Galeotta fu l’intervista a Sky Sport, anche se stavolta si tratta di un ripensamento e l'amore viene giurato, o meglio rilanciato solo da una parte. Il missile scagliato da Lukaku in direzione dei piani alti dell'Inter e con deviazione nei cuori dei tifosi nerazzurri raccoglie pochi consensi né fa breccia, per questo allo stesso modo di quei famosi amori che fanno dei giri immensi e poi ritornano ha ricalcolato la sua traiettoria e puntato verso Londra, esplodendo nella base di Tuchel. Le parole di Big Rom, citando le altre parole del suo attuale tecnico, hanno creato "un casino" nell'ambiente dei Blues. Segue la scelta del colonnello tedesco di tenere a casa il centravanti per il big match contro il Liverpool, guarda caso la squadra che Lukaku, nel suo sogno con 0,000001% di possibilità di realizzazione secondo i grafici a torta di mercato, affronterebbe di nuovo a febbraio e a marzo nel duplice confronto degli ottavi di finale di Champions League. "Non conta chi con la pioggia scappa, conta chi nella tempesta resta", ha scritto nel suo striscione la CN69 che in estate ha dovuto fare incetta di ombrelli. Messaggio che può essere parafrasato dal mindset dell'Inter lanciato da Zhang nell'estate 2019 e promosso poco più di un mese dopo dal neo arrivato Big Rom: Inter is "not for everyone".
Inter-Liverpool si giocherebbe sicuramente mercoledì 16 febbraio a San Siro se, come da pronostico di inizio pandemia, fosse andato tutto bene. La nuova regola che imporrà la vaccinazione obbligatoria per i calciatori professionisti mette però a rischio la sede dell'incontro, dati i casi di no-vax in casa dei Reds e l'idea brillante della UEFA, secondo il Daily Mail, di far disputare la sfida in campo neutro, consentendo alla squadra di Klopp di poter mettere in campo tutti gli effettivi, immunizzati e non. Ancora una volta pure la Champions League, l'unica certezza che c'era rimasta fino al gran pasticciaccio con le palline nel sorteggio di Nyon, rischia di subire l'ennesimo cambio di scenario che vede l'Inter presa di mira dalla dea dalle grandi orecchie e forse costretta a salire su un altro livello di difficoltà. Si naviga a vista anche in Serie A: in un divertente siparietto su Instagram Bastoni ha 'corretto' gli auguri di buon anno di De Vrij suggerendo di non restare "mica tanto positive". Con una difesa però così, completata ovviamente da Skriniar e a cui aggiungiamo gli ottimi contributi offerti a più riprese da Ranocchia, D'Ambrosio e Dimarco, possiamo comunque mantenere un pizzico di sano optimism in vista del riinizio della stagione. Parliamo di 15 i gol subiti in 19 giornate e 6 clean sheet consecutivi per Handanovic, che raggiunto il record di 551 minuti di imbattibilità in nerazzurro ora punta a superare i 703 minuti mantenuti a difesa della porta dell'Udinese, stagione 2010-2011. Bologna, Lazio e la stessa Juventus, che pare destinata a sfoggiare la nuova coppia gol Icardi-Vlahovic in Supercoppa Italiana, sono avvisate.
La miglior difesa è l'attacco, ma è soprattutto l’equilibrio raggiunto con un baricentro nettamente più alto e il lavoro in fase di copertura ora svolto con dedizione dai cinque centrocampisti, al contrario ben più anarchici e spensierati in avvio di campionato, ad aver dato alla squadra di Inzaghi la formula ideale per il suo 3-5-2. A Bologna il tecnico dovrà fare a meno di Calhanoglu squalificato e di Dzeko causa Covid, i due innesti più positivi... pardon, più incisivi e sorprendenti fra i colpi estivi del duo Marotta e Ausilio, che tra gli altri meriti hanno avuto anche quello di non aver fatto svenare Zhang. Il presidente sta tornando in Italia ed è contento di poter blindare i suoi dirigenti con rinnovi fino al 2024, mentre per la squadra si discuterà dei prolungamenti di Brozovic, Perisic, Skriniar e De Vrij, gli ultimi due in scadenza nel 2023 ma, data l'importanza, già messi in agenda. Segnali di continuità al progetto e alla crescita dell'Inter debbono arrivare anche dal campo. Come diceva qualche settimana fa lo stesso Marotta in un'intervista alla Rai, la stella del Natale diventa anche simbolo di quella seconda stella che verrebbe stampata sulle maglie nerazzurre se il cammino della squadra di Inzaghi venisse coronato a fine campionato con il raggiungimento del suo grande obiettivo. Anche secondo Conte, "l'Inter resterà in alto per tanti anni" e chissà lui tornerà un giorno in Serie A per spodestarla. Parole ben diverse da quelle di Lukaku, che ad esempio non andrebbe "mai, mai" e, qualora non fosse stato chiaro, ancora "mai" e poi "mai" né alla Juve né al Milan, mentre tutto tace dal fronte Hakimi, l'unico dei tre che paradossalmente ha dovuto lasciare Milano più per necessità del club che per progetti non in linea o ambizioni di rivincita nella squadra in cui tifava sin da bambino. In un calcio diventato ancora più business a causa degli stravolgimenti economici indotti dalla pandemia, il silenzio fa meno discutere di dichiarazioni sentimentaliste e dei baci alle maglie. Solo in pochi l'hanno capito ma è l'unica certezza: Inter is "not for everyone".
