L'Inter che ha vinto a Napoli nella prima gara del 2020 ha risposto a Juventus e Lazio mettendo in fila una serie di numeri interessanti, incoraggianti, affascinanti. Il primo dato è il ritorno alla vittoria al San Paolo in campionato dopo oltre 22 anni. Vittoria arrivata con una doppietta di Lukaku e il gol di Lautaro che portano la coppia d'attacco nerazzurra a quota 30 gol stagionali tra Serie A e Champions. Vittoria che significa ottavo successo in 9 trasferte quest'anno (l'ultima sconfitta interista lontano da San Siro era arrivata proprio a Napoli, nella scorsa stagione). Vittoria che per Antonio Conte è la numero 100 da allenatore in 143 partite, cosa che fa di lui, che a Napoli in panchina non aveva ancora esultato, il più veloce a raggiungere questo traguardo nella competizione, tra i tecnici che hanno esordito nell'era dei tre punti a vittoria.
L'Inter si conferma in vetta tenendo il passo della Juve e mostrando tanto carattere oltre a qualche giocata di qualità su un campo storicamente difficile e contro un avversario che era alla disperata ricerca di punti e riscatto. L'Inter ha sofferto ma ha soprattutto saputo attraversare le diverse fasi di una partita, giocata sempre a ritmi altissimi, con coraggio e intelligenza pescando dalla panchina le risorse necessarie per ridare fiato e intensità.
L'anno nuovo, comunque, è ricominciato sulla falsa riga di quello vecchio, almeno nelle scelte iniziali di Conte che in difesa ha preferito ancora Bastoni a Godin e a centrocampo non ha voluto rischiare dal primo minuto Sensi né tantomeno Barella confermando invece Gagliardini e Vecino come mezze ali al fianco del ritrovato Brozovic in mediana. Segno di riconoscenza verso chi ha tirato la carretta per settimane quando le alternative non c'erano ma anche la conferma del fatto che le cosiddette seconde linee abbiano alla fine guadagnato la fiducia dell'allenatore con le prestazioni e il sacrificio. E questo significa anche, per la prima volta dopo molto tempo, avere alternative validissime in panchina per poter, eventualmente, cambiare il corso della partita (o mantenere la rotta quando inizia a minacciare tempesta).
Il primo tempo l'Inter lo ha inziato mettendo in mostra alcune caratteristiche note: pressing alto e compatto per cercare di rubare il pallone e indurre l'avversario all'errore, palleggio per muovere il pallone avanti e indietro a cercare di stanare il Napoli ma soprattutto a cercare gli spazi e l'imbucata in campo aperto per la coppia Lukaku-Lautaro, sempre pronta ad aggredire e a fare a sportellate senza mai smettere di cercarsi e dialogare. I due attaccanti dell'Inter si mettono continuamente in condizione di ricevere palla per offrire, di conseguenza, sempre una soluzione.
Il vantaggio realizzato dal 9 interista al minuto 14 è nato da uno scivolone di Di Lorenzo che ha aperto più un'autostrada al belga, incontenibile nel coast to coast prima del sinistro che ha baciato il palo interno (da notare, nell'azione, il movimento di Lautaro che ha portato via Manolas dal raggio d'azione di Lukaku). Il raddoppio, al 33', è nato invece da quei movimenti palla avanti-palla indietro da cui è uscito Brozovic col pallone attaccato al piede trasformato poi in un filtrante perfetto sempre per Lukaku che ha approfittato, sì, di un'intervento così così di Meret che si è visto però scaraventare addosso un missile terra-aria da 111km/h. Lo stesso Meret che in precedenza aveva, per altro, salvato il Napoli con chiusure puntuali su Vecino e Lautaro.
L'Inter però, in un primo tempo divertente e giocato a ritmi altissimi da tutte e due le squadre, dopo il doppio vantaggio ha concesso qualcosa di troppo davanti alla propria area, soprattutto dalla parte di sinistra dove Zielinski e soprattutto Insigne (su cui ha provato a sacrificarsi in aiuto Candreva) sono stati spesso liberi di provare a inventare la giocata. Proprio Zielinski ha disegnato un'apertura magistrale per Callejon che a sua volta ha trovato Milik liberissimo nell'area piccola per il gol dell'1-2 che ha rimesso tutto in discussione con la difesa nerazzurra ferma e presa in controtempo.
Nella ripresa, almeno nella parte iniziale, l'Inter ha confermato la tendenza a soffrire e ad abbassarsi, altro aspetto frequentemente alternato ai bei ritmi e ai momenti di intensità delle prime frazioni. I nerazzurri sono ripartiti meno compatti nel pressing lasciando campo agli azzurri. Ma sono tornati in campo anche meno precisi nelle uscite e meno capaci di tenere e gestire la palla, lasciata spesso tra i piedi degli avversari. Per rimediare a tutto questo Conte ha sacrificato i centimetri del centrocampo iniziale in favore della qualità prima di Barella poi di Sensi, subentrati a Gagliardini e Vecino.
E proprio nel momento di maggiore sofferenza, come del resto aveva fatto il Napoli nel primo tempo, l'Inter ha trovato con Lautaro un 3-1 preziosissimo in una fase in cui rischiava di subire e arretrare troppo: un cross di Vecino è stato "ciccato" da Manolas che si è trasformato in assistman involontario per il falco Martinez, di fatto una sentenza al minuto 62. Nell'ultima mezz'ora, in realtà, il Napoli, pur messo ko dalla zampata dell'argentino, si è fatto vivo più volte dalle parti di Handanovic anche perché i ragazzi di Conte sembrano sempre non troppo disposti ad addormentare le partite: vanno sempre alla ricerca dell'anticipo, cosa che apre spazi agli avversari in caso di errore, e cercano sempre di uscire velocemente con la palla, cosa che ti porta alla giocata rischiosa invece che a un giropalla o a un possesso che abbassi ritmi e foga degli avversari.
L'Inter è questa, viaggia ad alta velocità e se non lo facesse non sarebbe dove invece è: in testa alla classifica, con una squadra che sa quello che deve fare e inizia a recuperare uomini e risorse mancate a lungo nella prima parte della stagione. L'epifania si porta così via gli atavici timori di un'Inter fragile e destinata a sciogliersi. Se il 2019 si era chiuso con una vittoria che aveva allontanato le paure, il 2020 si è aperto con un ruggito di qualità che certifica ambizioni e potenzialità. Un altro esame superato, un 30 e lode che mantiene altissima la media. E le prospettive.
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Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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