Quella di ieri è stata una giornata intensa per l’Inter. La mattinata si è aperta con un caffè d'accompagnamento all'abituale rassegna stampa, dove non potevano mancare le ennesime notizie (ancora in attesa di riscontri concreti) sul tanto atteso - dai giornali, si intende - rilancio del PSG per Milan Skriniar. Uno degli uomini, ancor prima che giocatori, che chi scrive si terrebbe sempre e comunque in squadra, senza ‘se’ e senza ‘ma’. Un grosso ‘ma’ di cui si è obbligati a tener conto, però, purtroppo esiste: il mercato non guarda in faccia a nessuno, nemmeno all’amore reciproco tra il nerazzurro e il muro slovacco. Al momento la cifra richiesta da Suning non è ancora arrivata sui tavoli degli uffici di Viale della Liberazione e tutto resta in stand-by.
La questione resta strettamente legata alla chiusura nerazzurra con il Torino per Gleison Bremer, ‘congelato’ per una semplice questione economica e non tattica. In quel ruolo, per stessa ammissione di Inzaghi, la dirigenza deve infatti “trovare un sostituto di Ranocchia che possa completare il reparto”. Un indizo che - eccezionalemente - fa una prova della strategia dell'Inter. A proposito del brasiliano: sono da mettere in archivio anche le recenti dichiarazioni di Urbano Cairo sull’argomento. “C’è un prezzo giusto per Bremer, ma non credo sia giusto dirlo. Sono in ottimi rapporti con il suo agente e ci ho parlato bene - le parole rilasciate dal presidente granata, incalzato in occasione della presentazione dei palinsesti di La7 -. Bremer è un ragazzo straordinario, gli ho detto che nel momento in cui sarebbe arrivata una offerta adeguata l’avrei venduto. Ma tutto è relativo, perché se sento parlare di 70 milioni per Skriniar credo che Bremer valga più delle cifre che circolano. Il mio obiettivo è di accontentarlo e lo farò, perché comunque chi potrà permetterselo saranno squadre di alto livello”. E tra queste c’è ovviamente l’Inter, che con il difensore MVP dell’ultima Serie A ha una bozza d’accordo ormai da diversi mesi. Si è pregati di non perdere tempo prezioso.
Poche ore prima, mentre in tanti iniziavano a riflettere su cosa gustarsi per pranzo, il club nerazzurro svelava la nuova pelle del Biscione per l’annata 2022/23: “Pushing forward since 1908” le nuove parole scelte dall’ufficio stampa nerazzurro per presentare ai tifosi l’Home Kit per la nuova stagione, con Lukaku, Gosens e D’Ambrosio chiamati a rappresentare il ritorno - finalmente - alle classiche strisce nero blu ispirate al design degli anni ’60 e ad esaltare il forte legame della società con la città di Milano, rimarcato dalla scritta sul colletto della divisa. Una delle novità principali riguarda lo sponsor di maglia: sarà Digitalbits (e non più Socios.com) ad accompagnare i ragazzi di Inzaghi in una stagione che si preannuncia intensa su tutti i fronti. In attesa che la promessa del video lanciato sui social venga rispettata (“Continuiamo a lottare insieme per raggiungere il prossimo traguardo impossibile”), la nuova maglia dell’Inter ha fatto il suo esordio per la prima volta nell’amichevole contro il Lugano.
Il test del Cornaredo ha offerto diversi spunti interessanti, nonostante l’Inter forse orfana di tanti titolari della scorsa annata come il già citato Skriniar e i vari De Vrij, Bastoni, Dumfries, Barella, Brozovic e Calhanoglu. All’ora dell’aperitivo si è potuto però avere uno stuzzicante assaggio della LuLa, con il Big Rom 2.0 accompagnato dal numero 90 sulle spalle e con un Lautaro apparso sempre voglioso e con il solito vizio del gol: nel primo graffio personale è decisivo l’errore ‘alla Radu’ del generoso Saipi, mentre la doppietta è invece generata da uno dei marchi di fabbrica del Toro. La partita era stata sbloccata dopo pochi minuti dall’onnipresente D’Ambro su perfetto corner di Asllani, che ha messo in vetrina la grande personalità in mezzo al campo invertendo spesso e volentieri la posizione con i colleghi Agoume e con l’esordiente Mkhitaryan. Buoni segnali anche da Bellanova e Handanovic, con i pericoli maggiori arrivati per la poca lucidità e per la miglior condizione fisica di un avversario inferiore ma più avanti nella preparazione.
Il 2-0 nerazzurro spinge poi Inzaghi alla classica girandola di cambi del giro di boa, dove a spiccare sono l’ingresso di Onana e quello di Correa, con l’argentino - nelle vesti di trequartista - che porta alla curiosità del cambio modulo (il passaggio dal 3-5-2 al 3-4-1-2) e al poker della banda di Inzaghi a ritmo di tango. Da rivedere, invece, l’indecisione in uscita dell’ex Ajax nel gol della bandiera dei bianconeri. E mentre Skriniar e l’amico Pinamonti girano per le vie di Milano, cala la notte e tutto tace. Ad augurare una buonanotte al popolo nerazzurro restano solo le sacre parole (e la saggezza) di D’Ambrosio: “Se posso esprimere un’opinione personale spero che Milan non vada via e che lo zoccolo duro della squadra rimanga questo. Perché a prescindere dai grandi giocatori ci sono davvero dei grandi uomini”. Proprio come Skriniar.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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