di doverli utilizzare persino in evidenti difficoltà di condizione e rendimento. L'Inter li aspettava, i gol e i contributi dei nuovi arrivati: Lautaro Martinez, nelle vesti di vice-Icardi, e Politano, che si conferma tra i più positivi di inizio stagione, firmano le reti che portano punti, serenità, fiducia, positività. E anche entusiasmo in un momento-chiave in cui tutto può succedere e in cui tutto è nelle mani dell'Inter che vuole, e deve, risalire in campionato e costruirsi delle possibilità in Champions, in quel girone infernale che un'eventuale vittoria mercoledì a Eindhoven avvicinerebbe, quanto meno, al Purgatorio.

Poco importa, ora, stare a discutere sul gioco, sul palleggio, su certi errori in disimpegno o in appoggio che Spalletti nella conferenza stampa della vigilia aveva attribuito a carenza di mentalità e personalità. Tutto vero. L'Inter non ce la fa a non soffrire: ogni vittoria non è mai frutto dello sforzo minimo ma di quello massimo e certi rischi sembrano impossibili da evitare. Questione di concentrazione ma anche di condizione e forza. Ma in questo inizio di campionato nemmeno la Juve, se per questo, alla voce "bel gioco e zero rischi" può mettere serenamente una croce. Quella Juve rispetto alla quale, lo ha ribadito l'ultima giornata, non si può far altro che accodarsi: tutti in fila, tutti dietro, prego. E per la patente di "rivale scudetto" persino il Napoli rischia di non vedersi convalidato il rinnovo. Sembra essere semplicemente su un altro pianeta e, semmai, l'unica cosa che può davvero fare l'Inter è quella di scoprirsi meno distante del previsto dai partenopei e dalla Roma. Esercizio comunque assai difficile e che richiede una continuità che i nerazzurri hanno appena trovato.

Dare "continuità alla continuità" significherebbe, per l'Inter, regalarsi la chances di rimanere competitiva, aspetto essenziale, e non scontato, per diventare poi credibile ad alti livelli. La strada è lunga, lunghissima, e quattro successi di fila in dieci giorni non possono offrire sufficienti garanzie. Ma poter contare sui Gagliardini, sui Candreva, sui Borja Valero e persino sui Dalbert (che all'improvviso risolve il problema delle giocate in orizzontale allargandosi e pennellando un assist perfetto per Lautaro) significa poter provare, ora che si inizia a fare sul serio, a trovare un senso e una direzione precisa alla stagione.

Senza bluff, scoprendo piano piano le carte potenzialmente vincenti. E usando di più quelle fin qui tenute spesso in mano per cause di forza maggiore: Nainggolan sta trovando i giri giusti, Lautaro è appena tornato dopo l'infortunio e si candida come sostituto, spalla o gregario di Icardi (il quale a sua volta deve ancora carburare ed esplodere nelle sue fiammate decisive), Perisic deve ancora smaltire i postumi da Mondiale. Vrsaljko è una carta rimasta coperta; Candreva, Gagliardini, Borja Valero utili azzardi quando al momento di calare tutto sul tavolo da gioco non si possono avere sempre e solo assi in mano: e non si tratta di bluff ma di alternative ragionevoli che fin qui hanno dato senso alle giocate una volta che le carte sono state scoperte. Cercare di tenere testa a chi è senza dubbio giocatore più abile, più fortunato e con tutti gli assi in pugno è mossa coraggiosa e necessaria. Perché dal mazzo può sempre uscire un jolly: l'Inter dovrà cercare di trovarli per rimanere competitiva e continua. E giocarsi le sue carte il più a lungo possibile.

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Sezione: Editoriale / Data: Lun 01 ottobre 2018 alle 00:00
Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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