Il più grande, chi sarà mai? Nessuno avrà mai la risposta, e poco importa. Di sicuro Maradona era diverso, per molti divino, per tutti un avversario tanto temibile quanto affascinante da affrontare. Diego è stato nostro fiero avversario per anni, in battaglie vere e proprie, corrette ma profonde.
Scriveva così l'Inter il 25 novembre scorso, quando un paio di ore prima di scendere in campo contro il Real Madrid il mondo tuonava con una notizia che squarciava il cuore del calcio, dell'Argentina e di Napoli. Diego Arrmando Maradona non c'è più, è morto a 60 anni. Si leggeva sempre nella lunga lettera che il club nerazzurro ha dedicato al D10s del futbol per dirla alla Maradona, che in Italia ha imparato a parlare la lingua di una città diventata casa. D'altronde si sa, il filo tra l'Argentina e l'Italia è spesso e volentieri diretto e chi meglio degli interisti, storicamente di stampo argentino, può saperlo? Solo qualche giorno fa l'argentino Javier Zanetti, leggenda nerazzurra, ha parlato dell'Italia come il suo posto nel mondo, malgrado il suo cuore resti sempre rivolto alla lontana Plata come Maradona, tornato in Argentina, un pezzo di 'core lo ha sempre lasciato aperto alla sua Napoli. Un pensiero che non va via, indelebile come il capitolo di una storia meravigliosa e grandiosa al punto di diventare leggenda e mito insieme, e che questa sera riaffiorerà alla mente degli interisti più di tanti altri momenti.
Per la prima volta dopo la scomparsa di Maradona, l'Inter affronterà il Napoli in casa loro al San Paolo, oggi dedicato a quel Diego al quale Zanetti, che questa sera sarà tra i primi ad entrare allo stadio, in quel tardo pomeriggio di mercoledì 25 novembre diceva grazie "per tutto quello che ci ha regalato...". Se Zanetti potrà onorare il Pibe de Oro dalla tribuna, magari lasciandosi andare in qualche ricordo più o meno malinconico, in questa serata importante anche e soprattutto per le ambizioni di entrambe le squadre, tocca a Lautaro... Da diez argentino a diez argentino.
Se il bomber in assoluto della squadra di Antonio Conte è Lukaku, Lautaro al suo fianco non sfigura di certo. Al contrario i due insieme, con i 36 gol in due, sono tra le coppie più prolifiche d'Europa ed entrambi contro i partenopei in campionato hanno sempre trovato la porta. Se non segna Lukaku, trova il gol Lautaro e viceversa. Una statistica che sorride ai milanesi che questa sera all'ombra del Vesuvio vogliono ipotecare un altro pezzetto di scudetto, distante non troppo ma abbastanza da non lasciare spazio ad errori e rilassamenti vari.
Discorso detto e ribadito dall'allenatore che in conferenza stampa alla vigilia ha sottolineato l'importanza di tenere alta l'asticella dell'accortezza senza ammettere distrazioni: "Si sta dando per scontato il fatto che lo scudetto sia stato assegnato e questo è un rischio da non correre, una trappola in cui non cadere. Sappiamo i sacrifici fatti per arrivare in questa posizione ma dobbiamo essere umili per sapere che ancora mancano degli step per coronare un sogno" ha detto Conte, che continua a parlare di sogno e obiettivo straordinario, malgrado il podio d'Italia sia più concreto di quanto voglia ammettere. Rilassarsi però potrebbe essere una trappola, e i nerazzurri lo sanno e correre rischi a Napoli è l'ultima delle cose da fare, specie perché la squadra di Gattuso, lo ha già dimostrato all'andata come lo scorso anno in Coppa Italia, sa come complicare la vita agli interisti, che a San Siro hanno vinto grazie ad un'ingenuità commessa da Insigne che, come dimostrato però con la Juventus, sa come rimediare agli errori commessi. Ma l'Inter ha fame di vittoria, di punti e, diciamolo una volta per tutte, di questo scudetto che come ammesso da Milan Skriniar "prima arriva meglio è". Il che significa far punti anche oggi al Maradona, dove l'avversario sarà forte e anche rognoso, ma dove ancora una volta la capolista sarà chiamata ad un banco di prova.
In quel tristissimo 25 novembre scorso l'Inter ricordava di una foto, scattata il 28 maggio 1989, che ritrae Lothar Matthäus che corre, libero e felice, dopo aver segnato la punizione vincente in Inter-Napoli 2-1, che fu la partita scudetto. Questa sera non sarà certo la la partita scudetto e non ci sarà alcun confronto tra numeri 10 come allora, ma un diez vorrà rendere onore all'altro diez, l'unico conosciuto a Napoli, muovendo un altro passo verso quel titolo a lui tanto caro e compiendo la cosa che più lo avrebbe gratificava con la maglia azzurra e che chissà, forse avrebbe gradito oggi da spettatore esterno: spodestare la Giuve con alma e sangre argentini.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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