L’ultima settimana ha portato qualche buona notizia in casa Inter, a partire (ovviamente) dal ritorno alla vittoria. I due ko consecutivi a tinte bianconere contro Udinese e Juventus, inframmezzati dalla lunga e fastidiosa sosta Nazionali, avevano in parte cancellato la spettacolare manita contro il Torino, arrivata nella notte della prima di Cristian Chivu a San Siro da allenatore nerazzurro. E subito via alla "crisi", allo "psicodramma" o "vecchi fantasmi".

Vincere era la migliore medicina per curare le ferite e lasciarsi alle spalle i due scivoloni. E l’Inter l’ha fatto. Prima la convincente vittoria di Amsterdam contro l’Ajax nella prima giornata della fase campionato di Champions League, poi il successo per nulla scontato contro la bestia nera - anzi, neroverde - Sassuolo, reduce dai tre punti conquistati con la Lazio e avversario storicamente ostico per il Biscione, come raccontano i precedenti. Nelle ultime due uscite sono arrivati buoni segnali, utili per continuare a lavorare con l’obiettivo di proseguire la scalata in classifica: Chivu, ad esempio, ha ritrovato il vero Calhanoglu (due gol a Torino, due assist ad Amsterdam e un motore che è tornato a girare) e si è potuto godere un Thuram 2.0, nettamente migliorato in un fondamentale come il colpo di testa, che rappresentava uno dei suoi punti deboli; a questi due top player, per ovvi motivi spiccati sugli altri nerazzurri negli ultimi 180’, si aggiunge il rilancio di un potenziale titolare come Sucic, l’inserimento di Akanji, l’affidabilità dimostrata da diverse seconde linee (su tutti Martinez, De Vrij e Carlos Augusto) e il lancio del nuovo arrivato Luis Henrique (positivo il suo ingresso contro il Sassuolo) e, soprattutto, del baby attaccante Francesco Pio Esposito. Complici le non perfette condizioni fisiche di Lautaro Martinez, il gioiellino cresciuto nella cantera nerazzurra e plasmato a La Spezia è stato promosso come titolare sia contro l’Ajax che con il Sassuolo, con ottimi segnali lasciati in eredità e importanti qualità fisiche e tecniche messe in vetrina nel calcio che conta. È mancato solo il gol, ma il 20enne di Castellammare di Stabia ha dimostrato di poter stare in questa rosa e di poter tornare più che utile con delle caratteristiche che lo rendono un unicum nel parco attaccanti interista.

C’è però un problema da risolvere: i gol presi. Finora l’Inter ne conta ben 7 in quattro partite. Proprio come il Sassuolo, sconfitto domenica sera. Certo, il poker incassato all’ombra della Mole contro la Juventus ha il suo peso nel conteggio, ma non si può negare che il dato in sé faccia impressione se si considera che solo il Torino (che ne ha preso cinque solo dall’Inter nella prima giornata) e il Lecce hanno fatto peggio, raccogliendo dalla rete appena un pallone in più dei nerazzurri. Il nuovo campanello d’allarme è risuonato nel finale di domenica a San Siro, con l’invenzione di Berardi e il piattone vincente di Cheddira che hanno cancellato il potenziale secondo clean sheet consecutivo tra campionato e Champions League. Per un attacco che funziona come si deve (al momento è il migliore della Serie A con 11 gol fatti), c’è invece una difesa che traballa, che è da sistemare e da rendere più solida. Continuare a vincere, magari senza prendere gol, sarebbe un ottimo modo per ritrovare le giuste sicurezze.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 24 settembre 2025 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi
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