Qualche mese fa un politico del quale sinceramente non ho stima – non importa chi fosse, né qui è il contesto giusto per svelare di quale schieramento facesse parte – se n’era uscito con dichiarazioni che non stavano né in cielo, né in terra. Tanto infatti che documenti oggettivi successivi, ne hanno (di)mostrato la figura da cioccolataio. Nel mentre un mio contatto sui social, aveva invece esaltato quelle infelici dichiarazioni. Così, il senso civico che dovrebbe risiedere in ogni di noi, mi aveva portato a fargli notare che stesse appoggiando e dando risalto a notizie quantomeno erronee. Dall’altra parte il mio interlocutore chiese – giustamente – le prove di quanto sostenessi. Così le ho mandate, pensando che il caso fosse chiuso e che avessi compiuto la mia buona azione quotidiana. Peccato che quel mio gesto non sia servito assolutamente a nulla. La persona in questione, dopo aver cancellato il post sulla sua pagina personale, lo ha riproposto in alcuni gruppi in cui siamo entrambi inseriti. Come se non sapesse di avere torto. Non gli importasse nulla di quale fosse la verità, ripeto oggettiva, dei fatti. A questo individuo in pratica - e faccio un esempio terra terra - non interessava che la penna fosse rossa, anche se ci aveva scritto un tema e l’inchiostro risaltasse vivace. Per lui era blu. E nessuno avrebbe potuto mai convincerlo del contrario, nonostante le prove.
Questo piccolo aneddoto serve per introdurre come in questi giorni molti giornalisti che si occupano di Inter siano stati accusati di essere fondamentalmente dei cazzari. Personaggi che inventano volutamente le notizie per il male dei nerazzurri. Nello specifico il collega Alessandro Cavasinni, che sicuramente non è anti interista, anzi, spesso è stato tacciato di essere troppo tifoso, dopo aver ricevuto insulti di ogni tipo, è passato ad essere quantomeno “quello con le fonti sbagliate”. Tutti nei fatti si sono accorti che quanto lui avesse scritto in serata, poi nella sostanza, fosse uscito ovunque: giornali, siti rivali, tv e radio. Ora i capisco che i lettori vogliano delle prove certe e che chiedere di fidarsi è un esercizio non semplice e sulla mia pelle, con l’aneddoto con cui ho aperto l’editoriale, ho potuto constatare che anche di fronte all’evidenza si arrivi deliberatamente a negare i fatti. Ma se un giornalista ha una notizia verificata, deve darla. Non ce n’è. Attenzione: la nostra categoria non è composta di certo da verginelle, anzi. Ci sono sicuramente persone che venderebbero la propria madre per riferire del procuratore di tizio in sede senza conoscerne neanche la faccia, altri che millantano contatti inesistenti, altri ancora fanno un buon esercizio di copia e incolla e si appropriano del lavoro altrui e quelli che forzano, per non dire inventano, certe situazioni. Ebbene, questi individui sono quelli che sinceramente mettono più in imbarazzo l’Ordine a cui sono iscritti. Con loro, anche quelli che devono per forza difendere la propria squadra del cuore per dare il contentino ai tifosi e sostenere che tutti gli altri siano dei cazzari.
Ovviamente non funziona così. C’è un’etica del lavoro – e qui faccio un discorso generale - che impone di raccontare la verità, bella o brutta che sia. Per cui come è giusto riferire che Conte e i calciatori si trovino benissimo e vogliano restare a Milano, altrettanto è giusto sottolineare come pretendano chiarezza per il futuro progetto nerazzurro. Pure loro sanno che il giocattolo è bellissimo e che si possa aprire un ciclo almeno in Italia, visto che le rivali, ad oggi, sono due-tre gradini sotto i nerazzurri. Ma allo stesso sono professionisti che svolgono un certo mestiere e che non possono farsi trovare impreparati qualora non ottengano determinate garanzie. Perché si parla sempre e comunque dell’Inter? Semplice: perché questo è un sito tematico che verte sui nerazzurri. Da esterno posso pure io sostenere che la Juventus ha fallito la stagione e che tenere Cristiano Ronaldo in Europa League sia improponibile. O che al Milan ci siano problemi di rinnovo e che si stia esaltando la mediocrità di un possibile piazzamento Champions (questo perché per me le big italiane devono sempre poter competere davvero per lo Scudetto). Ma se io mi occupo di Inter, scrivo di Inter. Semplice. Penso a far bene il mio mestiere. Se poi altri racconteranno delle favolette, problemi loro.
Ah, tanto per dire. Il botta e risposta Conte-Lautaro contro la Roma è qualcosa di normalissimo. A nessuno piace essere sostituito, dalla terza categoria fino alla Champions League. Ma quanto accaduto non è un caso che può mettere in discussione la bravura dei protagonisti: è semplicemente la voglia di Conte di inculcare una mentalità vincente ai nerazzurri e quella di Lautaro di restare sempre in campo. Per un episodio, già comunque rientrato come egregiamente mostrato dai media nerazzurri - a proposito quella del ring improvvisato è stata una scelta comunicativa pazzesca - che analizzato a posteriori non è di certo bello da vedere, né educativo. Ma che dimostra quanto ognuno tenga a far bene il proprio lavoro. Mister e giocatori. Come noi giornalisti, almeno quelli bravi.
VIDEO - IL PSG CI PROVA PER UN "BIG" NERAZZURRO: IL PUNTO DALLA REDAZIONE
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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