Scrivo l’editoriale col sorriso. Il motivo è semplice. E non riguarda nello specifico la vittoria (meritata e autoritaria) dei nerazzurri a Ferrara. O il secondo posto in classifica. Bensì tutte le polemiche degli ultimi giorni. Parliamo di vere e proprie aggressioni verbali nei confronti di Antonio Conte e di gran parte dei tesserati dell’Inter. Certo, con certe esternazioni il mister ha chiaramente attirato su di sé l’attenzione. E la sconfitta col Bologna ed i pareggi contro Sassuolo e Verona dovevano giustamente essere visti come dei passi falsi. Come due punti persi e non uno guadagnato nelle specifiche sfide terminate in parità. Ma siccome, come sostengo sempre, determinati giudizi devono essere emessi con calma e cognizione di causa, senza sputare sentenze di pancia, ma dopo un’analisi accurata e magari uno studio approfondito, eccomi, come anticipato a sorridere. Pronto con alcune esternazioni sul tutto, non solo sulla passeggiata di Ferrara. Torniamo indietro a qualche giorno fa.

L’allenatore non andava più bene. Alcuni sostenevano fosse da esonerare. C’era chi se l’era presa pure con Marotta. Chi con Zhang, reo di non aver preso Leo Messi. Per non parlare poi della rosa dei nerazzurri. Serviva un’epurazione. Con atleti più che criticati. Skriniar sopravvalutato. Brozovic mezzo giocatore. Eriksen addirittura da vendere dopo 5 minuti. Lautaro da regalare al Barcellona. Immagino che con il secondo posto in classifica e soli 6 punti di distacco dal primo posto, ci sia adesso chi invece esalti il collettivo meneghino. Magari quelle stesse persone che neanche una settimana fa gettavano fango sul progetto della Beneamata. Ecco, gli eccessi in questi casi non vanno bene. Mai. Figurarsi per chi fa il mio mestiere. La parola d’ordine è credibilità. E avrei commesso un errore se avessi scritto che tutto era da gettare alle ortiche poco tempo orsono. E lo stesso varrebbe oggi qualora pontificassi e basta la rincorsa nerazzurra. Così non potrei godere di attendibilità. Quindi, siccome si devono valutare soprattutto le prestazioni, e capire poi il perché arrivino certi risultati, credo sia giusto usare un po’ di bastone e un po’ carota per il Biscione. E faccio un discorso generale.

Innanzitutto la rosa non è composta solo da campioni o fuoriclasse. A mio avviso il gap con la Juventus c’è e sulla carta è evidente. Quindi ci sta che per il futuro si provino ad ingaggiare top players e vendere invece quei tesserati evidentemente non da Inter. Ma sottolineo anche come se a cinque giornate dalla fine i nerazzurri siano – classifica alla mano – in corsa per il Tricolore qualcosa di buono lo si è fatto. Per forza. Certo, la Juve ha sbagliato più del previsto e magari qualche tifoso avrà l’amaro in bocca di quel che poteva essere ma non è stato, ma io ribadisco semplicemente i numeri. E quelli – almeno in campionato - sono tutti dalla parte del tecnico salentino. L’approdo in Champions League è stato centrato da mesi. Il fatto che l’Inter possa perdere tutte le partite da qui alla fine della stagione (e lo si sa da qualche turno) e arrivare comunque davanti al Milan osannato di questi tempi (con i rossoneri che solo un’annata fa competevano con i rivali cittadini) palesa la realtà oggettiva del cammino in Serie A di entrambi le compagini.

Godiamoci perciò questo finale di stagione. Sia in Italia che in Europa. E solo dopo tireremo le somme. Quelle reali. Consapevoli che l’Inter non è a livello di rosa un top club a livello mondiale. Ma anche consci che i ragazzi non stanno affatto demeritando. Rivoluzione o esaltazione? Nessuna delle due. Almeno per me.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 17 luglio 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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