Domenica mattina mi sono svegliato con la convinzione di aver abbattuto calcisticamente il Napoli disputando una partita tutta cuore e palle, impreziosita qua e là da scampoli di bel gioco. Ma, ahimè, avevo fatto i conti senza l’oste. Senza quei dieci, forse quindici centimetri che separano una vittoria netta, mai in discussione, da una partitella rubacchiata grazie ad un gol in fuorigioco. Si sa, con noi la regola del – in caso dubbio bandierina abbassata – non esiste. Apriti cielo. Un chiacchiericcio noioso, da comari del paesello, come se i nostri avversari fossero stati defraudati da non si sa bene cosa e non sportivamente dominati, al di là di un risultato che stavolta ci va perfino stretto.
C’è stato un allenatore che spesso e volentieri tirava in ballo quella che lui definiva prostituzione intellettuale. Sono sincero, l’ho sempre considerata una boutade, una specie di vessillo da sventolare, uno stare fuori dal coro, una protesta portata agli eccessi da un uomo che fa ed ha sempre fatto dell’eccesso il proprio modo di allenare e di rapportarsi ai media. E non sto qui a recitare peana e lodi in onore di Mou, anche se resterà per sempre indelebilmente nel mio cuore di tifoso. Sissignori, nonostante il non essere tornato con la squadra quella famosa notte dopo Madrid; e non credete alla favola della fuga di José. Per favore.
Tornando all’attualità; che il leggero offside di Maurito esista mi pare evidente e negarlo sarebbe avere la faccia come altre parti del corpo. Ma, allo stesso modo, chi è in grado di spiegarmi come mai il golletto di Salah in Roma – Bologna, roba fresca, con partenza in fuorigioco dell’egiziano tale quale quella di Icardi (chi continua a criticarlo potrebbe cercare un altro sport da seguire; che so, la pelota basca è interessante) non è stato messo in discussione ma, correttamente, è stato esaltato il lancio eccezionale di Francesco Totti? Perché non dar merito anche a Medel di aver azzeccato un filtrante fantastico con aggancio volante del bomber argentino e tocco lieve a tagliar fuori il portiere partenopeo? Gesto tecnico per palati fini.
O, ancora, visto che da sabato sera mi tocca leggere critiche da parte di addetti ai lavori, operatori socio sanitari, operatori ecologici, venditori di palloncini, avvocati, commercialisti, liberi professionisti e tutto il resto del variopinto circo, dov’erano costoro quando due settimane fa tal belotti, uno che dopo aver appeso le scarpette al chiodo farà sicuramente fortuna ad Hollywood (i cascatori sono merce preziosa), si buttava volteggiando meglio di Tania Cagnotto ingannando l’arbitro, i suoi collaboratori e quel milioncino e passa di tifosi che stavano seguendo la partita? No, perché allora non ricordo interrogazioni parlamentari o scioperi della fame. Nè mi sembra che qualcuno si sia scandalizzato più di tanto. Si sa, simulare fa parte del gioco. Anzi, ben venga chi casca meglio e prende per il culo gli sportivi sani. Scusate per lo sportivi.
Noi interisti veniamo tacciati di essere dei piangina, maniavantisti o, ciliegina sulla torta, di sentirci accerchiati da nemici immaginari, il palazzo, le congiure, i presunti torti. Io non credo sia così. Io difficilmente parlo di arbitri perché non penso che la classe arbitrale italica sia inadatta o prevenuta. Penso semplicemente che si tratta di persone messe lì con un fischietto in bocca a dover decidere le sorti di una squadra o di un’altra facendo scelte nel brevissimo volgere di un nanosecondo. E l’errore ci sta. In alcuni casi anche inspiegabile se volete, ma sempre errore credo sia. Torniamo a Mou, alle sue annate; quell’Inter era in grado di vincere anche a fronte di torti, veri o presunti. Era più forte delle altre, tutto qui. Però quando ti limiti ad osservare che episodi simili, parallelismo Salah – Icardi succitato, vengono trattati in maniera completamente diversa beh…insomma, diciamocelo chiaramente, da pensar male ti viene. E non me ne voglia chiunque.
Saltiamo di palo in frasca e parliamo brevemente di Inter, senza polemizzare oltre che sennò assomiglio al vecchietto in poltrona sempre pronto a bofonchiare. Perché credo sia giusto parlarne di questa squadra. Che non sai se ti fa gioire o se, in alternativa, li prenderesti tutti per la collottola e li metteresti in ginocchio sui ceci dietro la lavagna, stile collegio ottocentesco. Insomma, mi chiedevo guardando la partita e mi chiedo ancora oggi, a distanza di due giorni, come sia possibile che costoro si trasformino così repentinamente, da una gara all’altra. Non ho voglia del solito pistolotto su colpe reali o immaginarie, su responsabilità di tizio o di caio. Qui parliamo di gente che una domenica sembra il dottor Jekyll e l’altra mister Hyde. Di giorno e di notte. Di bianco e di nero. Mi guardo indietro e ricordo, sempre, i diciassette pareggi del primo anno di Roberto Mancini. E quella formazione che un giorno stava sul melo e l’altro sul pero. Esperimenti su esperimenti. Poi la svolta. Per alcuni legata esclusivamente a calciopoli, argomento che mi interessa assai poco in verità, per altri l’inizio di un cammino che culminerà nel triplete del 2010.
Senza stare a scomodare grandi del passato o fare raffronti che potrebbero risultare dannosi la mia opinione, mia e pertanto discutibile finché volete, è che questa è una buona squadra. Con ottimi elementi in fase di crescita al proprio interno. Con un allenatore che, dagli e ridagli, pare aver trovato alla fine una continuità non solo di risultati ma, soprattutto, di gioco. Certo, non siamo splendidi e splendenti. Ma abbiamo un capo ed una coda. La volontà, pare, di lottare tutti insieme per l’obbiettivo comune, riportare in alto i colori del cielo e della notte. Questo dice Icardi, questo mi sembra il concetto compreso dalla maggior parte della rosa. Forse qualcuno lo ha compreso più tardi di altri, ma non dimentichiamoci di avere una squadra giovane. Che può solo fare meglio.
E per i nostri detrattori; tranquilli, nessuna ipotesi di complotto. Arriveremo dove meriteremo di stare a fine campionato.
Amatela, sempre!
Buon inizio settimana a Voi.
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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