Che nessuno cambi il significato delle mie parole. Verba volant, scripta manent. Il Napoli è una squadra fortissima, quella con lo Scudetto cucito sul petto, che quest’anno si è rinforzata per tentare un bis storico in Serie A. Pure il Milan, privo di impegni europei, deve puntare al titolo, viste le faraoniche campagne acquisti di questi anni e l’aver ingaggiato un allenatore che qualcosa ha vinto eccome in carriera. Questa è l’oggettività dei fatti. Di chi fa il nostro mestiere con passione e professionalità.

Poi però ci sono pure altre verità che si deve avere il coraggio di esplicitare. Anche perché ci sono i fatti a supportare quello che leggerete tra poco. E non è detto, con quasi tutta una stagione in corso, che la situazione possa cambiare, evolversi, prendere un’altra spiega, smentire e stravolgere quanto accaduto sinora. Conte è un fenomeno in Italia, con un solo impegno a settimana. Fa sicuramente più fatica invece a gestire tre partite in pochi giorni. Non c’è niente di male ad ammetterlo. Ma questo però consequenzialmente significa pure che non il mister salentino non può – per il momento, ribadisco – essere paragonato a colleghi più illustri nel vecchio continente. Non significa essere scarsi, perché quelli scarsi non arrivano mica in Champions League. Ma essere fortissimi nella lega nazionale e quantomeno mediocri in Europa. Poi Conte vi porta a spasso tutti, perché esprime dei concetti veri nella loro base di fondo, ma che convengono solo a lui. Certo che inserire 9 teste in uno spogliatoio è complicato. Ma allora la scorsa stagione – con l’Inter che ha disputato 19 partite in più rispetto agli azzurri – si doveva ammettere di avere un enorme vantaggio e che si sarebbe provato a coglierlo. Anche così si acquista il rispetto dei rivali. Altrimenti oggi quanto non dichiarato ieri, ti torna contro, vuoi o non vuoi, oggi.

Esattamente – a livello teorico – come i moltissimi tifosi col microfono che seguono il Milan, riemersi dopo un periodo di letargo e che ora fanno passare determinate fake news come post verità (il che è preoccupante e qualcuno dovrebbe pure prendere dei provvedimenti). Il rigore fischiato a Gimenez con la Fiorentina non ha motivo di esistere. Punto. Marinelli e Abisso non arbitreranno in A in questo turno. Punto. Non ci sono se, ma, però, forse. Si deve esaltare un inizio sfolgorante dei rossoneri, comunque aiutati da una scelta scellerata a livello arbitrale (anzi, due, vedi il fallo da arancione di Modric, o tre, dati calci di Gimenez). La cosa che però fa sembrare il tutto come la frustrazione di chi sta vivendo anni infelici, a livello sportivo, è tirare in mezzo l’Inter sempre e comunque, un’abitudine alquanto antipatica a mio avviso, perché serve solo a cantarsela e suonarsela.

Tutti possiamo sbagliare, lo dico e lo scrivo sempre. Però visto che le critiche costruttive dovrebbero servire in ogni campo, prendere ogni volta un’unica direzione resta a mio avviso svilente. Esiste un pensiero critico, la voglia del dibattito, di confronto e così via. Ma tutto ciò viene meno se mancano competenza e alla base c’è la saccenza o l’arroganza di chi si pone come la bocca della verità (tra l’altro immagino pure sapendo che sostanzialmente il proprio pensiero è troppo spesso viziato dal tifo). Che poi si dia ai tifosi faziosi quello che vogliono, va anche bene. Ma allora che ognuno si tolga la sciarpa quando lavora e dovrebbe essere imparziale. Su FcInterNews, ossia un sito tematico dell’Inter, se i nerazzurri hanno dei favori, lo si scrive senza problemi. Lo si deve scrivere, anzi. E questo accade in tutte le realtà in cui collaboro, perché la professionalità deve superare il tifo, per forza. Nel momento in cui dappertutto così ci va di mezzo il nostro mestiere, oltre alla dignità professionale. E io mi inc**zo da morire. 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 24 ottobre 2025 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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