Inter-Liverpool si giocherebbe sicuramente mercoledì 16 febbraio a San Siro se, come da pronostico di inizio pandemia, fosse andato tutto bene. La nuova regola che imporrà la vaccinazione obbligatoria per i calciatori professionisti mette però a rischio la sede dell'incontro, dati i casi di no-vax in casa dei Reds e l'idea brillante della UEFA, secondo il Daily Mail, di far disputare la sfida in campo neutro, consentendo alla squadra di Klopp di poter mettere in campo tutti gli effettivi, immunizzati e non. Ancora una volta pure la Champions League, l'unica certezza che c'era rimasta fino al gran pasticciaccio con le palline nel sorteggio di Nyon, rischia di subire l'ennesimo cambio di scenario che vede l'Inter presa di mira dalla dea dalle grandi orecchie e forse costretta a salire su un altro livello di difficoltà. Si naviga a vista anche in Serie A: in un divertente siparietto su Instagram Bastoni ha 'corretto' gli auguri di buon anno di De Vrij suggerendo di non restare "mica tanto positive". Con una difesa però così, completata ovviamente da Skriniar e a cui aggiungiamo gli ottimi contributi offerti a più riprese da Ranocchia, D'Ambrosio e Dimarco, possiamo comunque mantenere un pizzico di sano optimism in vista del riinizio della stagione. Parliamo di 15 i gol subiti in 19 giornate e 6 clean sheet consecutivi per Handanovic, che raggiunto il record di 551 minuti di imbattibilità in nerazzurro ora punta a superare i 703 minuti mantenuti a difesa della porta dell'Udinese, stagione 2010-2011. Bologna, Lazio e la stessa Juventus, che pare destinata a sfoggiare la nuova coppia gol Icardi-Vlahovic in Supercoppa Italiana, sono avvisate.
La miglior difesa è l'attacco, ma è soprattutto l’equilibrio raggiunto con un baricentro nettamente più alto e il lavoro in fase di copertura ora svolto con dedizione dai cinque centrocampisti, al contrario ben più anarchici e spensierati in avvio di campionato, ad aver dato alla squadra di Inzaghi la formula ideale per il suo 3-5-2. A Bologna il tecnico dovrà fare a meno di Calhanoglu squalificato e di Dzeko causa Covid, i due innesti più positivi... pardon, più incisivi e sorprendenti fra i colpi estivi del duo Marotta e Ausilio, che tra gli altri meriti hanno avuto anche quello di non aver fatto svenare Zhang. Il presidente sta tornando in Italia ed è contento di poter blindare i suoi dirigenti con rinnovi fino al 2024, mentre per la squadra si discuterà dei prolungamenti di Brozovic, Perisic, Skriniar e De Vrij, gli ultimi due in scadenza nel 2023 ma, data l'importanza, già messi in agenda. Segnali di continuità al progetto e alla crescita dell'Inter debbono arrivare anche dal campo. Come diceva qualche settimana fa lo stesso Marotta in un'intervista alla Rai, la stella del Natale diventa anche simbolo di quella seconda stella che verrebbe stampata sulle maglie nerazzurre se il cammino della squadra di Inzaghi venisse coronato a fine campionato con il raggiungimento del suo grande obiettivo. Anche secondo Conte, "l'Inter resterà in alto per tanti anni" e chissà lui tornerà un giorno in Serie A per spodestarla. Parole ben diverse da quelle di Lukaku, che ad esempio non andrebbe "mai, mai" e, qualora non fosse stato chiaro, ancora "mai" e poi "mai" né alla Juve né al Milan, mentre tutto tace dal fronte Hakimi, l'unico dei tre che paradossalmente ha dovuto lasciare Milano più per necessità del club che per progetti non in linea o ambizioni di rivincita nella squadra in cui tifava sin da bambino. In un calcio diventato ancora più business a causa degli stravolgimenti economici indotti dalla pandemia, il silenzio fa meno discutere di dichiarazioni sentimentaliste e dei baci alle maglie. Solo in pochi l'hanno capito ma è l'unica certezza: Inter is "not for everyone".
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