Nella testa di tutti gli amanti del calcio ci sono certamente ancora le immagini di Barcellona-Inter. A prescindere dalla fede sportiva credo sia innegabile sostenere che i nerazzurri nel primo tempo al Camp Nou abbiano disputato un partitazo. Una frazione di gioco dominante. Con giocate di classe di rara bellezza. E azioni da esteti, che riconciliano lo spettatore con quella dicitura di bel gioco cercato da molti, ma praticato da pochi. Tanto per dire, rivedetevi i 38 secondi da playstation nei quali il tutto parte da un rinvio da fondo di Handanovic che serve corto i difensori, e poi con una trama di fitti e precisi passaggi tra i giocatori della Beneamata, la sfera termina a Sensi, il cui tiro a giro sorvola la traversa. In quel momento l’Inter sembrava il Barcellona. Ma davvero credo si debbano lodare i nerazzurri per quei 45 minuti incredibili. 

C’è da sottolineare però una ovvietà, ossia che le partite durano 90 e più minuti. Quindi come è stato doveroso rimarcare i pregi del Biscione, per onestà intellettuale è giusto anche evidenziarne le pecche. La più grande è stata quella di non chiudere la partita. Scrivere che il primo tempo sarebbe dovuto terminare 3-0 non è una bestemmia. Ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Ecco perché nonostante un Ter Stegen strepitoso (e un Handanovic praticamente inoperoso per tutta la gara) resta l’amaro in bocca per quello che poteva essere ma non è stato. 

Certo, se poi parliamo di situazioni sfavorevoli, purtroppo, non si può non citare Skomina. L’episodio più eclatante, quello del presunto fallo da rigore su Sensi, è l’esempio di come le partite (e a mio avviso in questo caso anche la stagione in corso) possano cambiare con questa o quella decisione arbitrale. Il punto è molto semplice. Il Barcellona ha segnato sull’azione successiva rispetto al potenziale penalty. Ergo, si è passati da un possibile, e probabilmente fondamentale, 2-0 per l’Inter, all’1-1 tra le due compagini. Non serve una laurea in astrofisica, o una seconda in psicologia, per capire l’enorme e decisiva differenza di numeri e stati d’animo rispetto a tali punteggi. Non entro volutamente nel merito dell’episodio. Ma la sensazione di arbitraggio casalingo, che permetteva ai catalani (mi fa strano solo scriverlo) di picchiare come fabbri e godere di una certa impunità, bè quella rimane. Con parecchi falli non sanzionati in favore dei nerazzurri. Pregi e difetti quindi in un match che in ogni caso deve rappresentare uno step importante per l’Inter. La personalità e la voglia di vincere dimostrate sono da top club. Ma per esserlo senza dubbio devi vincere e portare a casa il risultato.

Domenica c’è il Derby d’Italia contro la Juventus. Per il bene del calcio speriamo davvero sia una grande partita. Con l’auspicio, da parte chiaramente del popolo nerazzurro, che Lautaro e compagni ripetano il primo tempo del Camp Nou, sfruttando però tutte le occasioni create. E che Rocchi, l’arbitro del match, non sia né casalingo, né tacciato di errori marchiani, ma solo ineccepibile (magari grazie anche al Var) nelle sue decisioni.

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 04 ottobre 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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